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l'editoriale del direttore

Le ipocrisie di destra e sinistra su sicurezza e immigrazione 

Claudio Cerasa

Cosa ci dice l'accoltellamento di un poliziotto tra la notte di mercoledì e la mattina di giovedì, a Milano, sul dibattito sulla sicurezza nel nostro paese

C’è una piccola storia milanese, una storia di sangue, di coltelli, di aggressioni, di sicurezza violata, che meriterebbe di essere tirata fuori in fretta dalle cronache locali e raccontata con uno sguardo curioso, quello di chi sa che a volte le storie più piccole possono aiutarci a capire con chiarezza le storie più grandi. La storia a cui facciamo riferimento riguarda un fatto capitato tra la notte di mercoledì e la mattina di giovedì, a Milano. Un uomo di trentasette anni, un immigrato irregolare di origine marocchina, in stato di alterazione, ha accoltellato con tre colpi alla schiena un poliziotto, spedendolo in codice rosso all’ospedale Niguarda.

Se si sceglie di riflettere su questa notizia senza farci travolgere dalla superficialità suggerita dalle nostre simpatie politiche, si noterà con semplicità che questa storia offre agli osservatori più attenti spunti utili per ragionare attorno ad alcuni tabù, e ad alcuni non detti, che riguardano la sicurezza italiana.

Il primo tabù riguarda un fatto che va oltre la cronaca e che coincide con un tema importante: la trasformazione in bersagli di alcune figure che incarnano il principio di autorità. Solo a Milano, come ha riportato giorni fa il questore Giuseppe Petronzi, gli agenti feriti hanno raggiunto un numero preoccupante (35 nel primo semestre del 2023, 62 nel secondo semestre). Ma oltre agli agenti ci sono anche altre figure che incarnano bene il principio di autorità che sono diventate bersaglio. Nel 2024, sono stati 70 i docenti aggrediti. Nel 2023, il 40 per cento degli infermieri in Italia ha dichiarato aggressioni verbali e fisiche (nel 2022 erano stati il 32 per cento). Prima riflessione di fronte a questi numeri: l’opinione pubblica sta facendo tutto il possibile per evitare che coloro che incarnano il principio di autorità vengano difesi da coloro che li vogliono quotidianamente manganellare? Il secondo elemento di riflessione riguarda un tema che sarà indigesto alla sinistra: esiste o no un problema di criminalità legato all’aumento dell’immigrazione irregolare? Il questore di Milano, nella relazione sullo stato della città presentata un mese fa, ha notato che il coinvolgimento degli stranieri in rapine commesse sulla pubblica via è un tema vero, dato che dal 71 per cento dei casi del 2022 si è passati all’81 per cento del 2023 e dato che  sono “troppi e crescenti  i casi in cui i giovani, soprattutto stranieri, hanno fatto ricorso a coltelli per sopraffare le vittime o per rapinarle in strada”. Basterebbe questo elemento per ricordare che trattare l’immigrazione irregolare come un non problema, come una fissazione della destra, significa volersi ostinare a seguire il modello liberi tutti di Saviano: non governare il fenomeno e lasciare che sia il fenomeno a governare l’Italia.

Ma basta invece tutto quello che abbiamo detto finora per poter dire che a Milano vi è un’emergenza legata alla sicurezza? L’aneddotica suggerisce di sì, i numeri suggeriscono di no. Rispetto a dieci anni fa, i delitti a Milano sono diminuiti di 21 mila unità, a fronte di una città che negli ultimi dieci anni ha visto aumentare del cinque per cento i cittadini residenti. Anche qui, una domanda da porsi: quando si parla dell’emergenza sicurezza a Milano questi numeri vengono considerati oppure ignorati? Si capisce però perché la destra abbia voglia di parlare di Milano, della sua emergenza sicurezza, perché parlare di ciò che è successo a Lambrate, della presenza di un immigrato irregolare in strada, significherebbe dover ricordare che l’immigrazione irregolare la si governa non con la semplice imposizione delle mani (modello Salvini) ma lavorando con l’opposizione sull’integrazione, lavorando con l’Europa sui rimpatri, lavorando per evitare di trasformare le politiche migratorie in occasioni utili non per governare un fenomeno ma semplicemente per moltiplicare gli irregolari.

Realtà contro percezione. Fatti contro narrazione. Si scrive Lambrate, si legge Italia.

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  • Claudio Cerasa Direttore
  • Nasce a Palermo nel 1982, vive a Roma da parecchio tempo, lavora al Foglio dal 2005 e da gennaio 2015 è direttore. Ha scritto qualche libro (“Le catene della destra” e “Le catene della sinistra”, con Rizzoli, “Io non posso tacere”, con Einaudi, “Tra l’asino e il cane. Conversazione sull’Italia”, con Rizzoli, “La Presa di Roma”, con Rizzoli, e "Ho visto l'uomo nero", con Castelvecchi), è su Twitter. E’ interista, ma soprattutto palermitano. Va pazzo per i Green Day, gli Strokes, i Killers, i tortini al cioccolato e le ostriche ghiacciate. Due figli.