(foto Ansa)

l'intervista

Colapietro (Silp-Cgil): “Basta campagna elettorale sui manganelli. Non siamo il Cile di Pinochet”

Luca Roberto

Il segretario del sindacato dei lavoratori della Polizia della Cgil: “Siamo dalla parte della Costituzione, chiaro? Abbiamo bisogno di risposte concrete, non di essere tirati per la giacchetta dalla politica"

Non c’è un mandante delle manganellate di Pisa. Così come non c’è un regime. L’Italia non diventerà il Cile di Pinochet. C’è sicuramente un clima che sta surriscaldando le piazze e che va raffreddato. Perché la gestione dell’ordine pubblico deve essere sottratta alla campagna elettorale di tutte le forze politiche. Altrimenti si fa un danno alle forze dell’ordine, che non possono essere tirate per la giacchetta”. Pietro Colapietro è il segretario del Silp, il sindacato dei lavoratori della Polizia della Cgil. Lo premette all’inizio di questo colloquio con il Foglio: “Per la delicatezza del lavoro che svolge la Polizia, bisogna lasciarla al di fuori dell’agone politico. Risponde unicamente alla Costituzione, non a questo o a quel governo”.

 

Secondo il segretario Colapietro, che ha lavorato per anni nei reparti delle squadre mobili, “uno scontro tutto politico” a proposito dei fatti di Pisa “fa finire la Polizia nel tritacarne. E questo è un fatto gravissimo. C’è bisogno di serenità. I poliziotti possono sbagliare, ma hanno dei reati propri, non possono operare contro la legge. Ecco perché il tiro al piccione è sbagliato”. In questi giorni, però, gli agenti di Polizia è come se venissero considerati una specie di braccio armato che si piega ai desiderata del governo. “Ma un conto sono un certo tipo di sensibilità. E l’abbiamo capito tutti che nei confronti del disagio, della gestione dell’ordine pubblico, c’è sicuramente un atteggiamento più aggressivo. E’ un indirizzo legittimo che dipende dal governo”, dice il segretario del Silp Cgil. “Eppure da qui a dire che siamo sotto un regime ce ne passa. Ci sono stati governi di tutti i colori, la Polizia è stata sempre lì e ha fatto sempre il suo a prescindere dagli esecutivi. Siamo una struttura sana, rispondiamo alla Costituzione, non alla parte politica. Siamo super partes”.

 

Il segretario di uno dei principali sindacati di Polizia del paese, però, riconosce che le parole della premier Meloni – “E’ pericoloso far mancare il sostegno alla polizia” –, interpretate contro il capo dello stato Sergio Mattarella, non l’hanno affatto convinto. “Perché instillare negli agenti di Polizia il dubbio che il loro presidente della Repubblica non li difenda è grave. E poi, non è neppure vero. Mattarella in più occasioni ha fatto sentire la propria vicinanza e solidarietà nei confronti delle forze dell’ordine. In ultimo nel caso dell’aggressione di Torino”, dice Colapietro. Il quale ricorda che “per sostenere davvero la Polizia c’è bisogno di dotare gli agenti della dovuta dignità e di situazioni lavorative migliori. Quando lavori tre turni di fila in un giorno, mal pagato, è chiaro che vai avanti solo grazie a uno spirito di sacrificio enorme. In questi anni i poliziotti hanno dovuto aspettare 20 mesi per vedersi riconosciuti gli straordinari d’obbligo, straordinari che sono pagati meno del lavoro ordinario. Ci sono contratti che non vengono rinnovati da 800 giorni. Così come molti agenti non hanno alloggi adeguati dove poter vivere. E’ su questo che meriteremmo di avere delle risposte concrete”.

 

L’altro pregiudizio che sta emergendo dopo le immagini della piazza di Pisa è che, come dice ancora Colapietro, “i poliziotti non siano donne e uomini come tutti. E invece sono lavoratori, non sono una corporazione sconnessa dal resto della società italiana. E questo dovremmo ricordarcelo sempre”. Così come “non è assolutamente vero che la Polizia ha nel proprio Dna un uso illegittimo del manganello. La cultura della Polizia, anzi, è fortemente democratica. Serve la Costituzione, non gli interessi di parte”. Colapietro, peraltro, è pure d’accordo con l’uso delle body cam, che servono a riprendere e tenere memoria di quel che succede durante la gestione degli eventi pubblici. Potrebbero banalmente essere una tutela anche per gli agenti. Quello che dovrebbe cambiare, forse, è il riflesso secondo cui (almeno per un pezzo di paese) il governo si starebbe servendo della Polizia allo scopo di reprimere le libertà personali. “La gestione dell’ordine pubblico è talmente importante che noi che svolgiamo questo lavoro avremmo bisogno di una cappa protettiva”, ragiona ancora Colapietro. “Ma sul fatto che gli agenti siano dalla parte della Costituzione, i cittadini non possono avere dubbi. E i partiti devono smetterla di tirarci in ballo in campagna elettorale. C’è bisogno di fermarsi, di aprire un dialogo. E di abbassare tutti quanti la temperatura del dibattito”.

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  • Luca Roberto
  • Pugliese, ha iniziato facendo vari stage in radio (prima a Controradio Firenze, poi a Radio Rai). Dopo aver studiato alla scuola di giornalismo della Luiss è arrivato al Foglio nel 2019. Si occupa di politica. Scrive anche di tennis, quando capita.