Elly Schlein (LaPresse)

Passeggiate romane

Schlein allarga la cerchia di interlocutori nel Pd. Incognita Piemonte

La segretaria ha deciso di consultarsi sempre più spesso con gli esponenti dem di lungo corso, anche quelli che non l'hanno appoggiata al congresso, a scapito dei soliti fedelissimi, che non l'hanno presa bene. Intanto il M5s ha fatto sapere di non essere disposto ad appoggiare Chiara Gribaudo

In questi mesi complicati, con due crisi internazionali in corso e la manovra economica del governo Meloni da contrastare, Elly Schlein ha fatto ciò che finora si era rifiutata di fare. Cioè ha ascoltato anche gli esponenti dem di lungo corso, quelli che non l’hanno appoggiata nella sua corsa alla segreteria ma che conoscono bene le cose delle politica italiana al contrario dei pur bravi Igor Taruffi e Marta Bonafoni. La segretaria del Partito democratico, che è donna autonoma e con una serie di rapporti costruiti negli anni che nulla hanno a che fare con il Pd, non sempre ha seguito i consigli che le sono stati elargiti in questo periodo di consultazioni allargate, ma qualche volta lo ha fatto e ha tenuto il punto anche con l’area più a sinistra dei suoi. 

Questo atteggiamento di Schlein che ha svelato, stando ai suoi oppositori interni, un lato molto positivo del carattere della segretaria, cioè il pragmatismo, ha però provocato qualche malumore, ha generato qualche invidia a qualche gelosia. Già, raccontano che a parte Taruffi, altri esponenti del cosiddetto tortellino magico abbiano accettato di cattivo gusto il fatto di non essere più considerati la “prima scelta” nel giro di consultazioni che la segretaria dem fa con una certa frequenza. Pare che a rimanerci male siano stati soprattutto Marta Bonafoni e Marco Furfaro. Non si sarebbe invece preoccupata più di tanto Chiara Braga. La presidente dei deputati del Pd, dicono le malelingue del Transatlantico di Montecitorio, è abituata a essere consultata occasionalmente anche quando il tema riguarda l’attività del gruppo dem della Camera. 

Raccontano che Elly Schlein sia rimasta male quando Giuseppe Conte le ha fatto sapere che i 5 stelle non possono appoggiare Chiara Gribaudo, vicepresidente del Partito democratico, nella corsa alla presidenza della regione Piemonte. Il Pd tutto, a dire il vero, ci è rimasto di sasso, anche perché quella regione veniva considerata contendibile. Ma Chiara Appendino, che con i dem ha un conto aperto non certo da oggi, non ha sentito ragioni: il Movimento non può appoggiare un esponente del Partito democratico, tanto meno se fa parte, come Gribaudo, della passata gestione. Morale della favola, la ex sindaca di Torino è stata inflessibile con Conte. E al povero ex presidente del Consiglio non è restato altro che confessare a Schlein le sue difficoltà. Schlein ha fatto buon viso a cattivo gioco pur di non disfare quel tenue filo di intesa che si è stabilito tra lei e il leader del Movimento 5 stelle in vista delle amministrative e delle regionali del 2024. Ma al Nazareno raccontano che ci è voluto tutto il suo self control per resistere alla tentazione di maltrattare Conte.
 

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