
Il campo largo
Schlein acrobata per l'unità alla regionali. Ma i 5 stelle la attaccano su Milano
La segretaria si spende per Fico in Campania e in Toscana offre di tutto per l'appoggio del partito di Conte a Schlein. Ma gli stellati non risparmiano il Pd sulle indagini milanesi e martellano Beppe Sala. E ora l'indagine su Matteo Ricci complica ulteriormente le cose
Lei li accarezza, loro, per tutta risposta, bastonano. Non c’è dubbio che per Elly Schlein essere “testardamente unitari” sia l’obiettivo principale. La segretaria del Pd è convinta che presentarsi insieme a M5s, Avs e centristi alle regionali di fine 2025 e inizio 2026 servirà a cementare la coalizione in vista delle politiche del 2027, quando nei collegi uninominali sarà decisivo presentarsi compatti. È comprensibile, dunque, che si arrampichi ovunque pur di convincere i riottosi alleati a 5 Stelle, a stare nel perimetro del centrosinistra. Lo è meno constatare come, mentre lei a Roma lavora per convincere De Luca a sostenere Roberto Fico in Campania e in Toscana promette redditi regionali e altri miracoli, i grillini attacchino senza pietà il Pd – e in particolare il sindaco di Milano Beppe Sala – sulla delicata vicenda giudiziaria in corso, generando più di un imbarazzo al Nazareno.
Solo ieri, il repertorio è stato piuttosto ricco. L’ex capogruppo a Montecitorio Francesco Silvestri ha parlato di “ghettizzazione sociale mirata a espellere il ceto medio e quello povero dalla città”. Riccardo Ricciardi, attuale presidente M5s alla Camera ci è andato giù ancora più duro: “Sala ha fatto una città su misura per i finanzieri, incompatibile con salario minimo, sanità pubblica, tutela del lavoro. Il Pd deve valutare se questo modello coincide con il progetto comune”. Elena Sironi e Nicola Di Marco, senatrice e consigliere lombardo, picchiano invece sul dossier San Siro: “Sala è gattopardesco. La fase 2 sarà uguale alla 1. Ma non gli consentiremo di completare questa scellerata operazione”. Non si tratta di una questione qualsiasi. San Siro è uno dei dossier simbolici su cui Sala ha già fatto capire di voler andare avanti, nonostante le perplessità interne al Pd. E’ proprio su questo nodo – che da settembre tornerà in cima all’agenda del sindaco – si potrebbe aprire un fronte potenzialmente ingestibile sull’asse Nazareno-Palazzo Marino.
Del resto, Milano è un terreno delicato per Schlein. La imbarazza. Per tenere in equilibrio le varie anime del partito è stata costretta ob torto collo a sostenere Sala, ma la sua solidarietà non è mai stata una vera adesione al modello di sviluppo del capoluogo lombardo, che i 5 Stelle mettono oggi direttamente sotto accusa. Più dito nella piaga di così? Tutto questo mentre lei continua a farsi in quattro per trovare le intese regionali. A Roma ha incontrato Conte e De Luca nel tentativo di chiudere l’operazione Campania con la candidatura di Roberto Fico, ex presidente della Camera odiatissimo dal governatore uscente, ma caro a Conte, che gli riconosce il merito di averlo aiutato a prendere il controllo del Movimento.
A Firenze, invece, lunedì Schlein ha mandato il suo fedelissimo Marco Furfaro a pranzo con il governatore Eugenio Giani e con il segretario regionale Emiliano Fossi. Ore a tavola per ottenere il via libera del presidente su una piattaforma da offrire ai 5 Stelle che a quelle latitudini continuano a fare muro. Perché se a via di Campo Marzio lo scambio Campania-Toscana può anche andare bene, ai grillini locali questo do ut des non basta affatto.
I tempi sono stretti: in Toscana senza election day si voterà a ottobre. Così Furfaro, tra un antipasto e una tagliata, ha ottenuto l’ok di Giani su un’agenda ultraprogressista: acqua pubblica, riforma dei servizi, centralità del tema ambientale, economia circolare, reddito di cittadinanza regionale, e l’immancabile promessa: no a nuovi inceneritori. Lo stesso scalpo simbolico che il dem Matteo Ricci ha offerto ai 5 Stelle nelle Marche per strappare il loro appoggio che adesso, dopo l’ avviso di garanzia annunciato ieri dal candidato governatore, rischia di saltare. “Ci riserviamo di capire meglio”, diceva ieri sera Giuseppe Conte.
In ogni caso tutto questi in Toscana basterà ai 5 Stelle per dire sì al bis di Giani? Macché. I riottosi – guidati dal parlamentare Andrea Quartini e dalla capogruppo in consiglio regionale Irene Galletti – hanno già detto chiaro: con Giani mai. E i motivi sono tanti. Dai rancori storici dei dirigenti di Carrara e Livorno, le due città toscane che furono a lungo governate dal Movimento, fino alle dimissioni della sindaca Pd di Prato Ilaria Bugetti, indagata per corruzione, che un anno fa i grillini avevano deciso di sostenere turandosi il naso. Ripetere oggi quello schema non è più sostenibile per loro.
Giani lo sa e ha chiesto al Nazareno di andare avanti comunque. Il piano è semplice: convocare la direzione regionale del Pd entro fine mese, al massimo a inizio agosto, e ufficializzare la sua candidatura. Se i 5 Stelle seguiranno, bene. Altrimenti – come si dice da queste parti – “ciccia”. Schlein, per ora, incassa, aspetta e spera che questa sua dedizione al martirio possa convincere Conte e i grillini toscani a garantire anche qui di avere sulle schede elettorali il campo largo al completo.