Schermaglie al governo
La disfida del canone così è “una battaglietta”, dice da FI Giorgio Mulé
In commissione Bilancio è stato bocciato un emendamento leghista per ridurre il canone Rai anche nel 2025 da 90 a 70 euro, oltre che con i voti dell’opposizione, anche con quelli di Forza Italia. “Come ciò che fa litigare tra alleati”, parla il vicepresidente della Camera
“Una battaglietta”. Così Giorgio Mulé, vicepresidente della Camera per Forza Italia ed ex viceministro della Difesa, definisce quella che potrebbe essere chiamata la disfida del canone Rai, il canovaccio che negli ultimi giorni ha creato la piéce della tensione in casa Meloni (tra gli alleati, e con la premier seccata anche se con effetto-dissimulazione sulle “schermaglie”). L’antefatto è noto: mercoledì scorso, in commissione Bilancio, un emendamento leghista per ridurre il canone Rai anche nel 2025 è stato bocciato, oltre che con i voti dell’opposizione, con quelli di Forza Italia. Il seguito pure è noto: una scia di accuse incrociate, con invito a “darsi una calmata”, qualche epiteto colorito e un finale di apparente ricomposizione dello strappo. Antonio Tajani, da un lato, ha detto che “Silvio Berlusconi è sempre stato contrario al taglio del canone Rai” e che comunque il partito “guarda avanti: è un emendamento che è stato approcciato, non è una manovra finanziaria”. Matteo Salvini, dall’altro, ha buttato lì un non si sa quanto convinto “peace and love”.
Nel saliscendi di tensione, Tajani ha ribadito che Forza Italia non ha votato “un emendamento che prevedeva il taglio del canone Rai di 20 euro perché lo considerava sbagliato e non utile ad abbassare la pressione fiscale” ma che non c’era stato “alcun inciampo” all’interno del governo e che Forza Italia era sempre stata coerente. Intanto Salvini ha gettato acqua sul fuoco: “Non è successo nulla, è solo dibattito giornalistico, noi ministri ci occupiamo di temi molto concreti. Sono stati venticinque mesi produttivi e abbiamo davanti altri tre anni altrettanto produttivi”. Dal Pd si gridava “il re è nudo”: “Un emendamento della Lega bocciato per i voti di Forza Italia, che ha votato contro come le opposizioni. La maggioranza è in frantumi”. Battaglia impopolare, dunque? “Impopolare”, premette Mulé, “è ciò che fa litigare all’interno della maggioranza e ciò che fa sì che si voti in maniera difforme all’interno della stessa, circostanza che produce un effetto nefasto: prestare il fianco a chi, dall’opposizione, ti accusa di procedere diviso”.
Ma quindi, di fatto, era meglio non farla, questa battaglia? “Diciamo che non si doveva arrivare così a quella votazione, questo è stato l’errore”, dice Mulé, che, ex post, ci vede un inciampo “di mancata mediazione” in un “Parlamento che invece deve sempre avere un ruolo di compensazione tra diverse vedute perché è il luogo dove si sviluppa il dialogo e dove, se necessario, si trova la sintesi”. Dopodiché, nel merito, la questione canone, dice il vicepresidente della Camera, “dovrebbe essere inserita nel quadro generale di una riforma Rai a tutto tondo – e lo dico avendo presentato, nella scorsa legislatura, una proposta di legge che mirava proprio a mettere la Rai nella condizione di ricoprire davvero e bene il suo ruolo di servizio pubblico. Ma fare del canone una bandiera della riduzione tasse, togliere qui e rimettere lì, beh, mi pare sia una mossa da ‘vorrei ma non posso’. Stiamo lavorando con serietà, continuiamo a farlo, sul fisco e sulla Rai. Così, ripeto, mi pare una battaglietta, un’operazione a somma zero”.
L'editoriale del direttore