Il caso

La Germania delle ong e il governo tecnico: i fantasmi che Meloni vuole scacciare

Simone Canettieri

La premier dal vertice di Malta torna ad attaccare Berlino sui migranti: "Non si fa solidarietà con i confini degli altri". E poi su una possibile crisi politica a causa dell'economia attacca: "Piacerebbe ai soliti noti"

Vuole cacciare le navi delle ong tedesche dal Mediterraneo e scacciare i fantasmi della crisi economica che remerebbero per farla cadere, sostituendola con un governo tecnico. I due fronti che assillano Giorgia Meloni emergono con prepotenza a Malta, dove la premier partecipa al Med9. Migranti ed economia: dossier che sembrano non sovrapporsi, ma che invece si tengono insieme. Perché la battaglia per gestire gli sbarchi, finora non risolta, è diventata una priorità assoluta in grado di oscurare anche le preoccupazioni per una manovra che vedrà la luce in un contesto molto, molto complicato. A Roma e a Bruxelles.  

 
Al vertice dei nove, sui migranti, Meloni incassa l’appoggio di Emmanuel Macron. A conferma di una sintonia che si era già vista, palpabile, mercoledì scorso dopo i funerali di Giorgio Napolitano. Quando la premier e il presidente francese hanno parlato per un’ora e mezza. “A Lampedusa c’è una situazione eccezionale, tutti dobbiamo solidarizzare con l’Italia”, dice Macron che poi all’Ansa aggiunge: “L’incontro con Giorgia è andato bene, come sempre. E’ stato efficace. Abbiamo potuto fare passi avanti. Con la Commissione europea abbiamo trovato un approccio comune che proporremo ai colleghi per dare una risposta a questa che è una sfida totalmente europea”, sono le parole di Macron che arrivano dopo il trilaterale con Meloni e con Ursula von der Leyen. Alla presidente della commissione i due leader chiedono atti concreti: l’attuazione dei dieci punti lanciati a Lampedusa due settimane fa. Vista da Malta c’è una comunione di intenti su come gestire il fenomeno migratorio. Torna l’idea di una missione navale europea in accordo con i paesi africani. Poi però c’è la Germania. E qui la presidente del Consiglio si fa puntuta. “Noi abbiamo una linea, gli altri un’altra. Il problema è non scaricare una linea di uno sugli interessi dell’altro. Non si fa solidarietà con i confini degli altri”. Quanto al tema delle ong, dice di aver trovato con i suoi omologhi mediterranei posizioni molto decise sulla distinzione “tra il lavoro che fanno alcune ong e il lavoro che fanno altre ong”.  La tensione con Berlino va avanti e si trascinerà fino a Granada, quando fra una settimana la premier incontrerà anche Olaf Scholz al consiglio europeo informale. Il tutto mentre in Italia rimbalzano le parole di Federico Mollicone, presidente della commissione cultura di Fdi, rilasciate a “Piazza pulita” secondo il quale il problema con la Germania “è diplomatico perché l’Italia sta facendo una politica di dissuasione dei salvataggi in mare, mentre  loro finanziano le ong per salvarli”.
Il conflitto sui migranti è aperto e viene il dubbio malizioso che sia così alto in prima pagina per distogliere e cambiare canale da un altro argomento: la tenuta economica dell’Italia, la risposta dei mercati, lo spread, il Mes, il patto di stabilità in Europa. Insomma un arcipelago di preoccupazioni, endogene ed esogene, che accompagnano la prima vera manovra del governo Meloni, e per giunta alla vigilia dell’appuntamento elettorale. Durante il punto stampa a Malta, l’inviato di Repubblica chiede alla premier se tema un governo tecnico e se sia preoccupata. E qui Meloni in un impeto di orgoglio risponde ovviamente di no.  Ma l’idea aleggia. A conferma che qualcuno, nascosto e col favore delle tenebre, si starebbe dando da fare per piazzarle uno sgambetto. “La sinistra continui a fare la lista dei ministri del governo tecnico che noi intanto governiamo”, spiega con un sorriso. Salvo aggiungere prima di andarsene: “Non vedo questo problema del governo tecnico: c’è più che altro la  speranza da parte dei soliti noti, che mi fa sorridere”. Vuole tranquillizzare, Meloni: “Il governo sta bene la situazione è complessa l’abbiamo maneggiata con serietà l'anno scorso, e anche quest’anno. Lo spread che lanciate come se fosse la fine del governo Meloni stava adesso a 192 punti, a ottobre scorso 250 durante l’anno precedente al nuovo governo è stato più alto e i titoli non li ho visti”. Nei corridoi di Palazzo Chigi dove si vedono manine e manone un po’ ovunque l’argomento tiene banco, e non da ieri. L’idea che il Pd si stia preparando alla caduta del governo, complice anche altri poteri, c’è. Anche se su questo punto la premier è sempre stata netta: “Per me non esisterà mai un altro governo al di fuori del mio. Dopo questo esistono le elezioni, e basta”.

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  • Simone Canettieri
  • Viterbese, 1982. Al Foglio da settembre 2020 come caposervizio. Otto anni al Messaggero (in cronaca e al politico). Prima ancora in Emilia Romagna come corrispondente (fra nascita del M5s e terremoto), a Firenze come redattore del Nuovo Corriere (alle prese tutte le mattine con cronaca nera e giudiziaria). Ha iniziato a Viterbo a 19 anni con il pattinaggio e il calcio minore, poi a 26 anni ha strappato la prima assunzione. Ha scritto per Oggi, Linkiesta, inserti di viaggi e gastronomia. Ha collaborato con RadioRai, ma anche con emittenti televisive e radiofoniche locali che non  pagavano mai. Premio Agnes 2020 per la carta stampata in Italia. Ha vinto anche il premio Guidarello 2023 per il giornalismo d'autore.