Il caso

Meloni pronta alla sfida tv con Schlein: indizi per la candidatura alle europee

Simone Canettieri

Oggi la conferenza stampa della premier. In primo piano la storia del deputato Pozzolo che la leader vuole cacciare. Intanto lo sospenderà da Fratelli d'Italia

Schede su schede. Telefonate, messaggi e riunioni con tutto lo staff della comunicazione del governo e del partito oltre all’imprescindibile sottosegretario Giovanbattista Fazzolari, il Richelieu. Giorgia Meloni ha trascorso la vigilia della conferenza stampa immersa in una bolla di trance agonistica. Questa mattina alle 11 l’aspetta l’appuntamento con la Stampa parlamentare che ha rinviato due volte per problemi di salute. Lo slittare dell’evento – dal 21 dicembre al 28 e infine a oggi – ha coinciso nel frattempo con l’esplosione di nuovi casi politici. L’ultimo è quello di Emanuele Pozzolo, il deputato di Fratelli d’Italia, dalla cui pistola è partito un colpo durante il veglione di Capodanno a cui ha partecipato anche il sottosegretario Andrea Delmastro (c’è stato un ferito). L’annuncio della sospensione del deputato viene data per scontata. Se sarà confermata significa che Pozzolo rimarrà comunque nel gruppo parlamentare di FdI (per passare al misto dovrebbe essere sospeso, strada che Meloni non si sente di intraprendere, nonostante la rabbia per la stupidità di questa storia). La seconda grana riguarda Matteo Salvini, visto che le opposizioni chiedono che venga a riferire sull’inchiesta che ha coinvolto Denis e Tommaso Verdini, padre e fratello di Francesca, compagna del vicepremier leghista. Meloni non ha mai avuto una particolare simpatia per Verdini, fin dai tempi del Pdl, ma deve trovare un equilibrio con l’alleato. Tuttavia la notizia dovrebbe essere un’altra.

E porta alle europee del nove giugno. Meloni, anche per scalzare il fattaccio del suo parlamentare pistolero, è pronta a lasciare piccoli indizi, molliche di pane.  A dire che insomma si potrebbe candidare come capolista in tutte le circoscrizioni per FdI. Non l’ultima parola, ma la penultima, quella quasi definitiva. Tutti i big del suo partito, a partire da Ignazio La Russa, spingono per vederla testa di serie. Obiettivo trenta per cento. Un’asticella tangibile a leggere almeno i sondaggi. E’ quasi pronta “a metterci la faccia”, come direbbe lei. Una scelta destinata a smuovere le acque anche nel Pd dove come effetto ci potrebbe essere anche la candidatura di Elly Schlein. La premier da tempo cerca di polarizzare lo scontro con la segretaria del Pd, a discapito di Giuseppe Conte, ma senza riuscirci. E quale miglior occasione delle urne, magari anticipate anche da un confronto tv?  


D’altronde dopo aver dato forfait alla festa di Atreju, la dem ha lanciato il guanto di sfida a Meloni: “Io sono sempre pronta a un confronto nel merito con lei, di persona. In televisione o in un altro luogo”. Dopo queste parole Bruno Vespa le ha ospitate entrambe, ma a distanza, in una puntata speciale di “Porta a Porta” sulla mafia. Questa volta, invece, Meloni vuole il faccia a faccia e quindi non si tirerà indietro. 
Per un confronto che potrebbe aprire la sfida delle europee. Vespa, ça va sans dire, ha già le poltrone calde.
Tuttavia la conferenza stampa non potrà non partire da Pozzolo.

L’espulsione del deputato in Via della Scrofa viene vista come una punizione eccessiva benchénon impossibile. La semplice segnalazione ai probiviri del partito un pannicello caldo. Non restano che la sospensione e l’autosospensione (coatta). Con la prima scelta Meloni farebbe registrare tutto il suo disappunto di questi giorni. Con la seconda concederebbe – si perdoni il gioco di parole – l’onore delle armi al parlamentare. Di sicuro come raccontavano ieri dalla bolla meloniana questa storia prima si chiude e meglio è. Serve dunque un’altra notizia come l’annuncio di una candidatura alle europee. O al massimo un elemento che faccia capire le intenzioni della “capa”. Magari oggi potrebbe dire “sì ci sto pensando, ma ragioneremo di liste dopo la Befana: prima va chiusa la Sardegna”.
 

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  • Simone Canettieri
  • Viterbese, 1982. Al Foglio da settembre 2020 come caposervizio. Otto anni al Messaggero (in cronaca e al politico). Prima ancora in Emilia Romagna come corrispondente (fra nascita del M5s e terremoto), a Firenze come redattore del Nuovo Corriere (alle prese tutte le mattine con cronaca nera e giudiziaria). Ha iniziato a Viterbo a 19 anni con il pattinaggio e il calcio minore, poi a 26 anni ha strappato la prima assunzione. Ha scritto per Oggi, Linkiesta, inserti di viaggi e gastronomia. Ha collaborato con RadioRai, ma anche con emittenti televisive e radiofoniche locali che non  pagavano mai. Premio Agnes 2020 per la carta stampata in Italia. Ha vinto anche il premio Guidarello 2023 per il giornalismo d'autore.