Matteo "il Gazza" Gazzini - screen dal suo sito personale

il personaggio

Matteo Gazzini, il putiniano detto "il Gazza", vola zoppo 

Pietro Guastamacchia

Post pro Vannacci, altri che strizzano gli occhi ai no vax e insulti a Zelensky. L’ex leghista reclutato da Forza Italia non piace per niente al Ppe. Un caso

Bruxelles. Dalla Lega a Forza Italia, ma forse non nel Ppe: il cambio di casacca dell’eurodeputato dell’Alto Adige Matteo Gazzini sembrava solo l’ultima di una serie di spostamenti tattici iniziati a meno di sei mesi dalle prossime elezioni europee, ma qualche uscita un po’ troppo filo putiniana ha lasciato perplessa la famiglia dei Popolari a Strasburgo. A finire stampati sulla scrivania di alcuni dei leader est-europei del Ppe infatti sono gli screenshot dei post provenienti dai canali social dell’ultimo acquisto forzista. Fosse solo per quelli pro Vannacci, o altri che solleticano l’universo no vax, si potrebbe anche soprassedere; ma sugli insulti a Zelensky si è creato un caso.

Gli eurodeputati del Ppe infatti dovrebbero votare sull’ingresso di Gazzini nel loro gruppo questo pomeriggio, ma qualcuno sta chiedendo di prendere tempo per capirci di più. I tre princìpi che dettano la rotta dei popolari, sanciti da Manfred Weber, d’altronde sono chiari: pro Europa, pro stato di diritto e pro Ucraina e Israele. Ma sull’Ucraina Gazzini, detto il Gazza, non sembra avere il profilo adatto.
L’ultimo dei post incriminati, e poi spariti, è della settimana scorsa e descrive lo stop del Senato Usa all’invio di armi all’Ucraina come “una buona notizia per il mondo intero”. Nel post Gazzini si augura che possa essere l’inizio di “una trattativa per la pace” e spera in riscontri “da positivi da Mosca”. Non passa inosservato anche il commento del 27 febbraio scorso al video pubblicato dal presidente ucraino stesso per ricordare l’anniversario dell’invasione russa: “Zelensky si deve vergognare”.

A tentare il salto da Lega a Forza Italia Gazzini non è certo il primo, la delegazione forzista è già riuscita a soffiare al Carroccio Andrea Caroppo, poi eletto in Parlamento, Luisa Regimenti, poi diventata assessore nel Lazio, Lucia Vuolo e Stefania Zambelli. Ma questa volta l’operazione è più complicata, da una delegazione baltica dei popolari confermano al Foglio che la cosa non è passata inosservata: “Strano personaggio, venga e si chiarisca davanti a tutti, ma se non si rimangia quei post per noi il suo ingresso nei popolari non è cosa”. Gazzini a quanto si apprende sarebbe già corso ai rimedi comunicando ai vertici del Partito popolare europeo che il suoi profili social erano gestiti dallo staff della Lega e che non sarebbe dunque lui l’autore di quei post. Teoria fermamente rifiutata dallo staff leghista a Strasburgo che conferma “quella è tutta roba sua”, prima di scherzare sul perché i popolari dopo “anni di critiche sulle presunte relazioni tra la Lega e Mosca si vadano a scegliere quello noto come il putiniano della delegazione del Carroccio”.

E infatti Gazzini in occasione di alcuni voti cruciali concernenti la posizione dell’Eurocamera sul conflitto in Ucraina e sui rapporti con la Russia supera a est i suoi ex compagni di partito. Come nel caso delle risoluzioni del febbraio 2023 sull’anniversario del conflitto, dove Gazzini piazza un voto a contrario a un emendamento che sosteneva la fornitura di aiuti militari a Kyiv, sostenuto invece dalla Lega e un l’astensione da un emendamento che sosteneva l’estensione dello status di paese candidato all’ingresso nell’Ue all’Ucraina sostenuto dalla maggioranza dei delegati del Carroccio. Un record negativo raggiunto in un mandato piuttosto breve, Gazzini infatti entra all’Eurocamera poco più di un anno fa, subentrando a Marco Dreosto a settembre dopo la sua elezione a senatore

Dubbia inoltre anche l’utilità dell’operazione, non sono chiari infatti i motivi che avrebbero spinto il capo delegazione di Forza Italia all’Eurocamera, Fulvio Martusciello, a lavorare all’acquisto del cartellino dell’Eurodeputato ex Lega che viene dalla circoscrizione super blindata del collega Herbert Dorfmann, l’eurodeputato in quota popolari del del Südtiroler Volkspartei. Imprenditore capace e battitore libero, in realtà Gazzini è “capace di farsi campagna elettorale da solo e soprattutto di sostenerla economicamente”, spiegano fonti parlamentari e questo potrebbe aver influito sulla decisione forzista. Ma le sue posizioni in politica estera rimangono un problema, in un partito molto sensibile al tema che già aprì una crisi con la delegazione forzista per le gaffe anti ucraine di un pezzo da novanta della hall of fame popolare come Silvio Berlusconi. Affermazioni che richiesero tutte le capacità diplomatiche di Weber per farle dimenticare, uno sforzo che forse non sarà fatto per qualcuno senza le credenziali dell’ex presidente.

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