il personaggio
Figliuolo sempre più globetrotter. Ora la Lega lo vuole commissario anche in Toscana
Con l'aumento delle tensioni in medio oriente il generale è sempre più richiesto al Covi. Eppure la Lega spinge per nominarlo commissario alla ricostruzione anche nei territori colpiti dall'ultima alluvione. Difesa ed Esteri in apprensione
Il generale Francesco Paolo Figliuolo è così ubiquo che sul potere di ricoprire più ruoli contemporaneamente pure Fiorello c’ha scherzato su: “Lo chiameranno a sostituire Pino Insegno all’Eredità”. E in effetti poco ci manca. Perché per uno abituato a solcare i più importanti e impegnativi scenari di guerra, a livello mondiale, ci sono sempre nuovi compiti che gli vengono assegnati a casa. Quasi come se le sue giornate fossero composte di 72 e non di 24 ore. Questa settimana ha polemizzato con i sindaci emiliano-romagnoli: “Rimboccatevi le maniche invece di fare polemica”, ha detto. Eppure nelle mire delle critiche dei suddetti amministratori non vi era la disponibilità e l’abnegazione dimostrata dalla struttura diretta dal generale. Bensì l’agenda fitta che, in termini di attenzione, mette la ricostruzione in competizione con quel che sta accadendo nel mondo.
Per restare solo agli ultimi giorni, il 2 novembre Figliuolo è partito per il Libano. Atterrato a Beirut, il capo del Comando di vertice interforze (Covi) è rimasto nel paese per un viaggio di due giorni, facendo visita alle truppe italiane nella base della missione militare bilaterale (Mibil) a cui aderisce il nostro paese. E’ parte della più grande missione Onu Unifil, diventata ancor più impegnativa dopo il riaccendersi delle tensioni in Medio oriente a partire dal 7 ottobre. Per questo i sindaci hanno posto una questione di opportunità, non prendendosela direttamente con Figliuolo ma con il governo. “Mi sembrano polemiche surreali. Il punto non è il generale. Il problema è che sapevamo che prima o poi sarebbe dovuto tornare a occuparsi della sua principale occupazione: cioè la difesa. Perché non è pensabile che il nostro esercito si privi di una delle sue strutture che funzionano meglio”, dice al Foglio il sindaco di Ravenna Michele De Pascale. “Per questo è il governo che deve rispondere di una scelta, il non privilegiare una figura del territorio, che è soprattutto di natura politica”.
Quando il generale venne nominato commissario alla ricostruzione delle zone alluvionate, in molti s’erano fatti domande a proposito della compatibilità del doppio incarico. I più arrabbiati erano proprio i ministeri di Esteri e Difesa, che non erano stati consultati. Gli stessi che, pur non rilasciando dichiarazioni ufficiali, non guardano con occhio favorevole alla situazione che si sta producendo sotto i loro occhi. Soprattutto perché alcuni scenari, non solo il medio oriente ma anche il Kosovo, stanno risentendo di un cambio di quadro repentino. E il ruolo del Covi in questi teatri non è banale. Tutt’altro. Giovedì Figliuolo, che nei giorni precedenti era tornato sulla via Emilia per un tour dei comuni alluvionati nel bolognese, ha fatto tappa in Lituania per far visita alla Task force air italiana di stanza nel paese. A luglio è stato in Kosovo, sempre come capo del Covi. Mentre a metà settembre è volato in Libia in una nuova veste a metà tra militare e commissario alla ricostruzione: è andato a portare il soccorso dell’Italia a seguito dell’alluvione che ha devastato Derna.
Si capisce allora perché le apprensioni di Esteri e Difesa non si siano sciolte affatto con l’andare delle settimane. Anzi, c’è un ulteriore elemento che rischia di accrescere la tensione tra le forze politiche di maggioranza. Visto che dopo l’alluvione che ha colpito la Toscana la scorsa settimana, la Lega ha chiesto che Figliuolo assuma la carica di commissario alla ricostruzione anche delle zone fortemente colpite in quest’ultima circostanza. Avrebbe anche senso, perché permetterebbe alla Toscana di usare fondi e ordinanze che la struttura di Figliuolo ha già predisposto per l’Emilia-Romagna (in più il presidente Giani è già sotto commissario alla ricostruzione). Ma tutto preso da questa vita da globetrotter sull’asse Campogalliano-Beirut, chissà se il generale avrebbe davvero il tempo di prendersi anche solo un caffè a Campi Bisenzio.