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l'intervista

De Pascale (Pd): “Conte e il M5s con Ricci non vadano contro lo stato di diritto”

Luca Roberto

Il presidente dell'Emilia-Romagna: "Un conto è chiedere informazioni, altro è chiedere a qualcuno di provare la sua innocenza. L’inchiesta urbanistica a Bologna? Se le norme non funzionano vanno cambiate”

E’ legittimo che il M5s chieda di capire meglio i contorni dell’indagine che coinvolge Matteo Ricci. Ma se gli si chiede di provare la sua innocenza, beh allora quella diventa una prova diabolica che va oltre ogni limite. Un’inversione dello stato di diritto, dove sono i giudici a dover provare la colpevolezza di un imputato, non il contrario”. Il presidente dell’Emilia-Romagna Michele De Pascale commenta così le vicende giudiziarie che hanno interessato esponenti del Pd, il suo partito. “Ognuno di noi sa che il proprio operato può essere sottoposto a verifica giudiziaria. Ma questa verifica non può rappresentare  un’onta. Anche perché il giustizialismo danneggia il lavoro degli stessi giudici”. Sull’inchiesta urbanistica a Bologna De Pascale è netto: “Il rispetto delle norme va garantito sempre. Ma se le norme sono sbagliate vanno cambiate”.

Il presidente De Pascale racconta al Foglio che “anche nell’ultima campagna elettorale per le regionali qui da noi hanno provato a buttarmi in mezzo, a causa di alcuni rilievi su tecnici del comune per cui io non c’entravo niente. Lì il problema non è la magistratura che indaga, fa il suo lavoro, dopo l’esposto presentato da una consigliera di opposizione. Il problema è l’uso politico distorto che si cerca sempre di fare di vicende del genere”. Nel caso di Milano e delle Marche, non è stata solo la destra a cavalcare le inchieste, anzi. E’ stato il M5s a usare i toni più aspri, soprattutto verso Beppe Sala che osteggiano dall’opposizione. Questi atti a metà tra la strumentalizzazione e lo sciacallaggio politico non sono un problema per la tenuta della coalizione che state cercando di tessere con grande fatica? “Tra l’esigenza di legalità e quella garantista sappiamo che i Cinque stelle sono sempre stati più fedeli alla prima, fa parte della loro storia. Del resto, nascono da una spinta di moralizzazione della politica”, dice De Pascale. “Il discrimine però credo che sia un altro. Ho letto le dichiarazioni di Conte: voler avere accesso a informazioni aggiuntive per farsi un quadro più chiaro della situazione è legittimo, ci mancherebbe, ognuno ci mette la sua faccia. Ma altra cosa è chiedere a Ricci di provare la sua innocenza: perché questa sì che sarebbe un’inversione dello stato di diritto. Nel caso di Ricci per altro parliamo di condotte tutte ancora da dimostrare, non di condotte acclarate di cui va valutata la rilevanza penale. In più aggiungo che si è fatto un cancan per l’abolizione del reato di abuso d’ufficio, ma abbiamo capito che il problema è il quadro normativo generale. Perché è evidente che se, come in questo caso, il vantaggio personale di un affidamento è il consenso politico, entriamo in un vero e proprio campo minato”.

I Cinque stelle, peraltro, sono reduci anche dalle sentenze su Bibbiano che hanno smontato un quadro accusatorio che avevano cavalcato per anni (descrivendo il Pd come il “Partito di Bibbiano"). Non hanno imparato nulla? “Ce le ricordiamo tutti le dichiarazioni di Meloni, Salvini, Borgonzoni, Di Maio. Io credo avrebbero fatto bene tutti a chiedere scusa. Ma se c’è qualcuno a cui chiedere conto di un surplus di responsabilità è la premier Giorgia Meloni: dissociandosi dalle parole usate anni fa, dalle fotografie con i cartelloni 'Bibbiano', avrebbe dimostrato una grande statura. Invece ha perso una grande occasione”. A destra invece, soprattutto dopo l’inchiesta di Milano, De Pascale ha notato soprattutto le  prese di posizione di stampo garantista di Attilio Fontana e Luca Zaia (anche oggi al Foglio): “Sono molto significative e credo che gliene vada dato atto”. 

 

Tornando al rapporto con i Cinque stelle, c’è il rischio che il Pd si faccia schiacciare su queste posizioni giustizialiste? “Io credo che se il centrosinistra ha un problema col giustizialismo, così come del resto ce l’ha la destra, questo non lo si possa certo addebitare a Schlein. Quel che credo però vada fatto è un lavoro di bilanciamento fra  tutela della legalità e dei principi garantisti. E lo si può fare con valori forti. Ma sapendo che il giudizio su questioni che non toccano il penale non lo dà la politica, ma il voto dei cittadini”, ragiona il presidente dell’Emilia-Romagna.

Negli ultimi giorni anche Bologna è stata lambita da un’inchiesta sull’urbanistica, in scala molto minore rispetto a Milano. E’ preoccupato che anche da voii progetti si possano fermare? “L’urbanistica è fatta di norme nazionali, regionali e comunali. Io ovviamente penso che le norme vadano rispettate. Ma credo anche che se la politica si prefigge l’obiettivo dello sviluppo in verticale, della rigenerazione urbana, obiettivi che per altro personalmente condivido, quelle norme possano essere cambiate”, conclude De Pascale. “Non mi sentirete mai dire: no questo progetto non lo facciamo per colpa del Tar. Non sarebbe serio”.

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  • Pugliese, ha iniziato facendo vari stage in radio (prima a Controradio Firenze, poi a Radio Rai). Dopo aver studiato alla scuola di giornalismo della Luiss è arrivato al Foglio nel 2019. Si occupa di politica. Scrive anche di tennis, quando capita.