Sergio Mattarella - foto LaPresse

Editoriali

All'Italia serve più Mattarella e meno Tarquinio

Redazione

La gran lezione del capo dello stato all'assemblea delle Nazioni Unite, dedicata ai professionisti della resa come il candidato alle europee in lista con il Pd

Il presidente Mattarella ha pronunciato all’Assemblea generale dell’Onu un discorso  impegnato, in cui ha affrontato nel merito le situazioni di crisi internazionali. Sull’aggressione della Russia all’Ucraina ha precisato che non si tratta di cercare una pace a tutti i costi, che finirebbe col premiare l’aggressore creando così un precedente pericoloso e inaccettabile, anche perché contrario ai princìpi di rispetto della sovranità degli stati che sono alla base dell’Onu.  Mattarella ha spiegato che cedere all’aggressore non chiude la guerra ma ne provoca altre anche più devastanti: si è quindi nettamente contrapposto ai “pacifisti” senza princìpi, quelli, per intenderci, come Tarquinio, che proprio ieri in un’intervista a Repubblica aveva sostenuto che gli Ucraini avrebbero dovuto rispondere all’occupazione russa con la “nonviolenza”, cioè avrebbero dovuto cedere senza reagire. Anche sulla crisi di Gaza, Mattarella ha ricordato che essa è stata provocata dall’ignobile assalto di Hamas e che può essere risolta nella logica dei due stati, a condizione che i paesi confinanti con Israele riconoscano il suo diritto alla sicurezza e non ci siano appoggi alle formazioni terroristiche.
 

Ha dedicato anche una parte del suo intervento a contestare la tesi di una contrapposizione tra nord e sud del mondo, che tende a delegittimare la partecipazione dell’occidente a un’azione volta al superamento delle differenze economiche e sociali e, in questo quadro, ha valorizzato gli sforzi dell’Italia per stabilire relazioni con l’Africa rispettosa degli interessi e delle esigenze di quei paesi, secondo le linee del “piano Mattei”. Ha valorizzato il ruolo delle organizzazioni multilaterali, come l’Onu, senza nascondere i problemi di  efficacia di questa istituzione. Un discorso in cui è apparso evidente l’intento di sottolineare una volontà italiana di collaborare nell’orizzonte internazionale, senza alcuna tentazione di isolamento sovranista o di fuoruscita dall’ambito della difesa delle libertà e dei diritti dei popoli.

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