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la strategia

Il muro di FdI sul terzo mandato. Marsilio: “Io non ci penso affatto”

Luca Roberto

I meloniani continuano a fare ostruzione rispetto al disegno della Lega e di Salvini. Il presidente dell'Abruzzo: "La mia priorità adesso è essere rieletto per un secondo, di mandato". E prende quota l'ipotesi di un rinvio a dopo le europee

Presidente, ma questo continuo insistere sul terzo mandato per governatori e sindaci, con tutto quello che comporta il vostro lavoro, non è una forma di accanimento? Forse più delle parole, conta la risata con cui risponde al Foglio Marco Marsilio, il presidente dell’Abruzzo. “Un terzo mandato? E chi ci pensa! No no, fatemi concentrare sulla possibilità di farne un secondo”, dice l’esponente di FdI, che da governatore uscente sarà il candidato del centrodestra alle prossime regionali, in programma in primavera. Marsilio è consapevole però che “proprio perché il mio pensiero è alle prossime elezioni, forse non sono la persona adatta per un commento. Non voglio fare un torto ai miei colleghi dando loro delle lezioni. Dico solo che sono concentrato sul secondo mandato, speriamo che ci sia, siamo fiduciosi. La gente ci dice che abbiamo lavorato bene. Ce la possiamo fare. E al terzo non ci penso”. Eppure avrà visto che la Lega l’ha trasformata in una battaglia campale, loro che fino a qualche anno fa, come disse anche lo stesso Salvini a Pontida, nel 2016, all’ipotesi di mandati eterni si opponevano. “Non lo so. Non le ho viste quelle dichiarazioni. E’ un problema che adesso non mi pongo”, dice ancora Marsilio.

 

E insomma il pensiero del presidente dell’Abruzzo è un po’ quello espresso anche dalla premier Giorgia Meloni: perché mai aprire alla rielezione oltre i due mandati di sindaci e presidenti di regione se molti dei nostri amministratori sono ancora al primo giro? Se questo problema non sta a noi porcelo? Più o meno quanto ripeteva ieri, in Transatlantico, anche il vicepresidente della Camera, Fabio Rampelli. “Noi siamo assolutamente contrari al terzo mandato. Non è che si possono fare delle norme solo per qualcuno”, il succo del suo discorso, origliato. Ma che la situazione sia intricata l’ha provata la giornata di ieri. Cominciata, a prima mattina, con fonti leghiste che si dicevano disponibili a ritirare l’emendamento al dl Elezioni che vorrebbe estendere il terzo mandato a sindaci dei comuni oltre i 15 mila abitanti e ai presidenti di regione, qualora il governo avesse dato parere negativo. Salvo poi fare marcia indietro, con il capogruppo della Lega al Senato Massimiliano Romeo che spiegava: “L’emendamento resta e sarà il Parlamento a decidere, non ci saranno frizioni nel Governo. Riteniamo che i governatori che hanno ben amministrato sia giusto che abbiano la possibilità di poter essere rieletti”. Specificando pure che “se non dovesse andare bene questa volta non è detto che non possa andare bene più avanti. Quindi si può sempre riprovare qualora il Parlamento dovesse decidere in maniera contraria”. Lasciandosi aperta un’altra strada, che prevede la possibilità di esperire questa opzione dopo le elezioni europee, come aveva già paventato il presidente del Friuli-Venezia Giulia Massimiliano Fedriga nei giorni scorsi. Uno schema che in parte potrebbe salvare il governatore del Veneto Luca Zaia, il cui mandato scade nel 2025. E che però nel frattempo dovrebbe accontentarsi di temporeggiare, scegliendo di non candidarsi alle elezioni di giugno. Ma l’orizzonte post europee potrebbe fare gola anche a quella fetta di Pd non direttamente coinvolta nelle slinding doors con Bruxelles. Per esempio vi troverebbe un certo interesse il presidente della Campania Vincenzo De Luca. Così come il governatore della Puglia Michele Emiliano.

 

Fatto sta che dentro Fratelli d’Italia sanno che più il tempo passa e più questo lasciare le cose immutate non potrà che rappresentare un vantaggio negoziale. Vista pure la contrarietà di Forza Italia, che sull’abolizione dei mandati ha posto dei problemi di “democraticità”, come ha spiegato Antonio Tajani. Anche se a una conferenza stampa nella sede di Forza Italia, la scorsa settimana, quando il presidente della Basilicata Vito Bardi l’ha sentito dire al suo prossimo segretario un po’ s’è stranito. Come a voler sottolineare che forse l’equazione con i sultanati è esagerata. A ogni modo forse vale davvero la massima di Marsilio, quel “sono concentrato sul secondo, di mandato”. Il problema, semmai, se lo porranno poi.

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