Ansa

la riconciliazione

Salvini trova un compromesso con i costruttori. Storia di una pace

Giorgio Santilli

Il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti si guadagna il sostegno della presidente Ance, Federica Brancaccio, dopo un lungo periodo di tensioni nate dalle critiche del settore per la sua "distrazione" su alcuni temi. Ad oggi forse l'ipotesi salviniana di aggiungere la C al nome Mit non sembra poi così astrusa

“La casa non è più una priorità, ma una vera e propria emergenza in tutti i paesi europei”. Raffaele Fitto interviene da Bruxelles all’assemblea dell’Associazione nazionale dei costruttori edili (Ance) per spiegare come il concetto su cui le imprese italiane battono come un martello pneumatico ormai da almeno un paio di anni sia diventato patrimonio comune in tutti gli Stati membri dell’Unione, con due conseguenze di non poco conto: le politiche abitative sono una delle cinque destinazioni prioritarie che gli Stati possono scegliere per riprogrammare i fondi strutturali Ue con la riforma di medio-termine, approvata dalla commissione Ue su proposta dello stesso Fitto; l’Unione europea, che mai si era occupata nella sua storia della casa, non solo ha affidato una delega specifica al commissario danese Jorgensen, ma ha anche costituito in Parlamento una commissione speciale, affidata all’italiana Irene Tinagli, per affiancare, spronare e valutare il lavoro della commissione.

Il dato politicamente più rilevante della giornata dei costruttori è stata, però, la pace fatta con il ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini, dopo alcune tensioni nate dalle critiche per una certa distrazione del ministro dai temi del settore. Stavolta Salvini ha fatto i compiti e si è presentato con slide, numeri e un bilancio più che onorevole dei suoi due anni e mezzo a Porta Pia: codice appalti, piano risorse idriche, piano casa abbozzato, salva-casa, cantieri ferroviari e stradali aperti, Pnrr rivisto con idee di successo, risoluzione dei problemi aperti sulle compensazioni agli extracosti (con annuncio in diretta di 660 milioni sbloccati proprio in mattinata). Un bel bottino che Salvini ha potuto sfoggiare a suo modo e che si è ulteriormente incrementato con il sostegno, non del tutto scontato, della presidente Ance, Federica Brancaccio, alla campagna lanciata da Salvini per costruire un ministero della Casa a Porta Pia.

“Sulla casa – ha detto Brancaccio – abbiamo visto segnali incoraggianti, ma siamo solo all’inizio. Ha ragione il ministro Salvini che bisogna dire basta alla frammentazione delle competenze sul tema: ne abbiamo contate 40 solo sull’abitare”. E un documento dell’associazione, non proiettato in pubblico, in effetti ha scattato la fotografia di questa frammentazione: oltre trenta enti statali (!), cui vanno aggiunte le competenze regionali, comunali e territoriali. Fra gli enti statali, Ance numera: 20 fra dipartimenti e direzioni generali nei ministeri, due osservatori, due commissari di governo, una struttura di funzione, la cabina di regìa governativa, un tavolo tecnico,  un comitato interministeriale, l’Agenzia antimafia, una commissione d’inchiesta, una Sovrintendenza speciale, l’Agenzia delle Entrate, l’Agenzia del Demanio, quattro società partecipate (fra cui spicca Cdp). A questi si devono aggiungere – sul territorio – Provveditori interregionali, assessorati regionali e comunali, aziende municipalizzate, osservatori regionali, Sovrintendenze territoriali, ex Istituti autonomi case popolari.

Non a caso il documento dell’Ance si intitola “20 anni senza politiche per la casa” perché la selva di competenze e la frammentazione sono proprio il frutto dell’abbandono ultraventennale del tema da parte del governo. Una selva che andrebbe riordinata per affrontare al meglio l’emergenza sociale. Destinata a diventare via via più esplosiva. L’ipotesi salviniana di aggiungere la C al nome MIT (Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti) appariva fino a ieri come la solita battaglia tutta politica e molto solitaria del leader della Lega, pronto a menare le mani per una competenza in più, soprattutto di questo peso. Oggi – con l’endorsement di Brancaccio – è già qualcosa di più che il governo, nel suo complesso, deve cominciare a valutare.