l'intervista
Il viceministro Cirielli: “Sul sostegno a Kyiv non avremo cedimenti”
"Siamo sempre rimasti e sempre rimarremo a difesa della sovranità dell’Ucraina", dice il vice meloniano di Tajani. Che tira una stilettata anche al compagno di partito Fidanza: "Facile attaccare Zelensky quando non ti cadono le bombe in testa"
In Europa, e non solo, spira un vento sempre più scettico nei confronti di Kyiv. “E infatti siamo un po’ preoccupati. Noi che per principio siamo sempre rimasti e sempre rimarremo a difesa della sovranità dell’Ucraina. Siamo gli unici a non aver mai cambiato posizione”. Il viceministro agli Esteri Edmondo Cirielli, di Fratelli d’Italia, è talmente convinto che non ci saranno cedimenti da parte della maggioranza che a esternazioni come quelle del suo compagno di partito Carlo Fidanza, che in un’intervista al Corriere ha un po’ criticato il presidente Zelensky per certe “rudezze nei confronti degli alleati”, risponde così: “Ognuno ha le sue opinioni, ma certo è troppo facile fare i diplomatici con la guerra degli altri, quando non vivi sotto assedio dei missili e delle bombe che cadono sulle case dei cittadini, sugli ospedali. Per questo io non posso far altro che solidarizzare con Zelensky”.
E’ da quando era all’opposizione del governo Draghi che FdI rivendica di aver sempre sostenuto la causa Ucraina. “Perché cosa succederebbe se la Russia avesse la meglio? Sarebbe un problema anche per noi. E per tutti i finti pacifisti che non si accorgono del fatto che saremmo costretti a riarmarci anche noi. Abbiamo il dovere di sostenere gli ucraini, che hanno tutto il diritto di difendersi per costringere la Russia a sedersi a un tavolo di trattative. Ecco perché certi politici dovrebbero smetterla di lucrare sulla guerra”, dice Cirielli. A chi si riferisce? “In primis a Giuseppe Conte, che prima sosteneva l’utilità del sostegno militare e adesso, all’opposizione, dice tutt’altro”. E’ sicuro di alludere solo a lui? Guardi che anche nella Lega hanno a più riprese criticato la strategia internazionale, che avrebbe reso l’Italia “ostaggio di una propaganda bellicista”. “Ma forse si riferiscono al governo Draghi, perché loro è da quell’epoca che hanno iniziato a votare i vari pacchetti di aiuti, così come abbiamo fatto anche noi”, risponde il viceministro.
“Sono convinto che al di là di legittime sfumature troveremo, come sempre, una soluzione univoca. A partire dal prossimo invio di armi, che sarà fatto secondo lo scadenzario abituale, dopo un accordo tra Esteri e Difesa. E’ quello che abbiamo promesso in campagna elettorale con un appello sottoscritto da tutti. Anche Salvini, che non ha mai detto di avere problemi”. Questo dal punto di vista interno, ma in Europa non vi preoccupa per esempio la freddezza dei polacchi, per altro vostri alleati, che non vogliono più rifornire Kyiv di munizioni? “Ma in quel caso si tratta di tensioni popolari, derivanti da difficoltà economiche prodotte dal grano, che si sommano alla campagna elettorale, che spinge a prendere posizioni più prudenti. In più Polonia e Ucraina storicamente non hanno mai avuto rapporti facili. Eppure credo che dopo il voto si ritornerà nell’alveo della strategia perseguita dall’Unione europea. Del resto, guardate anche a quello che sta dicendo Fico in Slovacchia: dopo aver vinto ha molto minimizzato gli slogan usati in campagna elettorale. Persino Afd se andasse al governo in Germania rivedrebbe molto i suoi toni sulla guerra. Ne sono convinto”.
Ma un'eventuale vittoria di Trump negli Stati Uniti, non sarebbe forse il colpo di grazia per Kyiv? “Guardi, io la penso in maniera opposta. A New York ho parlato con esponenti repubblicani trumpiani. Stanno cavalcando l’ondata anti Biden. Ma per quanto è nazionalista Trump, non credo ridurrebbe il sostegno all’Ucraina. Anzi, Putin avrebbe un alibi in meno per sedersi al tavolo delle trattative. Del resto, potrebbe parlare di nuovo con quello che considera un suo amico”.
L'editoriale del direttore