Il profilo

Ritratto di Maurizio Leo, il "sahariano" del redditometro che Meloni ha bloccato

Carmelo Caruso

Viceministro dell'economia, scoperto dalla famiglia Alemanno, amato dalla Gdf, autore di manuali sul fisco. E' alla sua seconda scivolata ma è il più competente di FdI. La passione per l'Africa prima del caso redditometro

Ha il cognome del leone, Leo, ma mangia solo verdurine. Non sbrana, non smania, alla Camera pranza da solo: “Dei fagiolini, grazie”. Quando Giorgia Meloni ha chiamato il suo viceministro dell’Economia, l’uomo redditometro, e chiesto come gli fosse venuto in mente di ripristinarlo, Maurizio Leo ha risposto: “Era un adempimento, io adempio”. La destra di governo dovrebbe esibirlo, dire “ecco un competente”, e invece lo maltratta, lo irride. Si è già meritato dalla Lega il titolo di “vice Dracula” (l’ufficiale era Vincenzo Visco). Racconta Giulio Tremonti che tutta la Gdf ha studiato sul suo manuale, il “Leo-Monacchi-Schiavo”. E’ un classico, ma in Italia è esotico. Leo, il sahariano.


Per correggere questo suo “adempimento”, la rinascita del redditometro, una griglia che usa il fisco per controllare le spese dichiarate, è intervenuta Meloni. Ha incontrato Leo a Palazzo Chigi,  sospeso il redditometro, avvisato sui social: “Con me mai nessun grande fratello fiscale”, frase che era stata utilizzata dai suoi cari alleati. Ha fatto tutto da solo, il 7 maggio, e Leo ancora non si spiega: “Non capisco  questa polemica, andava fatto”. Del redditometro se n’è accorto il Sole 24 Ore e Forza Italia e Lega non vedevano l’ora di usarlo contro di lui. Attendevano l’occasione da quando, audito in commissione di Vigilanza sull’anagrafe tributaria, da viceministro, ha dichiarato: “L’evasione è come un macigno, tipo il terrorismo”. Sul redditometro non ha informato il suo ministro Giancarlo Giorgetti che se lo incontra lo abbraccia. Non ci sono più soldi in cassa e qui si parla di redditometro. FdI pensa di Leo: “Persona di garbo, come lui nessuno, ma resta un tecnico. Il suo limite”. Alla Camera viene strattonato dai deputati di FdI che gli dicono: “ ‘A famo ‘na rottamazione?” e lui “la famo, la famo!”. E’ sempre sorridente, disponbile. Troppo. Per Italo Bocchino “avrebbe le carte per fare il ministro dell’Economia”. Giorgetti gli propone sempre: “Vuoi prendere il mio posto?”, Leo: “No, no!”. Giovanni Tria, che ministro lo è stato, con il governo gialloverde: “Mi creda, ad averne come Leo”.

Da trent’anni forma le leve della Guardia di Finanza. E’ stato prorettore della Scuola superiore di economia, professore di questioni tributarie, tanto che gli ultimi comandanti generali delle Fiamme Gialle lo chiamano ancora “professore”. Cena con i fratelli De Gennaro, Gianni e Andrea, quest’ultimo attuale comandante generale della Gdf. Al Mef ha ricoperto la carica di direttore centrale per gli affari giuridici, ed è stato allievo di Giuseppe Roxas, una colonna, già direttore del dipartimento delle entrate. Leo è la buona pianta cresciuta a Viale XX Settembre. A destra è l’unico a capire di fisco, che ha riformato, il solo a sapersi muovere nella savana. Ama l’Africa, il Kenya. Possiede una casa a Malindi, dichiara un reddito di quasi tre milioni di euro, indossa abiti Brioni, gemelli ai polsini delle camicie. Sembra passata un’epoca ma c’è stato un momento che la premier era solo un “underdog” e tutti gli economisti a cui chiedeva: “Ti va di fare il ministro dell’Economia?”, le rispondevano: “Grazie,  come se avessi accettato”. Fabio Panetta, le disse di “no”, perché puntava già a Bankitalia, Giorgetti, che rispose di sì, come la monaca di Monza, la mattina presto, in chiesa, pentito, chiede ora a Dio: “Padre, perché mi hai abbandonato? C’è Leo!”. Leo fa tutto quello che dice Giorgia, “Pronto!”, ma anche quello che impone la prassi.

Per i parlamentari che si occupano di economia è uno dei più grandi tributaristi italiani ma c’è  la cattiveria: “E’ così bravo che se ti rivolgi a Leo non è certo perché vuoi pagare più tasse”. Il suo studio, a piazza Sant’Apostoli, se solo lo vede Paolo Sorrentino, il regista di Parthenope, lo sceglie come set per la grande ma grande bellezza.  Lo ha scoperto Gianni Alemanno, che lo coinvolge nella sua giunta, assessore al Bilancio, poi tre legislature in An. Meloni lo recupera. Per l’ ex sindaco di Roma, “Maurizio è un samurai del fisco. Me lo ha fatto conoscere mia sorella”. E’ Gabriella Alemanno, attuale commissario in Consob, madre di Edoardo Arrigo, oggi capo segreteria di Leo. Alle suppletive del 2020, quelle che hanno permesso a Roberto Gualtieri, allora ministro dell’Economia, di entrare in Parlamento, la destra decise di candidargli contro il sahariano Leo e lui, raccontano, non voleva: “Ma devo proprio? Contro il mio ministro?”. Merita il “Premio coraggio 2024”, e un film di Bertolucci: “Un Leo nel deserto”.

 

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  • Carmelo Caruso, giornalista a Palermo, Milano, Roma. Ha iniziato a La Repubblica. Oggi lavora al Foglio