
Il retroscena
Campo largo mai Nato, Crosetto invita a pranzo i parlamentari dell'assemblea: il Pd ci sarà, M5s e Avs no
Giovedì la colazione al ministero della Difesa con gli eletti in vista del vertice dell'Aia: il centrosinistra si spacca. Intanto Salvini invoca Putin come mediatore in Iran e La Russa lo boccia:
Il campo largo si spacca anche per un invito a pranzo. Soprattutto se è un’iniziativa del ministro Guido Crosetto alla vigilia del vertice Nato dell’Aia in programma la prossima settimana. Il titolare della Difesa giovedì ha organizzato una colazione informale con la delegazione parlamentare presso l’Alleanza atlantica. Un organismo composto da diciotto eletti di maggioranza e opposizione: nove senatori, sette parlamentari, più il presidente Lorenzo Cesa e il vice Andrea Orsini. Il Pd – con Simona Malpezzi, Alberto Losacco e Nicola Carè – ha fatto già sapere che ci sarà. Al contrario degli esponenti di Avs e M5s che davanti a un menù a base di Nato e Crosetto temono una brutta indigestione. Meglio restare leggeri e dare forfait.
Così avranno pensato la senatrice Maria Castellone e il deputato Luciano Cantone, rappresentanti del partito di Giuseppe Conte che sul riarmo europeo e le vecchie guerre che agitano il mondo picchia tutti i giorni come un fabbro. I due pentastellati hanno fatto già sapere che non andranno all’appuntamento fissato alle 13 a Palazzo Baracchini. Così come, sponda Avs, il senatore Peppe De Cristofaro che al Foglio dice: “Giovedì ho una iniziativa a Milano, ma onestamente non credo che sarei andato anche se fossi stato a Roma, non ho ben capito il motivo di questo pranzo, vista la situazione penso che sarebbe meglio incontrarsi nelle sedi istituzionali”.
E quindi bum bum: il campo largo non c’è più. O forse non è mai Nato. Anche se per il centro è data per scontata la presenza dell’“azionista” Matteo Richetti, numero due della creatura di Calenda. L’appuntamento, per Crosetto, serve a fare il punto sull’iniziativa dell’organismo parlamentare che ha presentato e scritto anche dei documenti sulla “pace giusta e duratura in Ucraina” discussi e approvati anche all’ultima conferenza di Dayton e che saranno valutati anche all’Aia. Sono dettagli non banali che fotografano le contraddizioni nel centrosinistra in questa fase così complessa. Tuttavia anche il centrodestra, almeno a parole, si dà da fare. Con la premier Giorgia Meloni impegnata al G7 in Canada in un’operazione di ricucitura tra Europa e Usa nel bel mezzo dell conflitto Israele-Iran, Matteo Salvini ieri mattina ha detto la sua: “Per avere Putin mediatore di un altro conflitto – ha spiegato – il presupposto base è che cessi il conflitto di cui Putin è protagonista. Se Trump, presidente della più grande democrazia del mondo, ha lanciato questa proposta evidentemente non è infondata. Mi piacerebbe che questa proposta potesse camminare, significherebbe che tra Putin e Zelensky un accordo si è trovato e questa sarebbe la notizia più importante tra tutte le notizie possibili”. Salvini ha insomma ripetuto, da buon esegeta, le parole di Trump, che hanno destabilizzato la vigilia di questo G7, almeno per il fronte europeo. Con un tempismo luciferino mentre Salvini parlava su Rtl, Meloni discuteva nel bar della hall del suo residence a Kananaskis con il presidente francese Emmanuel Macron, il cancelliere tedesco Friedrich Merz, il primo ministro britannico, Keir Starmer e quello canadese Mark Carney proprio della sparata di Trump su Putin. Un’ideuzza, fatta subito propria da Salvini, e stroncata con ironia nella serata di ieri da un big di Fratelli d’Italia come Ignazio La Russa, che è anche la seconda carica dello stato. Queste le dichiarazioni del presidente del Senato: “Non vorrei usare parole sconvenienti, poi dice che sono il presidente del Senato e non posso dire tutto quello che penso, però è come quando le forze di polizia in certi film, per provare ad esempio a catturare un falsario, si facevano aiutare da un falsario. Nel senso che lui di invasioni se ne intende e quindi può anche essere utile nel tentare di trovare una soluzione a una guerra come questa”. Più diplomatica la posizione di Crosetto che a margine di un evento alla Camera sulla difesa con il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha detto al Foglio con un largo sorriso: “Chiunque riesca a far uscire l’Iran dal programma sull’atomica va bene”. Anche Putin, ministro? “Per chiunque intendo in primis Stati Uniti e Cina”. Un’altra uscita notevole di Salvini, sempre in questo solco, riguarda l’ingresso dell’Ucraina nell’Unione europea che sarebbe “un disastro” (Meloni avrà una bilaterale in Canada con il presidente Zelensky) e il piano europeo di riarmo, bollato dal leader leghista “come una scusa per indebitarci e comprare armi”.
Chissà a questo punto se giovedì al pranzo di Crosetto ci saranno anche gli esponenti leghisti Andrea Crippa, già vicesegretario di Salvini e a sorpresa non riconfermato, e Paolo Formentini, viceresponsabile esteri del Carroccio. La loro presenza è ancora in dubbio.


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