Editoriali

Solidarietà a Lacerenza, vittima prescelta del cinismo del Pd

Redazione

È chiaro che la sinistra, che in Basilicata ha come massimo esponente Roberto Speranza, ha deciso di perdere. Mandando allo sbaraglio il suo candidato,  senza un programma, senza una squadra, senza un supporto nella comunicazione

Non si capisce se sia più dilettantismo o cinismo, ma la vicenda del candidato del centrosinistra alla presidenza della Basilicata è uno spettacolo indecoroso. Sia dal punto di vista politico, ma soprattutto da quello umano. Dopo essersi rimpallati a lungo sul nome di Angelo Chiorazzo, su cui è stato posto il veto del M5s, a poco più di una settimana dalla chiusura delle liste il Pd e il partito di Giuseppe Conte hanno tirato fuori dal cilindro il nome del medico Domenico Lacerenza. Che nella vita, fino a due giorni fa, era uno stimato oculista e all’improvviso è diventato lo zimbello del paese. Sono bastate poche dichiarazioni, sul fatto che non sapesse bene chi e perché l’avesse scelto, sul fatto che fosse a digiuno di politica e che avrebbe dovuto preparare un programma a farlo diventare oggetto dell’ironia dei social network e della critica politica e mediatica più generale.

Dall’oculista che “non ha visto arrivare la candidatura” al passaggio dal “campo largo al campo visivo”, le battute si sono sprecate. E contro la scelta improvvisata di Lacerenza ci sono state rivolte sia di partiti come Azione sia di amministratori e movimenti locali di sinistra. Tanto che dopo un solo giorno si parla di ritiro della candidatura di Lacerenza. E’ chiaro che la sinistra, che in Basilicata ha come massimo esponente  Roberto Speranza, ha deciso di perdere. E a voler trovare un senso in questa scelta suicida, si vede il tentativo di far fuori politicamente dal centrosinistra l’ingombrante ex presidente della regione Marcello Pittella (ex dem passato con Calenda) in modo che il Pd abbia un’egemonia sull’opposizione. Ed è evidente che in una strategia del genere servisse un volto della “società civile” a cui appiccicare la sconfitta. Però non si può essere così cinici da mandare al massacro una persona in questo modo, senza un programma, senza una squadra, senza un supporto nella comunicazione. Solidarietà al dottor Lacerenza, candidato senza speranza e caduto sul campo largo.

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