Il retroscena

Nato, Meloni mette nel mirino Sánchez: "Mette a rischio la sicurezza di tutti per un pugno di voti"

Simone Canettieri

Documento di Fratelli d'Italia contro la posizione del primo ministro spagnolo sulle spese militari: "Noi seri, lui no". E poi l'avviso a Salvini: "La linea del 5 per cento condivisa con il ministro Giorgetti"

Francia che vai, Spagna che trovi. Se per una vita l’avversario di Giorgia Meloni e della destra è stato Emmanuel Macron adesso si cambia: nel mirino ecco Pedro Sánchez, il Socialista. Il nuovo modello del progressismo globale. A partire dal Pd di Elly Schlein. Secondo una nota del centro studi del Senato di FdI (diretta emanazione del sottosegretario Giovanbattista Fazzolari) il primo ministro di Spagna con la posizione assunta al vertice Nato dell’Aia sulla spesa militare “rischia di mettere a repentaglio la sicurezza di tutti”, si legge nel dossier visionato dal Foglio. Un documento di otto pagine praticamente tutto contro la posizione di Sánchez. Italia-Spagna: parte la corrida. Con    Meloni che diventa torera  sull’aumento delle spese per la Difesa imposte da Donald Trump. E’ nato un nuovo dualismo nel Vecchio continente vista anche  la posizione di Madrid  sul conflitto a Gaza,   definito un “genocidio” che merita “la sospensione degli accordi fra Ue e Israele”.  
Il dossier di Fratelli d’Italia definisce la linea del primo ministro  socialista come “una dichiarazione decisamente conveniente sul piano interno per placare gli animi dei molti politici spagnoli contrari all’aumento delle spese”. Al contrario, si evince dal documento e dai fatti, della posizione dell’Italia che punta al raggiungimento del 5 per cento del pil in dieci anni. E’ interessato come venga citato per ben due volte  Giancarlo Giorgetti: un modo, per Fratelli d’Italia, per bloccare sul nascere qualsiasi retorica o sgambetto dialettico di Matteo Salvini che sull’argomento potrebbe subito fare il contraltare. E, invece, ecco qua: “L’Italia ha preso la decisione di accettare il 5 per cento  con cognizione di causa, a seguito di valutazioni svolte con il ministro dell’Economia Giorgetti. Interrogata sulla sostenibilità economica degli investimenti, la premier ha dichiarato: sono convinta che sia sostenibile”. Dunque la sinistra italiana è pronta a dire ripartiamo da Pedro, Meloni no. Anzi nel merito delle spese e dei target imposti dalla Nato, argomento su cui il Pd e il resto delle opposizioni l’attaccano, il partito della premier manda questo avviso ai naviganti: “Il fatto che Sánchez sostenga di poterli raggiungere con spese inferiori non significa che ci riuscirà. Un impegno serio, come è certamente sempre stato quello della Spagna, dovrebbe almeno ammettere che se la soglia ritenuta necessaria è il 3,5 per cento è quantomeno improbabile che si possano raggiungere gli stessi target con il 2,1. O mira già da oggi a non raggiungerli solo per mantenere il consenso interno?”. Che tauromachia  si intravede all’orizzonte. Ecco un altro passaggio del dossier di FdI abbastanza denso: “Da persone serie abbiamo preso un impegno serio e non intendiamo disattenderlo volutamente solo per qualche voto in più o per mettere a tacere le critiche interne come ha fatto Sánchez che, però, durante il vertice, ha condiviso la Dichiarazione senza obiezioni”. In definitiva, quindi, la Spagna “non gode di nessuna eccezione e ha sottoscritto gli stessi atti sottoscritti da tutti gli altri”. Anzi, secondo il pensiero melonista, la flessibilità c’è “ma quella che c’è per Sánchez ci sarà per tutti, in quanto si prevede che l’obiettivo possa essere raggiunto in modo graduale, nell’arco di 10 anni, e che una revisione dei piani di spesa venga effettuata nel 2029”. In principio fu Giorgia contro Emmanuel, e viceversa, ora c’è Pedro. Popcorn. Anzi, tapas.
 

Di più su questi argomenti:
  • Simone Canettieri
  • Viterbese, 1982. Al Foglio da settembre 2020 come caposervizio. Otto anni al Messaggero (in cronaca e al politico). Prima ancora in Emilia Romagna come corrispondente (fra nascita del M5s e terremoto), a Firenze come redattore del Nuovo Corriere (alle prese tutte le mattine con cronaca nera e giudiziaria). Ha iniziato a Viterbo a 19 anni con il pattinaggio e il calcio minore, poi a 26 anni ha strappato la prima assunzione. Ha scritto per Oggi, Linkiesta, inserti di viaggi e gastronomia. Ha collaborato con RadioRai, ma anche con emittenti televisive e radiofoniche locali che non  pagavano mai. Premio Agnes 2020 per la carta stampata in Italia. Ha vinto anche il premio Guidarello 2023 per il giornalismo d'autore.