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Giletti, giallo. Chiede alla Rai un super contratto e non si fida dei meloniani

Carmelo Caruso

L'ad Sergio annuncia il suo arrivo in Rai per uno speciale, ma non c'è l'accordo sulla prossima stagione. Tra le richieste di Giletti, la clausola Fazio. Vuole essere seguito da Rai cultura. "L'arena" di Sergio e Rossi

Roma. Eccone un altro che vuole  vincere il Bianca Berlinguer d’oro, il premio “la televisione sono io”, “che mi frega!”. Della trattativa stato-mafia sapeva tutto, della sua, la Rai-Giletti, non dice nulla. Da  mesi, la Rai negozia con Massimo Giletti e  da mesi ne annuncia l’arrivo. La verità? Si è montato la testa. Chiede più denaro di Pino Insegno, pretende di scegliersi il direttore che lo deve dirigere. La situazione in Rai per il resto è eccellente. L’ad Sergio avrebbe permesso a Fiorello e Amadeus di andare ospiti,  su Nove, da  Fazio, mentre il dg Rossi impedito a Fazio di ospitare i cantanti Rai di Sanremo. Stiamo per rivivere un caso Fuortes: all’ex ad, il governo ha promesso un teatro, all’attuale vuole trovare uno scivolo.


 Il corteggiamento della Rai a Giletti ha uno scopo ben preciso. La Rai ha bisogno di un talk, forte, politico, di prima serata, da contrapporre a Mediaset e La7. Serve un talk per parlare, ad esempio, delle dimissioni di Vittorio Sgarbi, comunicate ieri, da sottosegretario alla Cultura. Che Giletti torni in Rai per rifare la sua Arena, domenica pomeriggio, come sta chiedendo ai vertici, la Rai non sa che farsene. Da quanto ha dichiarato l’ad Sergio, a Italia Oggi, Giletti, a febbraio, dovrebbe condurre uno speciale sui 70 anni della tv. La domanda è  un’altra: Giletti che viene a fare in Rai? La grande intuizione di Paolo Corsini, il direttore dell’approfondimento, sì, quello che ad Atreju, mancava solo che intonasse “Giovinezza, Giovinezza”, si chiamava Nunzia De Girolamo (lanciata proprio da Giletti) e si sa come è finita. Il suo programma ha chiuso (a proposito, c’è chi riesce a fare peggio di lei. Berlinguer, il primo febbraio, nel suo preserale, a Rete 4, ha totalizzato 2.9 nella parte programma e 1.3 nella presentazione. Media 2.1. Un bacio, da Roma, a Pier Silvio Berlusconi). Tolto Bruno Vespa che è alla guida di Porta a Porta, della striscia “Cinque minuti”, e che se serve presenta pure il meteo, oltre il possibile duello, Meloni-Schlein, la Rai, in vista delle europee, potrebbe mandare in onda le repliche di Ballarò. Non c’è nulla. A precisa domanda, formulata alla Rai, “esiste un contratto firmato da Giletti?” la risposta è stata “no”. Eppure la trattativa Rai-Giletti è seguita da un pool. Per la Rai la conduce il dg Rossi, il predestinato ad, che Meloni vuole portare alla guida il prima possibile, mentre per Giletti la segue l’avvocato Patriarca. In cielo, dal ministero della Cultura, vigila sulle umane cose gilettiane, il sottosegretario Mazzi, storico agente di Giletti. Ma cosa chiede Giletti? La sua avventura a La 7, dove conduceva “Non è l’Arena”, è terminata in un sabba di inchieste, ricatti,  sul pentito di scena Baiardo,  che  a detta dell’editore Urbano Cairo non sarebbero stati però motivo della chiusura. La ragione, ha raccontato Cairo, a “Un Giorno da Pecora”, era economica: “Perdevamo 140 mila euro a puntata”. Si sa che in Rai il talento viene prima del bilancio. Ai vertici di Mazzini, Giletti avrebbe chiesto, è voce da terzo  piano fuggita, più di un milione di euro. Dato che in Rai abbiamo un genitore uno e un genitore due (l’uno è Sergio e il due è Rossi) i figli del genitore due garantiscono che non è così e che “Giletti sa che tornare in Rai significa un contratto a condizioni minori”. Quelli del genitore uno dicono invece che Giletti “punta a prendersi lo spazio di Mara Venier, la madrina della Rai già licenziata tramite intervista di Angelo Mellone, il direttore del Day Time, il nostro Harold Pinter (fa pure il drammaturgo)”. Se Giletti dovesse tornare a condurre “L’Arena”, domenica pomeriggio, su Rai 1, il suo riferimento dovrebbe essere Mellone, che ha la competenza per quella fascia. Se conduce un talk politico il suo riferimento sarebbe Corsini. Sono due direttori che si sono guadagnati la stima dell’ad Sergio tanto da far dire, nella solita intervista, che “verifico se è meglio tornare alle direzioni di rete”. Cosa pensa di entrambi, di Corsini e Mellone, i due dannunziani amati da Rossi, Sergio forse lo racconterà un giorno, quando si metterà a scrivere le recensioni sui libri di Mellone. Giletti, che non è fesso, non vuole dipendere né da Corsini né da Mellone. Avrebbe già incontrato la direttrice di Rai Cultura, Silvia Calandrelli perché desidera la clausola ex Fabio Fazio. Vuole che il suo programma venga gestito da Rai Cultura e dalla vicedirettrice  Pastore. Tirando le somme, Giletti sta trattando con la Rai di destra, ma pretende di essere seguito dalla “cultura” Rai di sinistra (Calandrelli è area Pd). A La 7 gli hanno chiuso il programma e in Rai non vuole aprirne uno davvero nuovo. Non si capisce in quale altra rete possa andare, ma per non farlo fuggire, da fermo, la Rai tra un po’ gli regala la coppola di Fiorello. Il programma di Giletti, a La7, aveva come titolo “Non è l’arena”. E infatti non lo è più. E’ molto peggio. L’unico che potrebbe raccontare la Trattativa (tv di) stato-Giletti è purtroppo impegnato a trattare il contratto di Giletti.
Carmelo Caruso

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  • Carmelo Caruso, giornalista a Palermo, Milano, Roma. Ha iniziato a La Repubblica. Oggi lavora al Foglio