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il colloquio
Bettini: “Conte ha trasformato i 5s in garantisti. Non è la resa del Pd. Sala? Non deve dimettersi”
“Ho aiutato Schlein e Conte a trovare un’intesa nelle Marche. Non è un baratto con Fitto in Campania. De Luca? Un politico di razza, non il ritratto di Crozza. La sinistra può vincere”. Parla l'ideologo del Pd
È la mano, e la voce, di Goffredo Bettini. Parla al Foglio “un uomo di pace”. Giuseppe Conte garantista con Matteo Ricci? “Ha trasformato il M5s, superato il giustizialismo, cresce nei sondaggi. Lo irride solo chi non lo ha distrutto”. Beppe Sala si deve dimettere come chiede Conte? “Non concordo, ma il suo non è un giudizio penale, ma politico”. Il M5s negozia sulle Marche per avere Fico in Campania? “Non ci sono baratti”. E’ Vincenzo De Luca il Trump della sinistra? “E’ un politico di razza e non il ritratto di Crozza”. Il Pd si è sottomesso al M5s? E’ la sua resa morale? “Nessuna resa, l’alleanza non prevede di essere a calcomania”.
“C’è la mano di Bettini” e si scrive “che è tutta opera di Bettini se Conte nelle Marche …”. Caro Bettini, abbiamo trovato il prossimo ministro degli Esteri o ritrovato l’uomo che ha inventato il Conte II? “Non ricominciamo. Ho semplicemente aiutato il Pd e la sua segretaria a raggiungere un obiettivo comune: tenere unita la nostra coalizione nelle Marche a sostegno di Matteo Ricci. Il minimo sindacale”. Dice Conte che “non ci può essere alleanza organica con il Pd” ma che il M5s “non chiede il passo indietro di Ricci”. Non teme di passare, ancora, per l’avvocato dell’Avvocato in pochette? “Ho sempre creduto nella sua correttezza. Conte talvolta è spigoloso o la pensa diversamente dal Pd. Ma irridere un uomo che ha trasformato il suo movimento in un partito di governo, che ha guidato il Paese, con noi, salvandolo, che ha sconfitto internamente Grillo e Casaleggio, che mantiene il suo elettorato al 13 per cento, mi sembra il modo di sfogare la rabbia di chi avrebbe voluto ma non è riuscito a distruggerlo”.
Caro Bettini, come si può passare dalla forca a Voltaire? O si può passare per avere Fico candidato in Campania? Non è “baratto”? “Fico non c’entra niente. Non ci sono baratti in corso. Piuttosto, mi pare importante l’affermazione di Conte che un avviso di garanzia non è una condanna. La giustizia, infatti, deve fare il suo corso, libera e autonoma. Spetta solo alla politica, insomma, scegliere se continuare la sua strada, fino al giudizio definitivo dell’indagato, oppure nei casi di manifesta gravità spingerlo a un passo indietro”. Sta dicendo che la conferenza di Conte è la Bad Godesberg del garantismo del M5s? “Conte ha superato il giustizialismo; mi pare più attento a prevenire i reati con la vigilanza sul rigore dei comportamenti, piuttosto che festeggiare la condanna degli imputati. La sua scommessa l’ha già vinta. Con la sua condotta tiene e cresce nei sondaggi”. Sa cosa pensano i suoi amici riformisti (e garantisti) del Pd? Che si sta consegnando a Conte il potere di giudice supremo. E’ la vostra resa? “Ma quale resa? Il Pd con Elly Schlein ha conquistato un profilo autorevole, che giustamente fa valere. Altrettanto fa il M5s. L’alleanza non prevede di essere sempre a calcomania. La destra non è d’accordo quasi su niente. Eppure, governa. Male. Ma governa. Noi abbiamo grandi valori che ci uniscono. A partire da quelli della Costituzione italiana”.
A Milano vengono arrestati Manfredi Catella e l’ex assessore Tancredi. Perché il Pd ha difeso tardi, e male, Beppe Sala? “In verità, la segretaria ha dato un’immediata solidarietà a Sala. È una persona onesta, intelligente, stimata. A Milano c’è un acerrimo dibattito politico sullo sviluppo della città. Anche Conte, che ha chiesto le dimissioni del sindaco (sulle quali non concordo) non solleva un rilievo morale o tanto meno penale. Piuttosto conferma un giudizio politico-amministrativo, per scelte che considera inaccettabili”. Si dice Ricci “l’allievo di Bettini”, ma non ha forse ragione la destra quando ripete: “Se Ricci è innocente ha senza dubbio sbagliato collaboratori”? “La destra che attacca Ricci? Alcuni siciliani dicono: la migliore parola è quella che non si dice. Era meglio da parte loro il silenzio. Tra indagati, condannati, reticenti, in fuga dalle indagini la destra potrebbe riempire uno stadio di calcio. Conosco Ricci fin da ragazzo. Porta nel cuore il nonno minatore, vive in modo sobrio e totalmente dedito al lavoro: è un compagno che sa stare tra i compagni e un sindaco che sa stare tra i cittadini. Sono fiero di essergli amico”. Perché il Pd tarda a ufficializzare la candidatura di un galantuomo come Eugenio Giani in Toscana? “Stimo Giani. Spero, personalmente, che alla fine si potrà arrivare a lui, ma non è concluso il confronto”. In Campania Vincenzo De Luca non cede. E’ il Trump di Mergellina? “De Luca, piaccia o no, ha governato la Campania con un ampio consenso e molti risultati. Gli scappa qualche intemperanza, ma nel fondo è un dirigente di vecchio stampo: realismo e alla fine salvaguardia della propria parte politica. Si deve aprire una stagione innovativa, che assuma tutte le cose buone fatte in precedenza. In Campania si può vincere. Una delle figure di cui si parla di più, Fico, ha tutte le carte in regola per combattere. A Napoli c’è Gaetano Manfredi, un sindaco formidabile. Solo un autogol può farci perdere”. Lei come negozierebbe con De Luca? “Prendendolo sul serio. Non è il ritratto, seppur divertente, di Crozza; è un politico di razza”. De Luca a Napoli, Emiliano in Puglia. Sono cacicchi o due grandi fortune della destra? “Emiliano ha aperto la strada a una generazione di giovani molto bravi. Può dare sicuramente, dopo tanti anni nella sua regione, tantissimo a livello nazionale. Certe volte, quando si chiudono fasi importanti, occorre lasciare il palcoscenico ai propri ‘figli’. A Roma, dopo molti anni di mia gestione, è venuto Zingaretti e con lui tanti altri e io ho lasciato nel Lazio tutti gli incarichi. Decaro è bravissimo. Ha bisogno di una grande libertà per dare il meglio di sé”.
Insieme a Franceschini ripete che serve un partito di centro. Lo guiderà la sindaca di Genova, Silvia Salis? “L’esigenza finalmente è riconosciuta da tutti. Mi piace molto quello che si sta muovendo dal basso. La rete di Ruffini, l’attivazione di un pezzo del mondo cattolico con Ciani e Tarquinio. E poi la forza davvero grande dell’iniziativa proposta da Alessandro Onorato, un vero talento, che raccoglie centinaia e centinaia di amministratori. Parlare ora di chi sarà la guida di tutto questo, mi pare prematuro”. È vero che il Pd manda segnali d’amore alla magistratura per battere la destra? “Fantasie. Il Pd sui temi della giustizia da tempo mantiene una linea coerente. Personalmente accentuo assai il tema delle garanzie degli imputati, che sono soli. Riparare allo squilibrio di forze è il motivo che da ragazzo mi ha fatto diventare un comunista italiano”. Nessuno, neppure la sinistra, all’orecchio, crede nella vittoria alle politiche. Questa volta, Bettini cosa inventerà? “Non c’è da inventare niente. Attualmente il centrosinistra ha un consenso almeno pari a quello della destra. Basta organizzarlo bene, dargli un’anima, un programma di governo ma anche un sogno”. Il “mago”, il “garantista” o Bettini “un uomo di pace”? “Se devo scegliere, un uomo di pace. La guerra è stata sdoganata. L’occidente e l’Europa hanno grandi responsabilità. Servono uomini di pace. Parole di pace. Certo, Machiavelli compativa i principi senza propri eserciti. Ma una politica intelligente e realista mette al primo posto la pace attraverso la deterrenza”.
