(foto Ansa)

l'intervista

Tosi (FI): “La Lega nei territori non c'è. Così ora li sorpassiamo”

Luca Roberto

"Alle Europee andremo bene. Salvini? Ha reso il partito troppo romanocentrico. Molti elettori e militanti si sono distaccati. No al terzo mandato di Zaia in Veneto. Io pronto a fare il governatore, se vogliono". Parla il deputato forzista, ex sindaco di Verona

Perché li stiamo sorpassando nei sondaggi? Semplice: noi facciamo quello che faceva storicamente la Lega, radicandosi sui territori. Mentre il Carroccio sta emulando quanto fatto nel passato da Forza Italia, che s’è affidata quasi esclusivamente alla forza di un leader”. Il deputato forzista Flavio Tosi parla con la sicurezza dei numeri. Di chi scrutando le ultime rilevazioni ogni giorno pensa di aver imboccato la strada giusta: “Abbiamo preso a fare i congressi. Molti amministratori stanno venendo da noi, sanno che c’è meritocrazia. Se sono bravi, a prescindere da quando hanno preso la tessera, dentro Forza Italia possono crescere. Al contrario, la Lega è diventato un partito troppo romanocentrico”. L’ex sindaco di Verona, un tempo delfino e poi acerrimo nemico di Salvini, tanto da essere espulso dal partito, guarda al connubio tra europee e amministrative e sa che per il Capitano e i suoi potrebbe essere uno spartiacque doloroso: “Io gli elettori e gli amministratori della Lega li conosco bene, da più di trent’anni. E’ chiaro che il progetto di costruzione di un partito nazionale è fallito, non lo si poteva fare in tempi rapidi. E poi Salvini è stato quello che ha inserito il suo nome nello statuto del partito, è stato l’unico a farlo in Italia”, analizza Tosi. Che sul sorpasso potenziale, uno dei possibili esiti delle prossime elezioni, ha una sua lettura peculiare: “C’è stato un momento in cui andava di moda essere contro l’Europa, contro i migranti. Ma adesso è chiaro a tutti che le decisioni che contano vengono prese lì, a Bruxelles. Ho l’impressione che Salvini, con i suoi alleati come Le Pen e Alternative für Deutschland, si stia isolando, soprattutto se prevarrà la scelta tattica di non far parte della prossima maggioranza europea. Ecco allora che noi di Forza Italia diventiamo attrattivi, soprattutto al nord. Perché gli imprenditori, il ceto produttivo, si rendono conto che per avere una voce in capitolo in Europa devi avere un ruolo centrale. Meloni è troppo intelligente per non sapere che nella prossima commissione ci deve stare per forza”. 

 

Il segretario del Carroccio, invece, preferisce puntare sulle candidature estemporanee, come quella del generale Vannacci. Vellicando ancora gli istinti più bassi dell’elettorato. Ma se i sondaggi premiano Forza Italia, dopo che FdI ha iniziato da tempo un processo di moderazione, non è forse il segnale che l’estremismo non paga più? “La scelta di Vannacci può avere anche senso in termini di consenso, lo si vedrà a giugno. Ma è chiaro che per noi di Forza Italia le sue proposte e il suo messaggio rimangono irricevibili”, spiega allora Tosi al Foglio. “Certo puntare su un papa straniero potrebbe indispettire, e non poco, una parte degli storici militanti e degli elettori della Lega. I quali sono e restano convinti che per fare politica serva stare nel partito. E che ci sia una separazione netta tra chi è semplicemente iscritto e chi si impegna da anni come militante”.

A proposito di divergenze con la Lega, voi di Forza Italia restate contrari al terzo mandato per i presidenti di regione? “C’è anzitutto un problema di metodo. Se abbiamo trovato un punto di caduta sui sindaci delle città fino a 15mila abitanti è chiaro che più in là non ci si può spingere. Poi c’è anche una questione strategica. Perché sono convinto che, se nelle regioni già amministrate da noi possiamo confermarci senza problemi, come centrodestra possiamo vincere anche nelle regioni adesso amministrate dalla sinistra, dall’Emilia-Romagna in poi”. In sostanza sta lanciando una sua candidatura come prossimo governatore del Veneto in sostituzione di Luca Zaia? “E’ chiaro che si dovrà tener conto del peso di Fratelli d’Italia. Su 9 regioni al voto dovranno avere loro candidati. Certo, io ho dimostrato di avere una grande esperienza, ho fatto anche l’assessore alla Sanità. Senz’altro mi farei trovare pronto, dopo aver fatto il sindaco nella mia città sarebbe il massimo. Ma ci sono anche altri nomi validi come il senatore di FdI Luca De Carlo”.

 

A proposito di De Carlo, è vero, come dice lui, che l’autonomia è un successo di Meloni, non di Salvini? “Se l’abbiamo portata a casa è merito della premier, se non l’avesse voluta lei, se non c’avesse messo la faccia, semplicemente non si sarebbe fatta. Certo, poi è da riconoscere il lavoro che è stato fatto tra tutti gli alleati”.

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