LaPresse

Passeggiate romane

Il voto sardo spinge Schlein verso la candidatura in Europa

La segreteria è sempre più convinta a correre alle europee, ritiene che questa sia la strada migliore per arrivare alla leadership dell’opposizione

Ma al Pd si festeggia la vittoria di Alessandra Todde in Sardegna? Fino a un certo punto… Di certo la festeggia (lo ha fatto praticamente per tutta la notte) la segretaria Elly Schlein perché ha vinto la sua linea e quel successo le permette di tacitare gli oppositori interni per un bel po’. Assai meno festanti invece quei dem che non facevano salti di gioia per un’alleanza con il Movimento 5 stelle alle condizioni di Giuseppe Conte e con la candidata di Giuseppe Conte. Loro si consolano dicendo che comunque il Partito democratico ha preso più voti del M5S e questo dato non li mette in stato di subalternità rispetto all’ex premier. Ma quelli che masticano veramente amaro sono i big delle correnti. Adesso infatti Schlein avrà mano libera nella composizione delle liste per le elezioni europee. “Deciderà tutto lei e per noi i margini di manovra si sono più che ridotti”, si lamentano.
 

Dopo il voto regionale sardo appare ormai scontata la decisione della segretaria di candidarsi, come aspirava a fare sin dall’inizio. A questo punto, raccontano i dem bene informati, Schlein ha rotto ogni indugio. Di più: se prima, al di là delle dichiarazioni di rito, la tratteneva l’idea che scendesse in campo anche Giorgia Meloni perché è chiaro che, benché ammaccata, la premier ha comunque un consenso maggiore di quello che può raccogliere la leader del Pd, adesso invece quella sfida la spinge a farsi avanti. Anche perché può essere una tappa di un altro cammino che Schlein vuole assolutamente imboccare. Ossia quello che la dovrebbe portare ad avere la leadership dell’opposizione e quindi a candidarsi alla guida del paese quando si terranno le elezioni politiche. La segretaria del Partito democratico infatti sa bene che Giuseppe Conte non vuole mollare la presa e che mira ancora a tornare a palazzo Chigi. Nei colloqui privati l’ex presidente del Consiglio lo lascia intendere in modo più che palese. E Schlein sa anche che non saranno i pochi punti in più rispetto ai 5 stelle che il Pd potrà prendere alle Europee a incoronarla leader del fronte delle opposizioni.
 

Mentre la disfida con Meloni potrebbe essere l’antipasto di un futuro duello alle politiche. Ma da questo punto di vista Schlein rischia di avere una sorpresa: pare proprio che la premier non abbia intenzione alcuna di candidarsi. Lo aveva detto solo per imporre le sue posizioni con gli altri leader della maggioranza. Secondo Renzi, poi, al suo posto candiderà la sorella Arianna. Intanto nel Pd si fronteggiano già due linee. Quella rappresentata dai riformisti che insistono nel voler costruire un’alleanza che non tenga fuori Azione e Italia viva, e quelli, come Marco Furfaro, Igor Taruffi e Marta Bonafoni, che, invece, ritengono che non ci si debba impegnare più di tanto per coinvolgere Carlo Calenda e Matteo Renzi perché il voto sardo, secondo questi esponenti molto vicini a Elly Shclein, ha dimostrato che il cosiddetto centro non riesce a fare la differenza.

L’idea dei fedelissimi di Schlein non è certo quella di sbattere la porta in faccia ad Azione (mente con Italia viva lo si può anche fare, secondo loro) ma di non svenarsi alla ricerca di un accordo a tutti i costi con Calenda. Infatti sono sicuri che alla fine l’ex ministro dello Sviluppo economico, non potendo andare con Renzi per ovvi motivi, sarà comunque costretto a bussare alla porta del Nazareno. Tanto più che comunque Schlein mantiene un rapporto con Emma Bonino e Riccardo Magi, altre possibili “sponde” di Calenda. I riformisti, invece, vorrebbero valorizzare l’intesa con Azione e Italia viva, per riequilibrare il rapporto con Conte, dato che temono che quel rapporto sia troppo squilibrato in favore dei 5 stelle.

Di più su questi argomenti: