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Notizie positive del fu accordo tra Lega e Putin

Claudio Cerasa

Salvini ha detto che l'accordo con il partito del presidente russo non è più valido dopo l'invasione dell'Ucraina da parte della Russia. Qualche spunto di riflessione per essere ottimisti

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La notizia più gustosa della settimana che si chiude riguarda il rapporto incredibilmente pazzotico costruito negli anni con la Russia da alcuni partiti italiani. Uno in particolare: la Lega.

Cosa è successo? Semplice. Mercoledì, la Camera ha votato una mozione di sfiducia al ministro Matteo Salvini. Al centro di questa mozione di sfiducia vi era la denuncia da parte delle opposizioni di un atteggiamento eccessivamente ambiguo costruito nel tempo da Salvini con il partito di Putin. Al centro di questa mozione vi era la richiesta di dare conto di un accordo di collaborazione sottoscritto dalla Lega di Salvini nel 2017 con il partito di Vladimir Putin. Erano gli anni in cui Salvini diceva: “Putin è un uomo di governo stimato e stimabile”, “Io qua a Mosca mi sento a casa mia. In alcuni paesi europei no”, “Vado a incontrare Putin. Uomini come lui, che fanno gli interessi dei propri cittadini, ce ne vorrebbero a decine in questo paese”. Quell'accordo è stato rinnovato automaticamente dalla Lega nel 2022, a marzo, dopo l'invasione dell'Ucraina da parte di Putin. Due anni dopo, notizia di martedì, la Lega, 760 giorni dopo aver rinnovato la collaborazione, fa sapere che quell'accordo è carta straccia, che non vale più, che la guerra ha cambiato tutto.

Notizia positiva, anche se la Lega non ha fornito alcuna prova dello stralcio del contratto. Notizia positiva, se si pensa al fatto che anche la Lega ha capito che la campagna elettorale delle Europee non vale troppo la pena giocarla su posizioni anti sistema. Notizia ancora più positiva se si pensa al fatto che ad aver chiesto maggiore trasparenza sulla Russia, alla Lega, è stato Giuseppe Conte, con il M5s, che l'esercito russo lo fece entrare in Italia durante la pandemia e che da ormai due anni fa campagna per smettere di aiutare l'Ucraina a difendersi dalla Russia. Come direbbe il vecchio saggio: vieni avanti tu che a me vien da ridere.

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  • Claudio Cerasa Direttore
  • Nasce a Palermo nel 1982, vive a Roma da parecchio tempo, lavora al Foglio dal 2005 e da gennaio 2015 è direttore. Ha scritto qualche libro (“Le catene della destra” e “Le catene della sinistra”, con Rizzoli, “Io non posso tacere”, con Einaudi, “Tra l’asino e il cane. Conversazione sull’Italia”, con Rizzoli, “La Presa di Roma”, con Rizzoli, e "Ho visto l'uomo nero", con Castelvecchi), è su Twitter. E’ interista, ma soprattutto palermitano. Va pazzo per i Green Day, gli Strokes, i Killers, i tortini al cioccolato e le ostriche ghiacciate. Due figli.