Il racconto

La solitudine di Crosetto in Aula è come quella della riforma della giustizia

Simone Canettieri

Davanti a 30 deputati il ministro parla genericamente di giustizia e politica senza fornire rivelazioni. Intanto il pacchetto Nordio è fermo. Cronaca di un venerdì già visto. Compresa la risposta di Magistratura democratica

Eccolo qui Guido Crosetto, “di persona personalmente”, con 39 di febbre, al centro di un Transatlantico vuoto. E’ venerdì. E nemmeno lo “scandalo della settimana” –  l’intervista di domenica scorsa del ministro  al Corriere sui  piani dei pm contro il governo –  può rovinare il  week-end agli onorevoli, ululanti, da una parte e dell’altra, da  cinque giorni. Rapida zoomata dalla tribuna dell’Aula: presiede il vicepresidente Sergio Costa, Crosetto è l’unico ministro sui banchi del governo (in compagnia di quattro tra sottosegretari e viceministri). E ancora: pattuglia di dieci fratelli di Guido (e d’Italia) capitanata da Giovanni Donzelli, un forzista turbogarantista (Giorgio Mulè), una leghista-giudice (Simonetta Matone), sei del Pd (c’è Elly Schlein) e cinque del M5s (c’è Giuseppe Conte). Poi Benedetto Della Vedova, che ha presentato l’interpellanza urgente.  


Finirà tutto in un’ora. Nessuna rivelazione scottante, sfoghi, flebilissimo effetto Craxi in trasparenza. E poi polemica con la corrente dei pm, Magistratura democratica. E comunque, cosa più importante, la riforma della giustizia è al palo. In coda dopo quella del premierato. Auguri. D’altronde qui si è presentato il titolare della Difesa, mica Carlo Nordio che è il Guardasigilli. E poi il caso “Delmastro”, sottosegretario a processo, è fresco fresco. Succede questo: Crosetto prende la parola, premette che ha sfidato l’influenza beccata a New York per non sottrarsi, e poi legge il passaggio che ha citato nell’intervista pedardo di cinque giorni prima. E’ l’ormai celebre congresso di Magistratura democratica a Palermo, riportato da Radio Radicale, in cui Stefano Musolino (che in Aula non viene citato) parla di opposizione giudiziaria. Chiosa a margine: “Apro un tema di cui dobbiamo discutere prima o poi: questo scontro tra politica e magistratura dovrà finire. Io ho trovato alcuni magistrati - ho sentito esponenti di Area - che vedono nel governo un attacco alla magistratura, quasi che non voglia farla lavorare. C’è chi ha detto che il ruolo della magistratura deve essere quello di riequilibrare la volontà popolare. Ma chi ha responsabilità deve essere terzo: pensate se questa frase la avesse pronunciata un generale o un prefetto”. E poi c’è il Crosetto San Sebastiano (“contro di me un plotone di esecuzione”), quello Bettino (“in tanti mi hanno detto farai la fine di Craxi”) quello  Superman (“non ho nulla da temere: non sono mai stato sfiorato da nulla”). Della Vedova, a cui il ministro rinfaccia di averlo candidato in Parlamento quando era segretario piemontese di Forza Italia, in premessa aveva chiesto all’interpellato “fatti da svelare”. Insomma, la ciccia e la sostanza. Il radicale rimarrà deluso. “Se avrò evidenza di reati mi rivolgerò ai pm, di cui ho massima fiducia, come già mi è successo in passato”.


Il titolare della Difesa, che è anche il cofondatore di Fratelli d’Italia, scodella un dato per cui l’emiciclo deserto ha un piccolo sussulto: i  30.778 innocenti in manette che ci sono stati negli ultimi 20 anni. Ma è un attimo. La modalità non è aggressiva. Anzi, usa molto la parola  “mistificazioni”.  Per il resto  enunciazioni teoriche inappellabili e reazioni scontate. Sbadiglio. Appena le parole di Crosetto finiscono in rete, ecco la volée di Magistratura democratica per bocca del segretario Stefano Musolino: “Non conosce la costituzione”. E poi si parte con l’interpretazione delle parole che hanno fatto scoppiare questa bella ed ennesima bolla di sapone. La frase riportata dal ministro, pronunciata nel famoso congresso palermitano dei magistrati di  Md è stata: “Ci hanno onorato di questa autonomia e indipendenza perché ogni qualvolta maggioranze contingenti avessero messo sotto scacco o in pericolo i diritti costituzionali, il ruolo della magistratura doveva essere subito quello di un riequilibrio di questo attacco a tutela dei diritti fondamentali”. Il dibattito non si schioda perché Musolino ripete la sua tesi con aggiunta geopolitica: “Tutte le volte che i governi hanno preteso di ridurre e anestetizzare la funzione degli organi di garanzia si è inevitabilmente abbassato il tasso di democrazia, come è successo in Ungheria, Polonia e Turchia”. Le famose derive dell’est sarebbero dunque dietro l’angolo. Tuttavia è un “sì, sì, sì è venerdì”, come canticchiano spesso i giovani deputati quando pensano al fine settimana lungo. Crosetto dice che è pronto a tornare in Aula tutte le volte che sarà necessario. La prossima occasione potrebbe essere mercoledì al question time dopo l’informativa sul medio oriente. Alla luce del suo intervento non si coglie  perché andava segretato in Antimafia o al Copasir. Ma rimane l’elefante nella stanza: ministro, il governo quando procederà con la riforma? “Questo chiedetelo al titolare della Giustizia, io mi occupo della Difesa”. 

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  • Simone Canettieri
  • Viterbese, 1982. Al Foglio da settembre 2020 come caposervizio. Otto anni al Messaggero (in cronaca e al politico). Prima ancora in Emilia Romagna come corrispondente (fra nascita del M5s e terremoto), a Firenze come redattore del Nuovo Corriere (alle prese tutte le mattine con cronaca nera e giudiziaria). Ha iniziato a Viterbo a 19 anni con il pattinaggio e il calcio minore, poi a 26 anni ha strappato la prima assunzione. Ha scritto per Oggi, Linkiesta, inserti di viaggi e gastronomia. Ha collaborato con RadioRai, ma anche con emittenti televisive e radiofoniche locali che non  pagavano mai. Premio Agnes 2020 per la carta stampata in Italia. Ha vinto anche il premio Guidarello 2023 per il giornalismo d'autore.