Il racconto

Il Salvini Voltaire. Mescola pace, geopolitica e ribaltone: "Fascista chi odia Israele"

Carmelo Caruso

"Due popoli e due stati" e contro gli odiatori. A Milano il leader della Lega cita Beccaria, difende Israele e lancia la nuova Lega dei sindaci. "Il terrorismo è la piaga del secolo"

Milano. E’ nuovo, è un altro, è l’ultimo. E’ il Salvini Voltaire. Non prendetelo in giro. Vale mille volte questo Salvini “enciclopedico”, questo Salvini che, a Milano, a largo Cairoli, ha messo insieme Cesare Beccaria, Oriana Fallaci, il teologo Alessandro Maggiolini, Luigi Tenco, il “due popoli e due stati”, rispetto al vecchio Salvini, quello forte, che sta lasciando pian, piano, il posto al segretario che si reinventa, il Salvini philosophe. Trentaquattro bus organizzati, nessuna bandiera di partito, se non dei manifesti casalinghi, fatti in casa, dal titolo “senza paura” e infine le bandiere di Israele che, come urlava Massimiliano Fedriga, dal palco, “dobbiamo difendere perché c’è un momento in cui bisogna combattere per la libertà”. Aveva per una volta ragione lui, il segretario della Lega, che il suo 4 novembre, questa manifestazione a Milano, a favore di Israele, “valeva la pena farla senza paura” e sciocchi noi a non credere che sarebbe stato un pomeriggio sobrio, gelido ma “occidentale”. Erano pochi, ma cosa si intende per pochi? Erano senza dubbio leghisti perbene, composti, intabarrati in una specie di slargo offerto dal comune di Milano e presidiato da polizia, carabinieri. Li ha benedetti pure sorella pioggia che non è arrivata, se non alla fine, malgrado il cielo nero, nero, come i quadri di Goya che sono adesso esposti a Palazzo Reale.

 

Massimiliano Romeo, il capogruppo al Senato della Lega, era due volte contento perché lo sanno tutti che sarà il prossimo segretario della Lega lombarda, ma si scherniva e diceva “se me lo chiederanno farò la mia parte, come sempre. Sono al servizio della Lega”. Luca Toccalini, il leghista promessa, il deputato responsabile della giovanile, regalava selfie in attesa del Salvini fallaciano, il lettore di Oriana Fallaci, “quella gran donna” diceva Salvini, ma sempre con giudizio, senza esagerare. Salvini è stato l’ultimo a intervenire e ce l’aveva con gli antagonisti che a Milano, nelle stesse ore sfilavano, non tanto per la Palestina, ma contro di lui, contro chi sostiene il diritto di Israele a esistere. Il Salvini Voltaire stanava “gli ultimi fascisti, quelli nostalgici dell’odio” e la diceva a modo suo, ma efficace: “Chi è contro Israele per me è fascista. Il terrorismo è la piaga del secolo”. Si è messo pure a dare lezioni di antropologia culturale. Spiegava alla piazza che la sinistra si contraddice: “Come fa a sostenere i diritti della comunità Lgbtq e non accorgersi che nei paesi arabi gli omosessuali sono perseguitati?”. Da Venezia è arrivato Luca Zaia, l’ammiraglio del Veneto, che ormai da mesi insegue Elly Schlein sui diritti, sulla libertà di essere uomo donna, “cosa altro ti pare”, che applaudiva. Ai cronisti, e, ai siciliani, consigliava di dedicare il Ponte sullo stretto a Don Sturzo, “l’autonomista per eccellenza”. E’ una star come Vincenzo De Luca, altro che terzo mandato! Se si mettono insieme fanno le scarpe alla “Bobo tv” di Vieri (che si è appena separato da Cassano, Adani e Ventola).

 

C’era anche il “Calde”, il Calderoli, il ministro per gli Affari regionali e le autonomie, sempre più consumato ma sempre più chioccia della Lega. Poco lontano gli teneva la mano Attilio Fontana. “Il Giorgetti”, Giancarlo Giorgetti, per un pomeriggio, ha lasciato a casa la legge Finanziaria e anche i vestitacci antichi. Ora che è dimagrito si veste in doppiopetto. Finirà a sfilare per Loro Piana e avrà le fan, “le bimbe di Giorgetti”. Facevano in pratica famiglia e si riscaldavano. I giornalisti sghignazzavano quando sentivano Salvini citare nientemeno che Cesare Beccaria, e il suo “Dei delitti delle pene”. Non può che essere la dolce Francesca Verdini, la compagna del Capitano, a prestargli i libri buoni da leggere. Il Salvini illuminista diceva infatti che “la pena di morte è una barbarie” e che “l’antisemitismo è un cancro”. Chi per lavoro lo ha seguito per anni si domandava: “Ma come? Non era lui a favore della castrazione chimica?” e ancora “ma che c’entra Israele con il premierato?”. A fine dell’intervento, Salvini spruzzava un po’ di propaganda elettorale e la distribuiva cartacea. Sotto i gazebo i militanti offrivano volantini dal titolo “un anno di Lega al governo. Risultati e traguardi”.

 

Il leghista Marco Pinci, che veniva da Parma, lo preferisce ora con la divisa da ingegnere perché finalmente, fa sapere, “ci completa la Tirreno-Brennero. Viva il Capitano”. I leghisti erano addestrati a parlare bene di Giorgia Meloni e la accarezzavano perché vittima “di uno scherzo di due ciarlatani russi, ma prima di lei ci sono caduti pure Merkel, Lagarde. Meloni non ha colpe”. Sorridevano, si abbracciavano e tutti volevano ragionare con Claudio Durigon, il sottosegretario al Lavoro, il “chimico” delle pensioni che aveva una buona parola, e una pacca, “chiamami, ci sono sempre”. L’europarlamentare Silvia Sardone, che in Lombardia ha il record delle preferenze, si mescolava nella folla vestita con il suo piumino bianco. Pure Riccardo Molinari, il “Mol” preferiva stare dietro con il sigarone in bocca. Sono saliti sul palco nuovi leghisti e da domani sarà necessario studiarli, perché, come si direbbe in televisione, “questi bucano”. Il sindaco di Cinisello Balsamo ha già lasciato intendere che tra un po’ sfida Beppe Sala. Si chiama Giacomo Ghilardi e ha dichiarato che “Milano è una Gotham City”. Subito dopo si è rivolto ai sindaci di sinistra: “Cari amici, non si può essere sindaci dell’aria C”. L’altra leghista che si è presa la scena è stata la sindaca di Monfalcone, Annamaria Cisint. Si è presentata come la sindaca della città “con più musulmani d’Italia” e ha allarmato tutti quanti quando ha detto: “Nella mia città l’imam vuole sostituirci”. Ha riscaldato la piazza, e pure Angelina, una giovane studentessa del Politecnico, si è lasciata scappare “questa è brava, c***o”. La sindachessa si è data come missione quella di liberare le donne “insaccate” dai musulmani, quelli che Oriana Fallaci definiva “gli uomini in sottana”. Salvini ha tanti difetti ma come scopritore di talenti è unico. E’ stata invitata a parlare, ed era un piacere sentirla, anche Celeste Vichi, presidente dell’unione Associazioni Italia-Israele. Emozionata, pure lei, come Salvini, ripeteva: “Ma lo sapete che gli omosessuali di Gaza si rifugiano in Israele?”.

 

Nessuno ha detto “entriamo a Gaza con le bombe”, nessuno ha berciato “spianiamo Gaza”. Stavano tutti al loro posto. Guido Guidesi, il ministro dell’economia della regione Lombardia (è assessore allo Sviluppo Economico) faceva il Giorgetti: “Imprese, lavoro. Mi occupo di questo”. Il ministro dell’Istruzione Valditara era forse più assatanato: “Battiamoci contro la cultura della sottomissione”. La musica di sottofondo era di Luigi Tenco. Non si sa come, ma Salvini, furbo sapiente, riusciva a fare entrare nel suo discorso pure “la sacrosanta riforma contro i ribaltoni e l’autonomia che avremo presto”. Finiva tutto sulle note di “Hey Jude” dei Beatles, con la birra, le castagne e con un gran diluvio, ma senza la rabbia di Oriana. Al massimo era solo “La pioggia e l’orgoglio”.

 

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  • Carmelo Caruso
  • Carmelo Caruso, giornalista a Palermo, Milano, Roma. Ha iniziato a La Repubblica. Oggi lavora al Foglio