(foto Ansa)

Il colloquio

La “generosità” dei primi e le regionali. Parla Maurizio Gasparri

Marianna Rizzini

Il capogruppo di Forza Italia al Senato spiega perché Meloni dovrebbe essere più generosa con gli alleati. Come faceva Berlusconi

Le regionali incombono, e incombe anche il fantasma del “come” gestire i rapporti tra alleati. Succede infatti (è successo in Sardegna, ma anche altrove l’acqua è lì lì per tracimare) che nella coalizione di governo non ci sia unanimità su chi candidare e dove. Chi è forte, come in questo momento il partito della premier, che cosa deve fare? Assoggettare o, come diceva l’amato (da Giorgia Meloni e da molti suoi colleghi di partito) J.R.R. Tolkien, dare “un anello per domarli, un anello per trovarli, un anello per ghermirli e nel buio incatenarli”? Fatto sta che, risolta obtorto collo la situazione in Sardegna, resta da capire come gestire la Basilicata, dove il governatore uscente (e resistente) Vito Bardi, sostenuto da Forza Italia, esclude di ritirarsi dalla tenzone e dall’idea di correre per un secondo mandato, come ha detto il vicepremier, ministro degli Esteri e segretario di FI Antonio Tajani. Ma il problema è a monte: con quale piglio governare la coalizione, essendo a capo del governo e del partito con più voti?

 

Maurizio Gasparri, capogruppo di Forza Italia al Senato, si mostra ottimista: “Certo, tutto può essere gestito meglio, ma alla fine sono sicuro che andrà bene e che il centrodestra unito avrà Vito Bardi come suo candidato in Basilicata. Casomai è il centrosinistra ad avere seri problemi nella regione, vedi divisioni tra M5s e Pd. Si potrebbe puntare a una maggiore omogeneità per così dire esistenziale? Beh, il capo pro tempore della coalizione ha il compito di mediare, mediare e mediare”. Berlusconi al Nord è stato, a suo tempo, molto generoso con la Lega. “Rispetto alle candidature, sì. Berlusconi ha concesso alla Lega volta per volta il Veneto, la Lombardia, il Piemonte. Ma dobbiamo anche guardare questi tempi, non quelli, e capire bene dove siamo. E io credo che tutti, in questa coalizione, a partire dalla premier, sappiano molto bene dove si trovano”. Il punto, per Gasparri, sta nei numeri: “Oggi Fratelli d’Italia è il primo partito, ma la situazione nelle regioni fotografa il passato, un passato in cui FdI nei territori è sottodimensionata rispetto al presente. Non solo: guardiamo anche alla demografia: la Lombardia ha 10 milioni di abitanti, rispetto alla popolazione della Basilicata è un’enormità, anche se la Basilicata poi è terra di acqua e petrolio. Insomma, ci sono vari aspetti da soppesare, e noi nel centrodestra li soppesiamo, ci parliamo, al di là della rappresentazione mediatica”. Sarà, ma non pare, da fuori, che il dialogo fili così liscio.

 

“C’è un po’ di fatica, questo sì, ma si sa che chi è primo deve poi essere generoso”. Meloni è prima, se si pensa al suo partito. “Io dico e ripeto che, al di là della partenza attuale più bassa nelle regioni per FdI, dovuta al fatto che il partito della premier, quando si è votato nelle regioni, aveva consensi molto inferiori a quelli che ha oggi, la coesione nel centrodestra riflette e deve continuare a riflettere la coesione esistente in un intero blocco sociale. Tutti i partiti del centrodestra sanno che – a infrangere con uno strappo l’armonia nella coalizione – si rischia di non essere capiti dal blocco sociale di riferimento e, di conseguenza, di andare incontro a una sconfitta. Gli elettori del centrodestra appartengono a quel blocco sociale coeso, ricordiamocelo. Conviene essere rispettosi gli uni con gli altri”. Rispettosi e generosi. “Meloni sa di essere rispettata per come agisce sulla scena internazionale, e sa che il caso dello sparo di Capodanno non sposta un voto, al di là della iper-rappresentazione mediatica dello stesso. Come noi, in Forza Italia, sappiamo di non avere più Berlusconi e di dover contare sulla nostra affidabilità e solidità. Tutti sappiamo dove siamo e chi siamo, questo è quindi il momento di essere saggi, tanto più che appena ci giriamo, e guardiamo fuori dall’Italia, abbiamo ben tre guerre davanti agli occhi. Confido nella capacità di sopportare la suddetta fatica del dialogo”. Intanto ieri sera il portavoce nazionale di Forza Italia Raffaele Nevi ribadiva il concetto espresso da Tajani sul no a qualsiasi trattativa con la Lega in Basilicata: “Vito Bardi non si tocca, anche perché ha governato bene in questi cinque anni e ha consenso”.

  • Marianna Rizzini
  • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.