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Le guerre tra i vertici Ue aiutano Meloni

Simone Canettieri

Borrell spinge per rilanciare Irini sul fronte del controllo del traffico di esseri umani, von der Leyen benedice il vertice a sei organizzato dall'Italia. Il grande ostacolo resta Saied, ma il Consiglio Ue sta mettendo la questione migratoria al centro del dibattito. La premier gongola

Granada, dal nostro inviato. Più che navigare tra le onde del mare tunisino, Giorgia Meloni ha capito l'aria che tira a Bruxelles, le guerre interne ai vertici delle istituzioni arrivate al giro di boa a poco più di sei mesi dal voto. Sicché intorno alla questione che sta tanto a cuore all'Italia - fermare le partenze dei migranti - si stanno muovendo protagonisti in contrasto tra loro in cerca di visibilità. Il risultato è che la premier sembra trovarsi in una posizione favorevole in mezzo a tutti questi movimenti. Il convitato di pietra è Kais Saied, ma intorno a lui c'è un gran traffico.

L'ultimo fatto porta alle parole dell'Alto Rappresentante Ue per la Politica estera Josep Borrell: "Dobbiamo pensare a un controllo delle frontiere esterne non solo nel Mediterraneo ma anche nel Sahel. E' un compito difficile ma sono pronto a considerare questa opzione. Le persone fuggono perché devono farlo o per avere più opportunità, e l'Ue deve avere una posizione comune sul dossier". Da qui l'annuncio che profuma di notizia da parte di un protagonista che negli ultimi giorni aveva perso centralità: "Dobbiamo pensare ad usare, forse, le capacità della missione navale Irini per controllare il traffico di esseri umani, ma per questo occorre certamente l'accordo della Tunisia", ha detto Borrell.

Poi, certo, c'è Ursula von der Leyen, vicina all'Italia per la convinzione e convenienza, in contatto costante con Meloni: ieri la presidente della Commissione Ue, che cerca la riconferma, ha benedetto il vertice sull'immigrazione con Rishi Sunak, Emmanuel Macron, Edi Rama, Mark Rutte. Formato a sei che si ripeterà a Londra l'1 e 2 novembre.

Per l'eterogenesi dei fini, e magari non per un improvviso amore verso l'Italia, i vertici della Ue si danno da fare, si fanno la guerra, si contrastano (come nel caso di Charles Michel e Ursula), ma stanno mettendo la questione migratoria al centro del dibattito. 

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  • Simone Canettieri
  • Viterbese, 1982. Al Foglio da settembre 2020 come caposervizio. Otto anni al Messaggero (in cronaca e al politico). Prima ancora in Emilia Romagna come corrispondente (fra nascita del M5s e terremoto), a Firenze come redattore del Nuovo Corriere (alle prese tutte le mattine con cronaca nera e giudiziaria). Ha iniziato a Viterbo a 19 anni con il pattinaggio e il calcio minore, poi a 26 anni ha strappato la prima assunzione. Ha scritto per Oggi, Linkiesta, inserti di viaggi e gastronomia. Ha collaborato con RadioRai, ma anche con emittenti televisive e radiofoniche locali che non  pagavano mai. Premio Agnes 2020 per la carta stampata in Italia. Ha vinto anche il premio Guidarello 2023 per il giornalismo d'autore.