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I commissari di Elly. Il Nazareno mette mano su beghe locali e Giovani dem
Dalla Sicilia a Pisa, passando per Basilicata e Campania. Quando il gioco si fa duro, la segretaria manda in soccorso i parlamentari dem per riportare la pace su sezioni e congressi locali
Un partito sotto tutela. All’ordine del giorno della direzione nazionale “esclusivamente telematica” del Pd di ieri spuntavano tre nomine da ratificare: quella del senatore Daniele Manca come commissario del Pd Basilicata, poi di Vinicio Peluffo a commissario della federazione del partito a Pisa e infine di Lorenzo Innocenzi a commissario ad acta per il congresso dei Giovani democratici. Tre pezzetti di partito, tre commissariamenti calati dall’alto. Non una novità per il Pd: solo nel primo semestre del 2025 se ne contano otto.
Il caso più recente è quello in provincia di Pisa. A giugno, un pezzo di circolo ha convocato in autonomia un congresso per eleggere il candidato schleiniano Marco Biondi alla segreteria, nonostante il voto fosse stato rinviato per imprecisioni burocratiche. A denunciarlo è stato Stefano Ceccanti, già parlamentare dem, che ha scoperto il fatto per messaggio proprio mentre stava ritornando verso Roma, dopo essersi recato (invano) in sezione per votare. Poi, ci si è messo di mezzo anche un caso di tessere sospette di alcuni operai albanesi di uno dei cantieri di Biondi. Tanto è bastato a Schlein per attivare il commissariamento il 16 luglio. Eppure, le condizioni statutarie di “necessità, urgenza, gravi e ripetute violazioni di norme” poste a fondamento della decisione non hanno convinto molti esponenti del Pd pisano. E non è escluso che il caso possa finire in tribunale.
E’ estivo anche l’azzeramento degli organi del Pd in Basilicata. La nomina di Manca è stata ufficializzata il 14 giugno, una settimana dopo la sconfitta di Roberto Cifarelli al ballottaggio per l’elezione del nuovo sindaco di Matera, e le dimissioni del segretario regionale Giovanni Lettieri. “Una scelta inevitabile e quantomai necessaria”, ha commentato Igor Taruffi, responsabile organizzazione del Pd e “spicciafaccende di Elly”, come si è autodefinito al Foglio.
Dalla Lucania alla Trinacria. La direzione del 27 febbraio ha confermato Nico Stumpo commissario per il congresso regionale del Pd Sicilia per calmare le acque del partito. Non smettono di agitarsi da gennaio, quando tra accuse e spintoni è passato il no alle primarie “aperte” per l’elezione del segretario regionale. A Stumpo è toccato ricomporre la disputa, presiedendo alle elezioni di giugno che hanno incoronato all’unanimità Anthony Barbagallo (l’unico candidato), mentre un pezzo di partito disertava il voto in segno di protesta.
Un mese dopo, un’altra direzione ha rinnovato le nomine di Susanna Camusso e Antonio Misiani (che è stato spesso bersaglio di Vincenzo De Luca) a commissari a Caserta e in Campania. Schlein glielo aveva chiesto nel 2023 dopo la mancata approvazione dell’anagrafe degli iscritti della federazione casertana e le dimissioni del presidente della Commissione del Pd Campania per il tesseramento Franco Roberti. Nel 2022 l’allora segretario Enrico Letta aveva affidato il controllo del Pd campano a Francesco Boccia. Un anno dopo Schlein ha fatto suo questo metodo. D’altronde, anche solo in tema di tesseramenti (dalle 6 mila iscrizioni lampo, all’uomo tesserato durante il coma) nel Pd campano le grane di certo non mancano.
Problemi di tessere anche a Frosinone. La ratifica della nomina di Federico Gianassi a commissario è arrivata il 29 maggio, ma nel Pd ciociaro le liti si trascinano da mesi. Alla vigilia del congresso di dicembre per l’elezione del segretario provinciale, alcuni esponenti dem avevano lamentato “gravi irregolarità nel tesseramento”, sostenendo che la distribuzione delle tessere sarebbe “avvenuta senza alcun criterio”.
Nella stessa direzione di maggio, è stato confermato Dario Parrini come commissario Pd nella provincia di Barletta-Andria-Trani. Lui, toscano, è stato impiantato in Puglia per rimescolare le carte di un partito corroso dai veleni. Lo stesso segretario dimissionario, Lorenzo Marchio Rossi, aveva denunciato un clima interno di “mancanza di fiducia e sospetto”, alimentato da “pregiudizi sia a livello nazionale che nella corrente minoritaria”. A scuotere il Pd pugliese c’era anche il caso Filippo Caracciolo, vicino a Emiliano e De Caro, dimessosi dal ruolo di capogruppo regionale (ma ancora in Consiglio) dopo essere finito al centro di alcune inchieste. “La sua candidatura è esclusa”, ha detto Parrini a giugno, chiudendo a un’eventuale corsa di Caracciolo alle regionali.
Sui Giovani democratici c’è un capitolo a parte. I dem under 30 sono impantanati da anni senza un leader, e per gestire il congresso è stato scelto un avvocato, Lorenzo Innocenzi. Per i commissari di Schlein, un grattacapo più arduo dell’altro.
