
Il retroscena
Per Crosetto "la tregua in Ucraina è questione di un mese e mezzo"
La confessione del ministro della Difesa a margine dell'incontro con i parlamentari dell'assemblea Nato. E intanto sulla guerra in Iran dice: "Non manderemo soldati italiani, gli Usa non ci hanno chiesto l'autorizzazioni per le nostre basi"
L’incognita Trump sulla Nato, la complicata trattativa per raggiungere il 5 per cento di spese militari in dieci anni, l’attacco di Israele all’Iran. L’incontro di Guido Crosetto con i parlamentari dell’assemblea Nato alla vigilia del vertice dell’Aia della prossima settimana ha fornito le coordinate dei futuri impegni dell’Italia per la Difesa. Hanno fatto rumore gli assenti: i parlamentari del M5s e di Avs che, come rivelato dal Foglio, hanno preferito restare a casa. Per il resto maggioranza e opposizione hanno risposto compatti (assenti per Fratelli d’Italia Giulio Tremonti e per la Lega Andrea Crippa, avvistato all’ora di pranzo al ristorante della famiglia Verdini). A margine dell’incontro, terminato con un pranzo in piedi al circolo degli ufficiali del ministero, Crosetto si è lasciato andare ad alcune considerazioni.
Quella più interessante riguarda la guerra in Ucraina. Come ha confessato il ministro ad alcuni parlamentari secondo le sue informazioni entro un mese e mezzo si dovrebbe arrivare a una tregua del conflitto. Un primo cessate il fuoco, ben diverso dal riconoscimento dei territori invasi che pretende Putin e contrasta Zelensky. Un negoziato complicatissimo dagli esiti incerti, ma la notizia appunto sarebbe arrivare fra una quarantina di giorni alla tregua. Al contrario, sull’attacco degli Usa all’Iran, il ministro della Difesa, sempre in maniera informale, ha più che altro espresso davanti a pochi parlamentari la suggestione e l’auspicio che alla fine non avverrà. Legando comunque la guerra in Ucraina all’Iran. Sono questi gli “a margine” più interessanti dell’incontro di ieri con i parlamentari dell’assemblea Nato, capitanati dal presidente Lorenzo Cesa.
Un appuntamento dalla vigilia abbastanza frizzante visto che a questo giornale Crosetto ha bollato i forfait di M5s e Avs come “incivili” e “irrispettosi”. Oltre al padrone di casa hanno partecipato alla riunione il capo di gabinetto del ministero Bruno Levati, il capo di stato maggiore della Difesa Luciano Portolano e i sottosegretari Isabella Rauti e Matteo Perego di Cremnago. “Polemizzare in questo momento sul ruolo della Nato che rappresenta uno strumento politico ancor prima che militare per la sicurezza dei confini nazionali e dei cittadini è a dir poco irresponsabile”, commenta a proposito delle assenze grilline e della manifestazione di domani contro il riarmo il deputato di Fratelli d'Italia Giangiacomo Calovini, capogruppo in commissione Esteri e componente dell'assemblea parlamentare della Nato. Chi c’era del Pd, come Andrea Losacco, entra nel merito spiegando che “la prospettiva strategica deve rimanere quella della difesa comune europea, tracciata da Draghi in Senato: un debito comune, una catena di comando continentale e un’unica politica estera dell’Unione, per esercitare una vera capacità di deterrenza ed esprimere un protagonismo europeo nelle grandi questioni globali. Una sicurezza, quella comune europea, che non passa solo dal piano militare, ma anche dalla messa in campo di strumenti a tutela delle imprese, dell’occupazione rispetto ai vari choc determinati dal quadro di grande incertezza globale”.
Insomma, non è stata una giornata di scontro, ma di confronto tra maggioranza e opposizione (o meglio: una parte di essa). La quiete sulla geopolitica fa però il paio con la guerra finale che sembra aver ucciso l’ipotesi terzo mandato per le regioni. Una batteria di dichiarazioni del centrodestra hanno chiuso – salvo sorprese – l’ipotesi di un altro giro per Luca Zaia in Veneto, Vincenzo De Luca Campania e Michele Emiliano in Puglia. E’ stato Galeazzo Bignami, ospite di Giovanna Pancheri a Start di Sky Tg24, ad accendere la miccia. Il capogruppo di FdI ha detto che la proposta di Forza Italia sulla cittadinanza non può andare avanti e l’omologo azzurro Paolo Barelli gli ha risposto che allora il dibattito sul terzo mandato è chiuso. E alla fine la Lega ha preso atto dell’impraticabilità di campo. La fine dei giochi era stata decretata l’altro ieri sera durante una riunione di maggioranza.
E Giorgia Meloni? Fuori dai radar anche ieri, è pronta al vertice di oggi sul Piano Mattei con i leader dei paesi africani interessati al progetto e con la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen. L’attenzione del governo è rivolta a ciò che accade nel mondo in queste ore – come testimoniano i colloqui di Antonio Tajani con l’omologo iraniano Aragchi e con il segretario di stato degli Usa Marco Rubio – con un occhio al medio oriente e un altro all’Ucraina, come confermato dalle informazioni di Crosetto. Che sul fronte iraniano ha detto da Nicola Porro a Dritto e rovescio su Rete4: “L’Italia non entrerà in guerra: no all’invio di navi e militari, gli Usa non ci hanno chiesto autorizzazioni”.