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La Situa

Il cortocircuito di Meloni sulle privatizzazioni

Claudio Cerasa

Sei anni fa la presidente del Consiglio aveva promesso che mai avrebbe privatizzato Poste e ora lo fa. E non è un male

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Giovedì scorso, il governo ha confermato quanto già promesso a ottobre nel documento di Economia e finanza: si privatizza un po’. La promessa era nota: si privatizza per fare cassa, per una quota pari all'1 per cento del pil (18 miliardi). Nulla di male: nessuna società che verrà ulteriormente privatizzata smetterà di avere il pacchetto di maggioranza del pubblico (Poste sarà la prima ad andare più sul mercato). Ma qualche cortocircuito spassoso si può notare. Si nota che sei anni fa Meloni aveva promesso che mai avrebbe privatizzato Poste e ora lo fa.   

   

      

Ma se è vero che Meloni era pericolosa quando sparava petardi all’opposizione, una volta che si trova al governo a fare l’opposto andrebbe lodata.

Qui il tweet del M5s:

     

       

Allo stesso modo, altro cortocircuito, se si dice che Meloni occhieggia al fascismo non si può dire contemporaneamente che Meloni sia pericolosa perché mercatista e perché privatizza. Non si può essere contemporaneamente per il mercato e per il fascismo.

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  • Claudio Cerasa Direttore
  • Nasce a Palermo nel 1982, vive a Roma da parecchio tempo, lavora al Foglio dal 2005 e da gennaio 2015 è direttore. Ha scritto qualche libro (“Le catene della destra” e “Le catene della sinistra”, con Rizzoli, “Io non posso tacere”, con Einaudi, “Tra l’asino e il cane. Conversazione sull’Italia”, con Rizzoli, “La Presa di Roma”, con Rizzoli, e "Ho visto l'uomo nero", con Castelvecchi), è su Twitter. E’ interista, ma soprattutto palermitano. Va pazzo per i Green Day, gli Strokes, i Killers, i tortini al cioccolato e le ostriche ghiacciate. Due figli.