responsabilità contro slogan

Il minimalismo sull'economia è un buon bagno di realtà per Meloni

Claudio Cerasa

La manovra suggerita dalla nota di aggiornamento del Def promette di essere molto prudente, poco populista, poco spendacciona e poco identitaria. L'opposto delle promesse pazze fatte dai nazionalisti in campagna elettorale

Ci sono due modi diversi di ragionare attorno alla più importante notizia di ieri, che coincide con la presentazione, in Consiglio dei ministri, di un documento cruciale per la politica economica del nostro paese: la Nadef. Il primo approccio da seguire è quello che ci permette di valutare il merito di ciò si nasconde tra le righe di quell’acronimo. Nadef, lo sapete, sta per “nota di aggiornamento al documento di economia e finanza”. La Nadef serve ad aggiornare le previsioni economiche e di finanza pubblica del nostro paese. Serve a offrire al governo la cosiddetta “cornice macroeconomica” entro la quale agire nei mesi successi. Serve ad anticipare le direzioni che saranno imboccate dalla legge di Bilancio. E serve a mostrare, ai mercati, agli osservatori, alla Commissione europea quanto il sentiero economico immaginato dal governo si discosta dal perimetro della responsabilità. Su questo punto si può dire che ieri, dalla Nadef, sono arrivate notizie incoraggianti.

 

La manovra suggerita dalla nota di aggiornamento del Def promette di essere molto prudente, poco populista, poco spendacciona e poco identitaria (con un po’ di ottimismo sulla crescita del 2024: +1,2% stimato, contro le previsioni Ocse dello 0,8). E vista la presenza nella maggioranza di governo di un grado di demagogia molto alto, capace di fare saltare per aria lo sloganometro (segnaliamo che due giorni fa il vice di  Salvini,  Crippa, ha tracciato un parallelismo tra i nazisti e l’attuale governo tedesco), avere la certezza che la prossima manovra  promette di essere avveduta è una notizia che può far tirare un sospiro di sollievo a chi ogni giorno deve preoccuparsi di trovare un modo per evitare che chi investe sul nostro debito voglia avere sempre maggiori garanzie usufruendo di tassi di intesse più alti (ieri, sui Bot a sei mesi, il tasso registrato è stato del 4 per cento, un livello che l’Italia non vedeva dal 2011, dai tempi dello spread impazzito). 

 

Se però utilizziamo l’acronimo da cui siamo partiti per affrontare un altro tema, potremmo trovare un modo più originale per ragionare attorno al documento economico presentato ieri dal governo. Nadef. Ovvero: Noi Abbiamo Deluso Enormemente i Follower. La nota del governo, come detto, indica un percorso necessario, da parte della maggioranza, che è compatibile con il sentiero della responsabilità di un paese che ha il dovere sia di badare al suo debito pubblico (circa il 140 per cento del pil) sia di concentrarsi sul debito che l’Europa ha creato anche per noi (sono i 198 miliardi del Pnrr). Ma quello stesso percorso non è invece compatibile con le promesse pazze fatte dai nazionalisti in campagna elettorale.

 

E non è un caso, dunque, che più la legge di Bilancio si avvicina (il governo deve inviare a Bruxelles entro il 15 ottobre il Documento programmatico di bilancio ed entro il 20 ottobre la legge di Bilancio) e più la maggioranza sembra cercare disperatamente ogni giorno un modo per evitare di parlare della legge di Bilancio e per far sì che l’opinione pubblica possa interessarsi fortissimamente ad altri temi (per esempio: ma la Germania è nazista o no?). “Sappiamo di dover fare un percorso che richiede anche dei sacrifici per la costruzione della manovra di Bilancio”, ha detto ieri con realismo e saggezza la ministra del Lavoro, Marina Calderone.

 

Ci sarà tempo per studiare nei dettagli lo schema della Nadef. Ma intanto, dopo quasi un anno di azione di governo, lo schema del governo Meloni – schema precario, spericolato ma non dissennato – ormai è chiaro e collaudato. Ogni volta che il governo smentisce le sue promesse e indica un percorso futuro che si trova in continuità con i propri predecessori, la maggioranza deve trovare una bandierina da sventolare per evitare che gli elettori possano concentrarsi più sulla ciccia che sulla fuffa. E più la discontinuità con il proprio passato, con le proprie promesse, sarà evidente e più le bandierine si faranno notare.

 

E se vi state per caso chiedendo se è un caso che ieri, nel giorno della Nadef, il governo abbia deciso di annacquare i contenuti della propria nota di aggiornamento in un Consiglio dei ministri dominato dalle notizie sui provvedimenti severi che la maggioranza intende adottare sull’immigrazione, la risposta probabilmente l’avrete già intuita. Noi Abbiamo Deluso Enormemente i Follower. E dunque dobbiamo cercare un modo, ogni giorno, per illuderli, gattopardescamente, che nulla sia cambiato davvero. 

Di più su questi argomenti:
  • Claudio Cerasa Direttore
  • Nasce a Palermo nel 1982, vive a Roma da parecchio tempo, lavora al Foglio dal 2005 e da gennaio 2015 è direttore. Ha scritto qualche libro (“Le catene della destra” e “Le catene della sinistra”, con Rizzoli, “Io non posso tacere”, con Einaudi, “Tra l’asino e il cane. Conversazione sull’Italia”, con Rizzoli, “La Presa di Roma”, con Rizzoli, e "Ho visto l'uomo nero", con Castelvecchi), è su Twitter. E’ interista, ma soprattutto palermitano. Va pazzo per i Green Day, gli Strokes, i Killers, i tortini al cioccolato e le ostriche ghiacciate. Due figli.