Il ministro degli Affari regionali Roberto Calderoli (Ansa)

Il ricatto

L'ultimatum di Calderoli sul terzo mandato: "Non può esserci il limite. O facciamo come il M5s"

Redazione

"Fratelli d'Italia ci ascolti o proporremo due mandati anche per i parlamentari", dice il ministro leghista per gli Affari regionali. Il braccio di ferro sul terzo mandato non riguarda solo Luca Zaia

"Decidono i gruppi parlamentari cosa fare. Ma la nostra è una posizione politica e resta tale: se deve esserci una scelta democratica non può esserci limite. Oppure facciamo come i Cinque stelle", così in un'intervista a Repubblica il ministro degli Affari regionali Roberto Calderoli, leghista della prima ora, ribadisce il no secco del suo partito al limite dei due mandati per i presidenti di regione. "È un limite autolesionista" spiega, lanciando un ultimatum ai suoi alleati di governo: "Ci ascoltino o proporremo due mandati anche per i parlamentari".

Con Forza Italia e Fratelli d'Italia la disputa sul terzo mandato è alle ultime battute finali dato che oggi la Commissione affari costituzionali del Senato voterà i quarantuno emendamenti al decreto elettorale, tra cui spunta anche quello depositato dal Carroccio (che nel frattempo ha ritirato la proposta sul terzo mandato per i sindaci dei comuni con più di 15mila abitanti). "La volontà politica di ciascun partito va rispettata. Però la sovranità appartiene al popolo, che decide alle urne", prosegue Calderoli, consapevole che con il terzo mandato la Lega gioca una partita ben più importante, quella veneta. Il limite dei due mandati impedirebbe al governatore Luca Zaia di ricandidarsi, decretando nei fatti la perdita della storica roccaforte leghista. Un'ipotesi già assaporata da Fratelli d'Italia che in Veneto vorrebbe un suo uomo, magari il meloniano Luca De Carlo. "In Veneto si vota l'anno prossimo e quindi c'è tempo per discuterne. Luca Zaia è un cavallo di razza, come politico, come amministratore e umanamente", sottolinea il ministro. 

La questione del terzo mandato però non riguarda solo Zaia, che qualora fosse ancora rieletto inizierebbe addirittura il quarto mandato da presidente della regione Veneto (che però formalmente sarebbe il terzo visto che la prima giunta Zaia approvò una legge elettorale regionale inserendo il limite dei due mandati, prevedendo però che tale limite si applicasse esclusivamente agli incarichi ricoperti dopo l’approvazione della legge stessa).

Tra i governatori in scadenza nel 2025, infatti, spuntano presidente della Liguria (dove però la legge elettorale regionale non prevede alcun limite), Giovanni Toti, il governatore dell'Emilia-Romagna Stefano Bonaccini e il dem Vincenzo De Luca in Campania. In area Pd anche il presidente della Puglia Michele Emiliano sembra intenzionato a ricandidarsi.

Tra i sindaci che sarebbero costretti ad attendere altri cinque anni per poter correre nuovamente alle elezioni comunali i numeri salgono. In scadenza risultano il sindaco de L’Aquila Pierluigi Biondi di Fratelli d'Italia, il dem Antonio Decaro a Bari, Dario Nardella a Firenze, il sindaco di Milano Beppe Sala, quello di Genova Marco Bucci, i forzisti Andrea Romizi a Perugia e Roberto Dipiazza a Trieste,  e infine il sindaco di Venezia Luigi Brugnaro. 

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