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dopo la Sardegna

Emiliano e Conte mediano. Il campo “extra large” si prepara alle amministrative in Puglia

Gabriele De Campis

Il successo di Todde diventa collante per una coalizione litigiosa. Due gli strateghi: lo sceicco-governatore che corteggia tutti e il leader M5s che sconfessa i suoi e apre alle primarie a Bari con i dem

La vittoria di Alessandra Todde in Sardegna, sostenuta da M5S e Pd, è mastice per il litigioso centrosinistra pugliese: qui si voterà a giugno per il rinnovo delle amministrazioni di Bari e Lecce. Polemiche, tensioni, comunicati, tavoli e tavolini saltati sembravano far presagire l’impossibilità di presentare alle elezioni un fronte unico delle opposizioni, ma poi sono entrati in campo i due pesi massimi che hanno ricucito gli strappi: lo sceicco Michele Emiliano e l’avvocato di Volturara Giuseppe Conte. 

Il caso più spinoso era quella di Bari, dove - con il terzo mandato per le grandi città in ballo fino a pochi giorni fa - la successione del sindaco Antonio Decaro non è stata preparata per tempo. Il Pd aveva ben tre aspiranti alla fascia tricolore - il deputato Marco Lacarra e gli assessori Pietro Petruzzelli e Paola Romano - ma ha scelto di metterli in freezer, con un intervento del capogruppo al Senato Francesco Boccia, per provare a non dividere la coalizione. Da sinistra, però, a novembre era sceso in campo il penalista Michele Laforgia, già candidato non eletto alle politiche nel 2018 per Liberi e uguali, amico della Schlein, capace di avere tra i suoi sostenitori l’influencer ex Vogue Giappone, Anna Dello Russo, Pinuccio Fazio, padre di un giovane martire della mafia nella città vecchia. Il legale, inizialmente, si era detto ontologicamente contrario alle primarie (“inquinate dal malaffare”) e così tutte le discussioni si esaurivano con la domanda: “Perché non vado bene?”.

Il Pd ha cercato in lungo e largo una figura super partes da contrapporre a Laforgia, considerato “divisivo”, ma si è scontrato con il tatticismo moroteo del M5s: i grillini prima hanno imposto il no alle primarie e poi si sono dolcemente posizionati con il penalista. Tutto questo mentre Decaro ed Emiliano individuavano l’uomo da far lanciare al Pd: Vito Leccese, capo di gabinetto del sindaco uscente, ex deputato, “ecologista protogrillino” essendo stato eletto in consiglio comunale a 22 anni, nel lontano 1985 (“io a Bari e Letizia Battaglia a Palermo") con il “Sole che ride”. 

I grillini, ormai esperti in giochi partitocratici,  hanno bocciato Leccese a Roma (nel tavolo con la Schlein, definendolo “in continuità con la giunta Decaro”) e a Bari, dove nell’ultimo tavolo cittadino l’hanno considerato una "candidatura di partito”. La frattura era ormai quasi conclamata quando è partita la diplomazia dello sceicco Emiliano: dialogo con Conte, mediazione con Laforgia (ha partecipato a eventi del suo studio legale come alla manifestazione con lo storico Luciano Canfora), coaching con Leccese. Il mantra ripetuto a tutti è stato: “E’ un errore dividere la coalizione dei pugliesi”, ovvero il campo extralarge (da Vendola ai 5S fino agli ex Casapound) che aveva vinto le regionali del 2020, “è tempo di riunire tutti con le primarie”. Sullo sfondo, nei momenti più tesi, qualcuno ha anche fatto balenare l’ipotesi di escludere i grillini dalla maggioranza regionale (facendo saltare l’assessorato della contiana Rosa Barone).

Quando tutto sembrava perduto Laforgia, convinto da Nichi Vendola, dagli intellettuali della sinistra scesi in campo con un appello democratico anni settanta e dalle ambasciate dei civici emilianisti, ha accettato le primarie con Leccese. E Peppino da Volturara allora si è esibito in un colpo di teatro: ha in un solo colpo scomunicato i suoi pretoriani che si erano detti contro i gazebo, si è schierato con Laforgia e ha dato libertà di partecipazione ai grillini. L’ago e il filo dello sceicco e del leguleio dauno hanno finora funzionato, mentre Leccese e Laforgia continuano a duellare in una diatriba lessicale tra “primarie” e “unitarie”, un solo seggio per tutti o urne in tutti i quartieri.

Lunedì è arrivata anche una retata della Dia, che ha visto l’arresto di una consigliere comunale della maggioranza di Decaro (ma eletta in una civica di centrodestra) e il commissariamento di una municipalizzata per infiltrazioni mafiose, tutto per fatti risalenti al 2019. La destra, infine, chiede conto dei tentacoli criminali a Decaro e si prepara a lanciare a Bari il tandem costituito dal consigliere regionale salviniano Fabio Romito e dal senatore di FdI Filippo Melchiorre, mentre a Lecce ha scelto l’eterna Adriana Poli Bortone per sfidare l'uscente Carlo Salvemini.

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