L'intervista

“Ecco la nostra alternativa non populista al salario minimo”. Parla Rizzetto (FdI)

Gianluca De Rosa

L'emendamento di Fratelli d'Italia alla proposta delle opposizioni fornisce una delega al governo per garantire ai lavoratori "un salario giusto". La maggioranza segue la traccia segnata dal Cnel

 “Altro che prendere tempo, la nostra è un’iniziativa articolata che serve a rispondere a un problema complesso, non una bandierina da poter sventolare durante la campagna elettorale come quella presentata dalle opposizioni che, per di più, sarebbe efficace da novembre del 2024”. Walter Rizzetto, deputato di FdI e presidente della commissione Lavoro di Montecitorio replica punto per punto alle accuse di Pd, M5s, Azione e Cgil. Ieri FdI  ha presentato una proposta di emendamento alla legge delle opposizioni (esclusa Italia viva) per l’introduzione in Italia di un salario minimo legale a 9 euro. L’emendamento contiene una delega al governo che recepisce molte delle proposte indicate dal documento sul salario minimo redatto dal Cnel, su imput della premier Giorgia Meloni, lo scorso 12 ottobre.

 

Più che un salario minimo mira a raggiungere un “salario giusto”, contrastando il lavoro sottopagato e stimolando il rinnovo dei contratti collettivi scaduti. Per farlo lo strumento principale dovrà essere l’individuazione, per ciascuna categoria, dei contratti collettivi maggiormente rappresentativi. Il trattatamento economico complessivo minimo (non solo dunque i minimi tabellari, ma anche tutti i trattamenti accessori) previsto da questi contratti diventerà “la condizione economica minima” da riconoscere ai lavoratori della categoria, a prescindere dal contratto applicato. Questa regola varrà anche per le ditte appaltrici o subappaltrici (saranno dunque rafforzati anche gli obblighi di controllo per gli appaltatori). Ai lavoratori non appartenenti ad alcuna categoria, infine, andrà applicato il trattamento economico complessivo minimo previsto dal contratto di lavoro maggiormente rappresentativo della categoria più affine. “L’obiettivo – spiega Rizzetto – è contrastare i contratti pirata e i settori scoperti, estendendo le garanzie dei  contratti collettivi nazionali più applicati. A questo – prosegue il deputato – si aggiungono disposizione per favorire la contrattazione aziendale, incentivi al rinnovo dei contratti per contrastare l’inflazione (con eventuale intervento diretto del ministro del Lavoro in caso di mancato rinnovo) e l’introduzione della condivisione degli utili aziendali da parte dei lavoratori”. Il ministero del Lavoro avrà ora sei mesi per redigere uno o più decreti legislativi per sostanziare questi obiettivi.


La prima accusa che arriva da sinistra però, dopo i due rinvii in commissione avvenuti sul testo negli ultimi mesi, è quella di prendere  tempo perché il salario minimo piace anche all’elettorato di centrodestra e le elezioni europee si avvicinano. “E’ un modo per non fare mai più il salario minimo”, diceva ieri il segretario della Cgil Maurizio Landini. Mentre per il leader grillino Giuseppe Conte: “Vogliono sfiammare l’onda che si è levata in tutto il paese”. Una versione delle cose che a Rizzetto non piace affatto. “La smettessero – dice – con questa campagna elettorale perenne, con la delega tra sei mesi, ben prima del novembre 2024 previsto dalla loro proposta, potremmo dare una risposta ai lavoratori. Una risposta complessa che valorizza la contrattazione collettiva a una domanda complessa, non  uno slogan”.  Intanto c’è già   chi parla di gabbie salariali perché nell’emendamento è prevista anche l’introduzione di “strumenti di incentivazione atti a favorire lo sviluppo progressivo della contrattazione di secondo livello con finalità adattive, anche per fare fronte alle differenze dei costi su base territoriale”. “Assolutamente no – smentisce Rizzetto –, quel passaggio si riferisce alla promozione della contrattazione aziendale ma sempre nel rispetto di quanto previsto dai contratti collettivi nazionali, non è un caso che il testo è stato apprezzato da tanti”. Non dai sindacati. “Non è così, anche alcune sigle sindacali, come la Cisl si sono ritrovate nella nostra proposta”.


Gran parte delle misure ricalcano il documento del Cnel, presieduto da un ex ministro del centrodestra come Renato Brunetta. Da sinistra  accusano la maggioranza di usare organi indipendenti, oltre al Cnel il Garante degli scioperi intervenuto in questi giorni nello scontro tra il ministro leghista Matteo Salvini e Landini, per avvalorare le  posizioni della maggioranza e ammantarle di una “verità tecnica” che in realtà non c’è. “Il Cnel – dice Rizzetto – è un organismo costituzionalmente riconosciuto, per quanto riguarda lo sciopero qualcuno stava politicizzando eccessivamente, il garante si è limitato a esprimere un parere tecnico. Noi non usiamo nessuna strategia facciamo le cose seriamente invece di fare propaganda elettorale”.

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