Futuro europeo

Cingolani: “Draghi a guidare la Ue? Sarebbe eccezionale”

Gianluca De Rosa

L'ad di Leonardo, già ministro della Transizione ecologica nell'esecutivo guidato dall'ex governatore della Bce, non ha dubbi: Draghi nonno? Meglio averlo in Europa

“Mario Draghi alla guida dell’Europa? Non posso che essere favorevolissimo all’ipotesi di qualunque incarico per lui ai vertici della Ue, per l’Italia sarebbe un colpo eccezionale”, dice Roberto Cingolani, ad di Leonardo, già ministro alla Transizione ecologica nel governo guidato dall’ex governatore della Bce. Ma davvero Mario Draghi può essere lasciato al ruolo di semplice nonno? Veramente l’uomo che ha salvato la Ue, il mago del whatever it takes può rimanere rinchiuso in “un mondo che riduce a un piccolo quartiere”,  come ha raccontato ieri su queste colonne Carmelo Caruso? Cingolani non sembra avere alcun dubbio: sarebbe meglio di no, sarebbe meglio mandarlo alla testa dell’Europa. “Draghi – dice ancora Cingolani – svolge il suo compito a un livello altissimo, e il sottoprodotto di questo lavoro è un enorme vantaggio per le istruzioni che guida”. Cingolani d’altronde era uno dei ministri tecnici di quell’esecutivo che aveva un unico partito all’opposizione, FdI. Eppure la leader di quel partito, l’attuale premier Giorgia Meloni, non ha avuto dubbi. Arrivata a Palazzo Chigi per guidare Leonardo, una delle tre grandi aziende strategiche a controllo pubblico del nostro paese, è andata a pescare proprio da quel governo. Ha scelto, sorpassando anche i dubbi del ministro della Difesa Guido Crosetto, proprio Roberto Cingolani.

 

E allora la presidente del Consiglio potrebbe prendere l’auspicio dell’ad di Leonardo come un consiglio. Meloni, che guida Ecr, il gruppo dei conservatori europei, per adesso immagina di sostenere la rielezione di Ursula von der Leyen alla presidenza della Commissione europea, ma le cose potrebbero cambiare. Non è un segreto che il presidente francese Emmanuel Macron, già kingmaker dell’elezioni di Ursula von der Leyen , sogni oggi di sostituirla proprio con l’ex governatore della Bce. Ne avrebbe parlato anche cancelliere tedesco, il socialista Olaf Scholz, il terzo protagonista, proprio insieme a Macron e Draghi, della celebre foto in treno verso Kyiv, la foto simbolo della risposta compatta dell’Europa all’invasione russa dell’Ucraina. Nelle settimane precedenti si era parlato anche dell’ipotesi di Draghi come presidente del prossimo Consiglio europeo. Eppure, almeno per ora, in Italia c’è una certa timidezza a parlare dell’argomento. Un altro tecnico del governo Draghi, l’ex ministro dei Trasporti Enrico Giovannini, per adesso preferisce non parlare. Ma il silenzio è soprattutto quello della politica. Tace il leghista “draghiano” Giancarlo Giorgetti, oggi ministro dell’Economia con Giorgia Meloni, e restano in silenzio molti degli allora ministri “ultradraghiani” in quota Pd. Lorenzo Guerini, coprotagonista con l’ex presidente del Consiglio della netta linea italiana sull’invasione russa, declina con gentilezza la richiesta di un commento. Vincenzo Amendola, che all’epoca di Draghi a Palazzo Chigi ricopriva il ruolo di ministro per gli Affari europei, a domanda risponde con il gesto eloquente di una lampo che si chiude sulle labbra. Che abbia ragione la moglie di Draghi, Serenella Cappello, che al Foglio ha detto: “La politica non ama mio marito. I politici lo temono. In Europa lui non ci andrà. Del resto si è già visto in un’occasione come è andata a finire… Non lo manderanno mai. Non lo vogliono”. Non è detto che sia così. I draghiani tra i partiti sono ancora lì, ma gli equilibri politici in Europa sono molto complicati. Meglio aspettare allora. E al massimo scherzarci su, come faceva qualcuno in questi giorni dentro al Pd: “Draghi? Altro che Commissione europea, lo avremmo dovuto candidare in Basilicata, almeno evitavamo la figuraccia che abbiamo fatto”.