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Meloni "precetta" Salvini e dice ancora "no" al Mes. Si riappropria del dossier sicurezza

Carmelo Caruso

Mes ancora legato al Patto di stabilità. La premier tiene la Ue sulla corda. E sugli scioperi dice che "non c'è nessun cambio delle norme". Oggi in Cdm premia, con risorse, le forze dell'ordine

Fa la premier degli anelli. Sul Mes non cambia idea, a Salvini gli dà un buffetto, oggi in Cdm si riappropria del tema sicurezza. Alla fine, Giorgia Meloni, non solo è andata a visitare la mostra su Tolkien, di Frodo Sangiuliano, alla Gnam, ma ha pure dichiarato che sul Mes “per me non è cambiato nulla” e che si voterà secondo calendario. La ratifica torna in Aula il 22-23 novembre. Ma si vota qualche giorno dopo.  Dalle parti di Meloni si dice  che “la domanda sul Mes non è cambiata e dunque neppure la risposta. Sta cambiando il contesto”. Significa che Meloni, per strategia, vuole tenere ancora  la Ue sulla corda in attesa del nuovo Patto di stabilità. Il 23 novembre c’è la sessione straordinaria Ecofin. In quelle ore l’Italia e Meloni si giocano il paradiso o l’inferno. 
 

I numeri dell’economia italiana non sono felici. Stando ai dati, comunicati ieri, il debito italiano è salito. Le stime Ue sulla crescita italiana sono state tagliate. Venerdì c’è attesa per il giudizio dell’agenzia di rating Moody’s. Arriverà in tarda serata. Al governo si esorcizza la possibile bocciatura. Tra Mef e Palazzo Chigi la frase comune è che “la manovra è la più seria e prudente possibile. Abbiamo fatto tutto quello che si doveva”. Meloni non vuole però passare come “la signora degli scioperi”. Venerdì, i trasporti, il 18 dicembre  i medici, la Rai si mobilità pure. Verso Salvini che ha fatto dello sciopero la sua nuova crociata (Landini è la nuova Carola Rackete) la parola giusta non è “fastidio”. Nella lingua di Meloni si dice: “Ha sbracato”. I suoi uomini, quelli della premier, alla Camera, dicevano che “su Landini ha detto tutto Salvini e ha detto anche troppo”.

 

A domanda esatta, sul diritto allo sciopero, Meloni ha risposto che non c’è nessuna voglia di “modificare le normative sul diritto allo sciopero”. Pure la precettazione è stata rimpicciolita dalla premier a “scelta condivisa” e non a un’intemerata del segretario della Lega. Ai cronisti ha spiegato che “la precettazione è stata una decisione presa sulla base dell’indicazione arrivata da un’authority indipendente”.

 

Salvini dunque? Sempre Meloni: “La decisione è una scelta di mediazione fra due diritti che vanno entrambi garantiti e per cui esiste un’autorità indipendente”. Per tutto il giorno, Meloni si è buttata sull’estero. Giuseppe Conte, alla Camera, alla buvette, con al polso un orologione dei suoi, faceva ironia: “Dato che Salvini si butta a destra, Meloni si butta a sinistra”. Al povero Tajani che rispondeva al Question time su Israele, Conte ha dato del “codardo”. Conte è l’unico che sta vincendo. La premier ha avuto di mattina colloqui con Zelensky, Erdogan. Nelle prossime ore partirà per Zagabria.

 

Resta ancora la manovra. In Commissione Bilancio si è deciso che sarà compito dei relatori  raccogliere alcune istanze dei partiti di maggioranza. Ora la frase più in voga in FI, partito che vuole essere accontentato, è che c’è ancora qualcosa “nelle maglie del bilancio”. Al Mef, fino a sera, si cercava ancora denaro, risorse, per far contenta la premier. In Cdm, oggi, un Cdm che viene definito “corposo”, Meloni vuole approvare il suo pacchetto sicurezza. Sono premi alle forze dell’ordine, che vengano quantificate in circa 600 milioni. Altro discorso riguarda il decreto energia del ministro Pichetto che era rimasto arenato perché in contrasto con le misure che ci chiede la Ue per rilasciare la rata del Pnrr. Il decreto potrebbe entrare in Cdm. Del Pnrr del resto non si sa più nulla se non che Fitto ha in tasca oltre 300 miliardi di fondi Pnrr e coesione . A dicembre la Ue si pronuncerà sulle modifiche del piano chieste dal governo Meloni. Al momento questo è il saldo: Giorgetti dice che il vecchio Patto di stabilità è meglio del nuovo, per Meloni il Mes è vecchio perché ci sarà un nuovo Patto di stabilità. Morale: in Italia precettiamo, in Europa scioperiamo.

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  • Carmelo Caruso, giornalista a Palermo, Milano, Roma. Ha iniziato a La Repubblica. Oggi lavora al Foglio