
Il racconto
Salvini su Marte: Meloni gli scippa il Dl Sicurezza, perde la sponda di Musk, la sua trappola è la legge elettorale
FdI gli ruba la scena e organizza un altro flash mob, il sottosegretario all'Interno Molteni litiga sui social, in Lombardia il partito si lacera dopo la nomina di Sardone. Il pericolo più grande è il proprozionale e il fattore Calenda
Gli scippano anche il decreto anti scippo. Festeggia il dl Sicurezza che vende come il Salvini act, ma FdI gli ruba la scena, Giovanni Donzelli le telecamere, nella notte, Elon Musk è passato a sinistra e i francesi sono tornati nostri alleati. Le tragedie prevedono almeno la catarsi. E’ il Salvini più frastornato dell’anno, come l’equinozio, il carico residuale di Meloni. L’irrilevanza della Lega si fa cronaca al Senato quando un manipolo di leghisti viene dimenticato dai giornalisti che corrono a seguire l’altro manipolo organizzato da FdI. Vendono entrambi pene e reati come ciliegie solo che il banco Meloni, al momento, è di alta qualità, stabilità di stagione. Salvini è costretto ad anticipare un breve punto stampa perché avvisato: “Si stanno aggiungendo anche i deputati di FdI”. Il capogruppo Lega, Max Romeo, che espone il cartello: “Stop borseggiatrici, nelle metropolitane” viene scambiato dai turisti per un uomo sandwich.
Chi vuole bene a Salvini, e sul serio, dovrebbe dirgli, con il cuore in mano: “Guarda che il mondo sta andando da un’altra parte, guarda che Meloni, in una notte, è tornata amica di Macron, guarda che il tuo Musk dice adesso che la legge fiscale di Trump è un ‘abominio’, guarda che se Meloni cambia la legge elettorale, cercherà Calenda. Tu, che fai?”. Non è capace di inventarsi nulla di diverso, magari una Lega Cdu, se non replicare il Salvini panpenale. Una festa di governo si rivela una baracconata, un decreto si muta nel Gran premio durezza, il carcere come l’autodromo di Imola. La Lega organizza un flash mob, mobilita i cronisti, “parlerà Salvini”, pronta a piazzare il dl come legge d’origine controllata, ma FdI, abile, fa altrettanto, la sorpassa in curva, e spedisce al Senato i deputati, Donzelli, Francesco Filini, Sara Kelany, Gianluca Caramanna con le bandiere di partito.
I flash mob, per imitare il Pd, che si è sdraiato in Aula, “arrestateci tutti”, si sdoppiano come Fratoianni e Bonelli, solo che nessuno aveva avvisato la Lega che viene schiacciata da FdI anche solo per numero. Donzelli, che ha meno peli di barba di Salvini, e dunque un giovane Donzelli, che sembra Salvini, suona il clacson della propaganda e dichiara alle televisioni che alle donne in carcere si dovrebbe togliere il diritto alla genitorialità. Scende dai banchi del Senato il capogruppo FdI, il fasciovaldese, Lucio Malan e con lui il senatore Luca De Carlo (che promette il buffet al ristorante La Campana) il presidente di Commissione Affari costituzionali, Alberto Balboni, che spiega lo scontro “epico” che ha avuto con Calenda.
Per la Lega è più umiliante della finale di Champions Inter-Psg. I leghisti vengono allontanati e si riparano in una striscia, una calza di sole, Salvini è costretto a rispondere velocemente e fa l’elogio del taser come fosse la bacchetta di sambuco di Harry Potter, prima di imbucarsi in automobile “perché ho tre riunioni”, rispondere sul referendum dicendo adesso che sarà all’estero per lavoro (ma non era con la famiglia?).
Sono momenti di vero panico quando i commessi del Senato iniziano a transennare il corso e si diffonde la voce, falsa, che starebbe addirittura per arrivare Meloni, anche lei per congratularsi per questo voto sul dl Sicurezza (109 favorevoli e 69 contrari) questo pennacchio che Nicola Molteni, il sottosegretario leghista all’Interno, da giorni si mette in testa. Era un’altra bella promessa della Lega, “Molteni, il Salvini temperato”, un dirigente dal grande avvenire ma ultimamente passa le sue ore sui social (lo ha notato il deputato del Pd Andrea Casu) a litigare con poliziotti infuriati, ispettori che gli chiedono lo scorrimento delle graduatorie, sbandati a cui Molteni replica: “Claudio Il-big, informati prima di parlare. Aspetterai il governo per lo scorrimento dei 411 (viceispettori). Buona fortuna”. Si imbuca anche Molteni in automobile mentre Romeo, che si vuole mordere la lingua, spiega: “Abbiamo fatto il nostro flash mob, lì”. Il senatore Bergesio, altro leghista, si riduce a fare i complimenti ai colleghi di FdI per la buona riuscita del loro mob: “Bravi”, c’è Claudio Borghi, che ora scrive libri di successo, “Vent’anni di sovranismo”, che cambia strada.
E’ solo per pietas che non si scrive di Lega. In Lombardia il partito è lacerato dopo la nomina di Silvia Sardone, ex di Forza Italia, vicesegretaria Lega, una che al contrario di Vannacci ha ambizioni concrete e i buoni consigli, del suo compagno, Davide Caparini, un principe (ha un castello di famiglia), uno che trascorreva le sue estati con Bossi. Raccontano i leghisti che cinque giorni fa, a una cena organizzata da Vannacci, a Firenze, all’ex Teatro Tenda, anche Salvini si è sentito a disagio e a metà serata ha lasciato il tavolo. Nell’Italia del dl Sicurezza il primo insicuro è Salvini. Se Meloni dovesse (e Meloni vuole) cambiare legge elettorale, se si dovesse correre con il proporzionale, se Calenda si tiene le mani libere, la Lega può far la fine del partito Jannacci, “vengo anch’io, no, tu, no”.
Aveva un ponte con Musk, per arrivare a Trump, ma da ieri è Musk che rompe con Trump, aveva puntato tutto sul sentimento antifrancese ma adesso Meloni ricuce con Macron. Ora che dovrebbe cambiare le sue idee come cambiava le maglie, Salvini si tiene quella della destra lercia. Porta la Lega su Marte, ma è sempre a margine di Meloni.