Chiara Gribaudo (Ansa)

Regionali

Sciolto il nodo Basilicata, il Pd ha già un altro problema: il Piemonte

Ruggiero Montenegro

Tra i dem piemontesi è sfida tra l'area vicina a Bonaccini e quella legata a Schlein: la candidatura di Gribaudo incontra resistenze anche in casa e si rischia la conta interna. Senza dimenticare i veti del M5s. Intanto dopo la scelta di Lacerenza, Calenda attacca ed è pronto a schierarsi con Bardi (e Cirio)

Nemmeno il tempo di trovare il candidato lucano che il Pd si trova davanti a un altro problema: il Piemonte. Da queste parti l'intesa con il M55, complici gli ormai decennali dissidi torinesi (dalla Tav alle altre infrastrutture fino alle varie amministrazioni Fassino-Apppendino-Lorusso), è ancora in alto mare e non è affatto detto, insomma, che alla fine si riesca a trovare una sintesi. La dem Chiara Gribaudo continua a incontrare le resistenze grilline. Che tuttavia non sono le uniche. Perché prima ancora di mettersi al tavolo con Giuseppe Conte, c'è da risolvere la partita interna. 

Non c'è solo Chiara Appendino, notoriamente critica. Anche tra i dem piemontesi c'è infatti chi nutre perplessità verso Gribaudo e preferirebbe puntare su Daniele Valle, attuale vicepresidente della regione Piemonte che tra le altre cose ha partecipato alla fondazione dello stesso Pd. Il rischio, senza un intervento da Roma, è che nell'assemblea locale prevista per sabato prossimo (dovrebbe essere decisa in questa sede la candidatura unica o il mandato per un'alleanza più larga) si arrivi alla conta rendendo ancora più plastica una spaccatura che i dem piemontesi provano a dissimulare prendendo tempo. 

Ieri infatti sarebbe scaduto il termine per la presentazione delle mozioni in vista della tornata elettorale del 9 giugno: le mozioni in ballo sono appunto due, quella di Gribaudo e quella di Valle. La prima fa capo all'area Schlein, il secondo è vicino a quella di Bonaccini.

Le cronache locali raccontano che gli sherpa dei due contendenti hanno provato per tutta la giornata di ieri a trovare una quadra. Alla fine l'unico risultato è stato quello di rimandare a domani la scadenza per presentare i documenti programmatici. Nella speranza che l'impasse trovi uno sbocco, magari con un intervento da Roma che consenta di fare un passo in avanti in senso unitario. Davide Baruffi, resposabile Enti locali dem, ci sta lavorando. E' quello che vorrebbe anche il segretario regionale Domenico Rossi, per non trovarsi a gestire al di là del candidato una partito diviso in campagna elettorale.

Se ne capirà forse di più nelle prossime ore. Ma è comunque assai probabile, se è vero come continua a ripetere Schlein che "noi siamo testardamente unitari", che questo non sarà l'ultimo atto delle trattative. C'è chi giura che Conte sia pronto, un'altra volta, a mettersi di traverso.

In Basilicata l'ex premier ha fatto valere il suo peso, contribuendo al passo indietro di Angelo Chiorazzo e alla successiva convergenza di Pd, M5s, Avs e + Europa sull'ex primario di Potenza Domenico Lacerenza. Scelta non condivisa, usiamo un eufemismo, da Carlo Calenda che questa mattina è partito all'attacco: "Con somma gioia Conte rivendica di aver imposto al Pd un veto su Azione. Bene. Il dato positivo è che la 'sinistra' ha scelto finalmente il suo campo e il suo leader. Non è il nostro. Auguri". 

In termini pratici, per Schelin e Conte, significa anche rinunciare ai consensi di Marcello Pittella, ex presidente della Basilicata e principale referente del partito calendiano in regione. Alle scorse politiche Azione, con Pittella candidato, ha raccolto circa il 10 per cento. Consensi da verificare oggi, ma che in ogni caso saranno dirottati altrove, con la possibilità che finiscano al candidato di centrodestra Vito Bardi. "Un moderato europeista, un uomo delle istituzioni, non come Paolo Truzzu", ha ricordato Calenda. Uno schema a cui il leader centrista potrebbe ricorrere anche in Piemonte dove, non è un mistero, le interlocuzioni con il forzista Alberto Cirio, governatore uscente e ricandidato, sono già avviate. 

 

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