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il bilancio della missione

Le delusioni che la premier Meloni si porta dietro dall'incontro con Saied a Tunisi

David Carretta

Sono due gli obiettivi mancati dell’Italia: per il finanziamento europeo bisogna aspettare il Fondo monetario internazionale. E il presidente tunisino non accetta migranti subshariani

Il memorandum d’intesa tra l’Unione europea e la Tunisia è “un buon pacchetto” e “un investimento nella nostra prosperità e stabilità condivisa”, ha detto la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, dopo aver assistito domenica alla firma dell’intesa assieme al presidente tunisino, Kais Saied. E’ “un risultato estremamente importante” che sarebbe stato “impensabile alcuni mesi fa”, le ha fatto eco il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni. “Una vera pietra miliare”, lo ha definito il premier olandese, Mark Rutte. L’obiettivo dell’Ue era convincere Saied a fare di più per bloccare le partenze di migranti verso l’Europa in cambio di un consistente pacchetto di aiuti finanziari. I negoziati sono durati più del previsto per l’ostinazione della parte tunisina nel rifiutare alcune richieste dell’Ue. E alla fine, a una lettura attenta del memorandum, emerge che Saied ha avuto il sopravvento. Due dei principali obiettivi che si era posta l’Italia – convincere l’Ue a concedere alla Tunisia un prestito senza la necessità di passare dal Fondo monetario internazionale e convincere Tunisi ad accettare il rimpatrio di migranti subsahariani – non sono stati centrati. L’unica  novità concreta del memorandum è la fornitura alla guardia costiera tunisina di motovedette per intercettare i migranti in mare. I toni auto celebrativi del trio von der Leyen-Meloni-Rutte rischiano di essere messi a dura prova dalla realtà. Il memorandum con la Tunisia si fonda su cinque pilastri. 

 

Il primo riguarda gli aiuti finanziari per un paese sull’orlo del collasso economico. Il governo Meloni aveva fatto pressioni sull’Ue per sbloccare un prestito da 900 milioni di euro, senza dover aspettare un accordo tra la Tunisia e il Fmi su un programma di salvataggio da 1,9 miliardi di dollari. “Il memorandum non contiene alcun riferimento” al prestito da 900 milioni, spiega al Foglio una fonte dell’Ue: l’offerta è “sempre disponibile”, ma “la condizione è che prima sia in vigore un accordo con il Fmi”. L’Ue ha promesso 150 milioni di sostegno diretto al bilancio tunisino come soluzione ponte. Ma il grosso degli aiuti finanziari rimane in stallo a causa dell’opposizione di Saied al taglio dei sussidi ai carburanti chiesto dal Fmi. Il presidente tunisino è impegnato in una battaglia ideologica: ha accusato il Fmi di “dividere il  mondo in due: una metà per i ricchi e una metà per i poveri”.

 

Gli altri pilastri del memorandum toccano i settori del commercio, della transizione verde e dei contatti tra persone. Il più importante riguarda la politica migratoria. L’Ue ha stanziato 105 milioni per la lotta ai trafficanti, i rimpatri e la gestione delle frontiere. Una parte consistente sarà destinata alla guardia costiera per prevenire partenze e intercettare migranti in mare. L’Ue intende riequipaggiare 17 motovedette e fornire 8 imbarcazioni nuove. Tunisi ha accettato di facilitare il rimpatrio dei suoi cittadini presenti illegalmente nell’Ue (l’Italia ha già un accordo bilaterale). Per contro, ha rifiutato di accettare migranti di altre nazionalità che sono entrati nell’Ue dopo aver transitato sul suo territorio. “Le autorità tunisine hanno comunicato chiaramente di non voler essere un paese ricettacolo per migranti irregolari dall’Europa”, spiega la fonte dell’Ue. Il governo Meloni avrebbe voluto altrimenti: il suo via libera a giugno all’accordo sul nuovo Patto su migrazione e asilo si fondava sulla presunzione di poter dichiarare la Tunisia un paese sicuro per trasferirvi i migranti di altre nazionalità.

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