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Sui migranti, la circolare inviata ai prefetti non è una “svolta”. È un trucco

Redazione

I 700 mila sbarchi annunciati dall'intelligence a marzo non trovano riscontro nella realtà. Per fortuna: dopo il decreto Cutro, il sistema di accoglienza è al collasso. Ma il governo bolla come “surreali” le proteste dei comuni

Lo scorso marzo, con un’informativa da far drizzare i capelli ai titolisti di molti giornaloni, i servizi segreti avevano annunciato l’arrivo sulle nostre coste di 700 mila migranti entro la fine dell’anno. Come preventivabile, oggi gli sbarchi non sono nemmeno un sesto di quelli sparati a caso dall’intelligence, ma verrebbe quasi da chiedersi cosa sarebbe successo se quei numeri fossero diventati realtà. Lungi dall’indurre il governo ad adottare politiche lungimiranti e sostenibili, il decreto Cutro approvato proprio a ridosso dell’informativa ha ulteriormente affossato il Sistema di accoglienza e integrazione (Sai), lo stesso che oggi invece gli enti locali di diversi colori politici vorrebbero rilanciare. Meno soldi, meno servizi, meno beneficiari hanno portato a un sistema al collasso.

 

Tuttavia il governo bolla come “surreali” le proteste dei comuni che lamentano di non potere fare fronte all’accoglienza. Dicono, i sindaci e i governatori, che non sanno dove mettere 25 mila minori non accompagnati, aggiungono che non si sa dove ospitare i richiedenti asilo, che il governo ha inopinatamente tolto dal novero dei beneficiari del Sai. Le prefetture invece annotano come le gare di appalto per la costruzione di Centri di accoglienza straordinaria – magazzini di persone a tempo indeterminato – vadano deserte, nonostante sia la logica conseguenza di un sistema costruito per favorire le grandi società di servizi, affossando le realtà più piccole.

 

Era chiaro che i pellegrinaggi a Tunisi – a proposito, le partenze da lì aumentano invece di diminuire e le condizioni economiche del paese restano disastrose – non avrebbero risolto il problema dell’accoglienza. Forse sarebbe stato più efficare andare sui territori, capire le esigenze locali. Oppure convocare il Tavolo per l’asilo e l’immigrazione qualche mese prima, invece di aspettare il 4 agosto, confrontandosi con enti locali e terzo settore, su cui grava buona parte dell’accoglienza. Invece, in questo delirio dell’improvvisazione, ci si illude che una circolare inviata ai prefetti per dirottare qualche migrante in Basilicata e Sardegna sia una “svolta”. “Surreale”, direbbe qualcuno.