
(foto Ansa)
duplice in crisi
Così sui referendum Landini ha rotto anche con la Uil: “Quesiti troppo politicizzati”
La sigla guidata da Bombardieri ha sostenuto solo due quesiti, evitando di fare campagna elettorale. Dai territori: "Il sindacato deve incalzare la politica, non sostituirsi ad essa". Dopo le divisioni con la Cisl, ora la Cgil incrina il rapporto con la Uil, che negli tempi era sembrata sempre più schiacciata sulle sue posizioni
Forse la mancata voglia di vedersi attribuita una qualche responsabilità dopo l’annunciato naufragio referendario, il segretario della Uil Pierpaolo Bombardieri la esplicita con il silenzio. Della serie: guardate che noi l’avevamo detto anzitempo che il referendum non era lo strumento adatto. E anche ieri, nonostante Bombardieri abbia preferito non esporsi pubblicamente (almeno fino al momento in cui questo giornale va in stampa), le articolazioni territoriali della Uil il messaggio lo hanno ribadito con discreta linearità e chiarezza: “L’eccessiva politicizzazione dei referendum ha fatto perdere il senso dei quesiti. E aver promosso referendum abrogativi su questioni così complesse rischia di trasformarsi in un boomerang per i promotori: in questo modo, passa il messaggio che questi temi non siano importanti e quindi sarà difficile spingere la politica a intervenire. Il sindacato deve incalzare la politica, non sostituirsi ad essa”, ha commentato Roberto Toigo, segretario veneto della Uil. Secondo cui, addirittura, bisognorebbe rivedere al rialzo il numero delle firme da raccogliere per chiedere la chiamata alle urne.
Del resto, erano mesi che l’Unione italiana dei lavoratori, accusata secondo svariati osservatori di schiacciarsi sempre di più sulle posizioni della Cgil di Maurizio Landini, aveva fatto capire quanto poco sostenesse la campagna referendaria. In prima battuta, non aveva contribuito alla raccolta delle firme necessaria a chiedere che la tornata avesse luogo. In seconda battuta, come aveva spiegato lo stesso Bombardieri durante un esecutivo federale dello scorso aprile, nel merito dei quesiti “coerentemente con il proprio impegno sindacale, la Uil darà indicazione di votare per l’abolizione del Jobs Act, contro il quale abbiamo proclamato a suo tempo uno sciopero generale, e a favore di quello sulla sicurezza sul lavoro che, come è noto, è una delle battaglie distintive della nostra organizzazione. Per gli altri tre quesiti, la Uil darà l’indicazione di libertà di voto”. Ribadendo, al proprio interno, che “per quanto ci riguarda questi referendum non sono la nostra battaglia”. E insomma secondo una parte della Cgil, anche quel sostegno “tecnico” ma minoritario solo a una parte dei referendum appariva da subito come un’esplicita volontà di differenziarsi. Resa ancor più evidente dalla scelta, fatta da Bombardieri e da tutto l’esecutivo nazionale, di non partecipare ai comitati referendari che hanno organizzato e condotto la campagna negli ultimi mesi in tutto il paese seguendo lo slogan “Cinque sì”.
E’ una specie di inedito nelle relazioni sindacali tra le principali sigle del paese perché, come abbiamo raccontato a più riprese sul Foglio, se con Luigi Sbarra alla guida della Cisl la vecchia Triplice aveva oramai mostrato tutta l’incompatibilità di via Po con le altre due sigle, con la nuova segretaria Daniela Fumarola alla guida le differenze si sono esacerbate ancor di più. In veste di nuova leader del sindacato bianco aveva chiarito come non avrebbe partecipato alla consultazione, “perché non si può guardare al futuro con lo specchietto retrovisore”. Definendo i quesiti “antistorici”. Tanto che ieri ha voluto evitare di rilasciare nuove dichiarazioni. Come se si volesse evitare di infierire dopo una tal sconfitta.
E’ stato lo stesso Landini, ieri, a riconoscere che “l’obiettivo era il quorum e non è stato raggiunto”. Ma ha anche puntato il dito contro la “crisi democratica” rappresentata dal voto. Solo che forse, dopo una débâcle così roboante, l’altro fallimento di questa partita Landini l’ha raccolto proprio sul fronte sindacale. Da Triplice a Duplice che era, il rapporto tra le sigle maggiori, l’immagine restituita dopo i referendum è quella dell’ognuno per se. Il punto più basso, forse, della segreteria Landini.