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Il colloquio

Mulè (FI): “Nuova legge sulla cittadinanza? Lo dice pure il referendum: la destra si occupi di altro”

Luca Roberto

Ieri Tajani ha rilanciato il progetto di Forza Italia. Il vicepresidente forzista della Camera: "L'esito referendario ci dice che fughe in avanti sul tema cittadinanza non ce le possiamo permettere. E poi abbiamo tanta carne al fuoco prima che la legislatura finisca: non ne aggiungiamo altra"

L’esito del referendum ci dice che fughe in avanti sul tema della cittadinanza non ce le possiamo permettere. E poi, abbiamo così tanta carne al fuoco che se aggiungiamo altra carne rischiamo di bruciarla. E invece il nostro obiettivo deve essere quello di affrontare le altre vere priorità che abbiamo in calendario fino alla fine della legislatura: dalla riforma della giustizia al premierato, passando per le due finanziarie che ci rimangono da fare”. Il vicepresidente della Camera Giorgio Mulè, esponente di Forza Italia, non usa mezze misure diplomatiche o particolari circonvoluzioni per confondere l’interlocutore. Anzi, va dritto al sodo: “Già quando presentammo la nostra proposta in materia di cittadinanza, più di un anno fa, non la consideravo particolarmente centrata. Adesso, dopo che abbiamo scoperto che pure a sinistra il tema non è che sia proprio così popolare, dico che eventuali interventi andrebbero maneggiati con grande cura, senza fughe in avanti. Da questo punto di vista condivido la posizione attendista degli alleati Fratelli d’Italia e Lega”, aggiunge l’esponente forzista. Solo che proprio ieri Tajani è tornato a insistere sullo Ius Scholae. E alla contrarietà di Salvini ha risposto: “Io la penso così, noi abbiamo una proposta di legge e andiamo avanti per la nostra strada, ne parlo ma non è che devo chiedere l'autorizzazione a qualcuno”.

 

A ottobre del 2024 Forza Italia ha depositato alla Camera un disegno di legge intitolato “Ius Italiae”, modellato sullo “Ius Scholae”, per rendere più agevole l’ottenimento della cittadinanza al completamento di un ciclo scolastico di 10 anni, anticipando ai 16 anni (invece che i 18 anni) la possibilità di diventare ufficialmente cittadino italiano. Senza però alcun tipo di automatismo: l’obiettivo era velocizzare e offrire una soluzione in più. “La nostra proposta su Ius Italiae è legata a un principio, alla serietà e alla reale volontà di essere cittadino italiano”, rivendicò la proposta lo stesso vicepremier e ministro degli Esteri Tajani. Ma le reazioni degli altri due partiti di maggioranza furono, per usare un eufemismo, freddine sin dall’inizio. A Pontida i giovani della Lega diedero addirittura dello “scafista” al presidente di Forza Italia per la proposta in materia di cittadinanza. E ancora, recentemente, la premier Giorgia Meloni si è detta “contrarissima” rispetto all’ipotesi di dimezzare i tempi per l’ottenimento della cittadinanza, come chiedeva il quesito referendario. Che come si è poi visto, è stato bocciato dal 34,5 per cento di chi è andato a votare: un dissenso ben più alto rispetto agli altri quesiti. 

 

Io credo sia un segnale inequivocabile: quando si parla di cittadinanza bisogna evitare strappi e aperture indiscriminate. E soprattutto, vuol dire che la materia va spiegata per bene, nel dettaglio. Perché bisogna evitare che la percezione di una paura accompagni una riforma malintesa”, ragiona ancora Mulè col Foglio. Anche per questa ragione, secondo l’ex sottosegretario alla Difesa, le possibilità che il disegno di legge venga veramente esaminato e possa veder evolvere il suo iter nelle aule parlamentari sono ridotte al lumicino, nonostante ancora ieri il capogruppo forzista in commissione Affari costituzionali alla Camera, Paolo Emilio Russo, sostenesse che il tema esiste e non va cancellato. “Come ho già detto, abbiamo ancora tantissima carne al fuoco e non credo sia opportuno aggiungerne dell’altra. Rischiamo di cucinare più pietanze ma tutte peggio. E invece il nostro obiettivo è preparare dei buoni piatti”. Insomma, vade retro Ius Italiae: le priorità sono altre. “Dobbiamo ancora completare riforme quelle sì fondamentali come quelle legate alle materie giudiziarie. Abbiamo da portare avanti la riforma del premierato. E poi penso anche al fatto che dobbiamo mettere mano a tutta una serie di interventi in materia fiscale, per quel che riguarda le pensioni minime, su cui abbiamo ottenuto meno di quanto volevamo. Da qui a fine legislatura, poi, ci sono da chiudere due finanziarie, non dieci. Per questa ragione credo non ci sarà tempo e modo di occuparsi di cittadinanza a livello di calendario”, ribadisce Mulè. “E forse il risultato del referendum, con una bocciatura anche nel campo della sinistra, ci dice che vanno trovate soluzioni più ampie, trasversali. Spiegando bene, nel dettaglio, cosa cambierebbe. Insomma, adesso per il centrodestra a mio avviso non è una priorità”. Anche se Tajani sembra pensarla diversamente.

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  • Luca Roberto
  • Pugliese, ha iniziato facendo vari stage in radio (prima a Controradio Firenze, poi a Radio Rai). Dopo aver studiato alla scuola di giornalismo della Luiss è arrivato al Foglio nel 2019. Si occupa di politica. Scrive anche di tennis, quando capita.