L'intervista

Zanettin (FI): “Un atto di clemenza per i detenuti per ricordare Papa Francesco”

Gianluca De Rosa

Il capogruppo al Senato di Forza Italia fa un appello al governo: "Mi rivolgo ai miei colleghi che si sono commossi al funerale del Pontefice: ridurre il sovraffollamento carcerario ci consentirebbe di omaggiarlo al di là della retorica"

“Ai miei colleghi di maggioranza e ai membri del governo che sabato scorso si sono commossi sul sagrato di piazza San Pietro in occasione del funerale del Papa voglio fare un invito alla coerenza, per omaggiare Francesco non solo attraverso il ricordo, ma seguendo i suoi insegnamenti: è ora di intervenire per svuotare le carceri del nostro paese dove la situazione diventa ogni giorno più insostenibile”, dice al Foglio Pierantonio Zanettin, capogruppo di Forza Italia in commissione Giustizia al Senato. “Papa Francesco – ricorda il senatore di Forza Italia – ha spesso denunciato la situazione disperata delle nostre carceri, il suo allarme è proseguito anche tre giorni prima della sua morte, quando, già indebolito dalla malattia, si è comunque voluto recare a Regina Coeli per salutare i detenuti per i quali chiedeva un atto di clemenza. Penso che non ci sarebbe atto migliore per omaggiare il Pontefice che questo. Per la politica – prosegue – può essere l’occasione di ispirarsi davvero al suo magistero, al di là della retorica”. 


E in effetti l’attenzione di Bergoglio per le carceri italiane è stata costante durante tutti i 12 anni del suo pontificato. Con visite regolari, non solo negli istituti di pena della capitale. Anche qualche mese fa Francesco aveva scelto di aprire l’ultima porta santa del Giubileo della speranza nel carcere di Rebibbia. Un gesto affatto casuale che aveva proprio lo scopo di ricordare alla politica e non solo la condizione in cui vivono i detenuti del nostro paese. Parlano i numeri. Nel 2024 in Italia si è raggiunto il record di suicidi in cella: 88. Un dato che non è  cambiato con il nuovo anno: dall’inizio del 2025 sono già più di 25 i detenuti che si sono tolti la vita. Oltre alle vicende personali e psicologiche dei singoli detenuti, pesano le condizioni degradate delle strutture detentive, ma anche una situazione di sempre meno sostenibile sovraffollamento in molti dei più importanti istituti di pena del nostro paese. Bergoglio aveva esplicitato il suo invito al governo nella bolla per il Giubileo Spes non confundit, chiedendo un “condono delle pene”. Di fatto un’amnistia o un indulto. Diceva Papa Francesco:  I I detenuti, privi della libertà, sperimentano ogni giorno, oltre alla durezza della reclusione, il vuoto affettivo, le restrizioni imposte e, in non pochi casi, la mancanza di rispetto. Propongo ai governi che nell’anno del Giubileo si assumano iniziative che restituiscano speranza”. Il 2025, da pochi giorni, è anche l’anno della sua morte. Il governo lo ascolterà?


Ieri dalle colonne del Corriere della sera, un appello simile a quello di Zanettin è arrivato anche dall’ex presidente della Camera Pierferdinando Casini, che si è rivolto direttamente alla premier Giorgia Meloni per un intervento di deflazione carceraria che consenta di ridurre un po’ il numero di detenuti, rendendo per coloro che rimangono in cella la vita meno gravosa. “Come ha sottolineato anche Casini – dice Zanettin – non sarebbe certo la prima volta che avviene un fatto del genere. Anche nel 2005, dopo la morte di Giovanni Paolo II, è successo qualcosa di simile: non proprio un amnistia, né un indulto, ma un atto che consentì di ridurre un po’ la popolazine carceraria. Inoltre, tornando ancora un po’ più indietro nel tempo, anche nell’anno giubilare che si svolse nel 1950 un atto di clemenza fu emesso su richiesta di Papa Pio XII”. Spera davvero che la maggioranza di centrodestra possa seguire il suo appello? Nei mesi scorsi voi di Forza Italia avevate già provato a convincere i vostri colleghi di FdI e Lega ad approvare un provvedimento che consentisse una piccola riduzione delle persone detenute, facendo uscire anche solo con sei mesi di anticipo chi ha residui di pena irrisori. Allora non è andata bene, pensa che la morte del Papa possa in qualche modo aver mosso le coscienze? “Spero davvero che possa esserci questa sensibilità. Penso che la scomparsa del Pontefice, in tutti i partiti, abbia suscitato commozione reale e riflessione sui suoi insegnamenti, quindi sarebbe davvero normale cercare di ricordarlo con un atto politico che vada nella direzione di quanto Francesco ha predicato prima della sua morte”.