(foto Ansa)

Il nodo

Se Crosetto parla come Schlein (o viceversa) sulle spese militari

Marianna Rizzini

"Impossibile" raggiungere l'obiettivo del 2 per cento del pil per la Difesa nel 2024, "difficile" anche nel 2028, dice il ministro. Che sulle armi ha il coraggio di dire cose che la segretaria del Pd non può farsi sfuggire

Chi lo avrebbe mai immaginato, al vertice del Pd schleiniano, di dover dire in qualche modo “grazie” al ministro della Difesa del governo di centrodestra Guido Crosetto, e proprio a proposito della bestia nera per la nuova segreteria dem, e cioè le spese militari? Succede infatti che il ministro, in audizione davanti alle commissioni Difesa della Camera e Affari Esteri e Difesa del Senato, nel quadro di tensione in Medio Oriente e Ucraina, dica la frase: “Il requisito del 2 per cento del Pil di spesa per la Difesa in ambito Nato è centrale”, ma “siamo lontani, molto lontani”; l’obiettivo sarà “impossibile nel 2024” e “difficile anche per il 2028”. La Difesa ha bisogno di sostegno finanziario, dice Crosetto, “e il cambio di paradigma nel contesto internazionale ha sorpreso tutti”, ma la Nato “non deve fissare obiettivi finanziari irrealistici”.

Balzo all’indietro, inizio settembre 2023. La segretaria pd Elly Schlein, parlando dello stesso tema dalla Svizzera, dando voce all’area arcobaleno del partito, cita il cancelliere tedesco Olaf Scholz: “Sono d’accordo con lui sulla richiesta di rinviare di cinque anni l’obiettivo di destinare ogni anno il 2 per cento del Pil alla spesa militare come richiesto dalla Nato”. Le rispondevano allora perplessi, dall’ala riformista dem, l’ex ministro Lorenzo Guerini (“non capisco perché dovremmo arretrare”) e l’ex sindaco di Torino e ministro Piero Fassino (“sul 2 per cento del Pil finirà per ricredersi”). E il dubbio ora serpeggia: è Crosetto, seppure per eterogenesi dei fini, ad aver parlato come Schlein? O è Schlein ad aver intercettato un pensiero in qualche modo trasversale? Sia come sia, intanto ieri il capogruppo pd in commissione Difesa della Camera, Stefano Graziano, definiva “interlocutoria” e con “alcuni aspetti condivisibili” l’audizione, “primo momento di confronto”.  

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  • Marianna Rizzini
  • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.