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Al Nazareno

Elly lancia il quid oltre l'ostacolo. Schlein si candida in Europa, ma teme di restare sola

Salvatore Merlo

La leader capolista va bene, ma come evitare che finisca circondata dai riformisti? Serve una grande squadra da schierare contro i signori delle tessere. Dunque la segretaria ora vorrebbe la sardina Santori o Zan

Adesso la domanda che angustia, e distingue, i dirigenti del Pd è questa: “Elly Schlein si deve candidare alle europee?“, “Elly Schlein non si deve candidare alle europee?”. Persuasi come sembrano che gli italiani siano anch’essi posseduti da questa problematica giorno e notte, tranne nei momenti in cui invece di Elly Schlein aspettano l’autobus, i dirigenti del Pd sono tutti avvolti in un dibattito che, dopo Romano Prodi (“finte candidature sviliscono il voto”) ha avuto ieri il suo maximum e il suo optimum con una lettera di Paola De Micheli all’Unità. Accorata. Quasi una preghiera. Disperata. Titolo? “Non ti candidare, danneggi il partito”. De Micheli l’ha scritta (la preghiera) per evitare che Schlein, candidandosi, schiacci le altre donne del Pd. Tuttavia,  secondo gli spiritosi, in realtà, con quel “non ti candidare danneggi il partito”, De Micheli intendeva riferirsi al fatto che le uniche  elezioni vinte dal Pd (dopo l’irreprensibile Foggia, s’intende) sono state quelle di Vicenza. Insomma le uniche elezioni in cui Schlein non si era presentata in campagna elettorale.

Anche in quel caso qualcuno, il candidato sindaco, aveva rivolto una preghiera accorata a Schlein: “Non venire a fare campagna elettorale”. Ed ella, anzi Elly, non venne. Vittoria! Grande vittoria. Ma sono stupidaggini. Spirito di patata.  Quel che è vero invece è che, malgrado soltanto Togliatti e Terracini manchino ormai all’appello di quanti chiedono alla segretaria di non candidarsi, in realtà ella, cioè Elly, insomma Schlein, ha lanciato il quid oltre l’ostacolo: si candiderà alle europee. Prova ne sia l’attivismo di Igor Taruffi. Come chi? Igor Taruffi, il responsabile organizzativo della segreteria del Pd. È lui, pare, Taruffi da Porretta Terme (suo paese d’origine nell’Appennino, lì dove faceva politica nella Sinistra Italiana di Nichi Vendola: “Non gli facevamo organizzare nemmeno la festa di paese”)  a essersi accorto di un rischio: Elly capolista, va bene, ma tutti gli altri eletti in Europa dal Pd rischiano di essere oppositori interni della Schlein. Ve la immaginate la scena? D’altra parte quelli della minoranza sono gli unici che hanno i voti: Nardella, Zingaretti, Bonaccini, Ricci, Decaro... E allora? Come evitare che ella, anzi Elly, finisca circondata dagli orridi riformisti? Semplice: ci vuole una grande squadra schleinista da schierare contro i signori delle tessere. Pronti via: Sandro Ruotolo al sud, Cecilia Strada o Chiara Gribaudo nel nord-ovest, Alessandro Zan o la sardina Mattia Santori nel nord-est... Cosa mai può andare storto?  

 

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  • Salvatore Merlo
  • Milano 1982, vicedirettore del Foglio. Cresciuto a Catania, liceo classico “Galileo” a Firenze, tre lauree a Siena e una parentesi universitaria in Inghilterra. Ho vinto alcuni dei principali premi giornalistici italiani, tra cui il Premiolino (2023) e il premio Biagio Agnes (2024) per la carta stampata. Giornalista parlamentare, responsabile del servizio politico e del sito web, lavoro al Foglio dal 2007. Ho scritto per Mondadori "Fummo giovani soltanto allora", la vita spericolata del giovane Indro Montanelli.