Iris Setti ( a sinistra) e il suo omicida, Nweke Chukwuka. Al centro il luogo del delitto, il parco Nikolajewka di Rovereto 

la storia

L'omicidio di Rovereto, oltre la retorica su migranti e sicurezza

Maria Carla Sicilia

Perché nessuno ha fermato l'assassino di Iris Setti. Cosa non dice la propaganda di Salvini e Piantedosi sul caso di Nweke Chukwuka. Oggi nella città trentina si riunisce il comitato per l’ordine e la sicurezza

“Cosa si aspettano dalla magistratura? Fino a quando le istituzioni dicono ‘qua c’è qualcosa che non ha funzionato’ facendo intendere che ci siano carenze da parte dei magistrati e delle forze di polizia  dimostrano di non avere consapevolezza di cosa succede e neppure le cognizioni minime del diritto”. Viviana Del Tedesco, sostituto procuratore della Repubblica di Rovereto, non nasconde i suoi dubbi circa l’opportunità politica delle dichiarazioni pronunciate dopo la morte di Iris Setti, una donna di sessantuno anni uccisa a pugni e sassate nel comune trentino da un uomo di origini nigeriane, Nweke Chukwuka. Le istituzioni in questione sono due esponenti di peso del governo: Matteo Salvini, il fu ministro dell’Interno, ora alle Infrastrutture ma ancora appassionato di sicurezza e immigrazione, e Matteo Piantedosi, attualmente a capo del Viminale. “Chiederemo di andare fino in fondo per capire come mai un delinquente del genere fosse ancora a piede libero”, è il senso delle dichiarazioni dei due ministri, per usare le parole del leader della Lega.

 

La vicenda fa impressione non solo per la brutalità dell’aggressione – la donna è stata sfigurata e le misure di contenimento per sedare Chukwuka “sono state eccezionali”, raccontano fonti qualificate al Foglio – ma anche per il rimpallo di responsabilità e le inesattezze che sono state raccontate per alimentarle. Nweke Chukwuka è un trentasettenne che già l’estate scorsa era balzato all’attenzione delle cronache locali per avere aggredito un ciclista e poi una volante dei Carabinieri in pieno giorno sotto l’effetto di alcol. Il video delle violenze era diventato virale sui social e domenica l’ha ripescato e ripubblicato proprio Salvini. Ma Chukwuka non è un delinquente a piede libero come scrive il ministro. L’uomo era sottoposto all’obbligo di firma da gennaio, obbligo rispettato con fare “collaborativo” a eccezione di pochissimi giorni per i quali ha fornito motivazioni valide, spiegano le stesse fonti.

  

   

Chukwuka non poteva neppure essere rimpatriato perché attualmente la sua posizione è regolare: c’è una sospensiva del giudice in attesa che si concluda il ricorso contro il rigetto della sua richiesta di permesso di soggiorno. Non solo, anche il procedimento penale in corso dall’agosto scorso con il relativo obbligo di firma non avrebbero consentito di allontanare l’uomo dall’Italia. Qui Chukwuka è arrivato nel 2008. Non dormiva per strada, come alcuni giornali hanno scritto raccontando a caldo la sua storia. Ha una mamma di origini nigeriane ma cittadina italiana, due sorelle che vivono in provincia di Trento, una moglie e tre figli. Ma con la sua famiglia i rapporti sono turbolenti da anni. A volte passava le notti in una struttura della Caritas a Rovereto, racconta al Foglio chi lo ha conosciuto. Prima di perdere il lavoro aveva un regolare permesso di soggiorno, negli anni ha tentato un paio di volte di chiederne uno nuovo ma senza successo e da qui l'ultimo ricorso, ancora pendente. 

Il suo non è un caso di accoglienza mal gestita e dal punto di vista giudiziario la linea della procura è chiara: le misure restrittive vengono scalate nel tempo per tenere i detenuti in carcere il minor tempo possibile. Per questo dopo circa due mesi in prigione è stato disposto l’obbligo di dimora per Chukwuka, che fino a gennaio è stato ospitato da una delle sue due sorelle. Poi, come detto, è stato disposto l’obbligo di firma. “Anche sabato, il giorno in cui ha aggredito Iris Setti, si è recato in caserma a firmare”, confermano al Foglio. Insomma, non si poteva espellere e non si poteva pare neppure tenere in carcere. Il punto, dunque, è perché non fosse preso in carico dai servizi sociali, nonostante le sorelle si siano rivolte agli uffici competenti della comunità della Vallagarina. Un interrogativo che né il ministro Salvini né il ministro Piantedosi sembrano essersi posti, mentre promettono invece “un pacchetto di norme per rafforzare tutti gli strumenti a disposizione delle forze dell’ordine per contrastare i più ricorrenti fenomeni criminali e di insicurezza dei cittadini”.

  

“Il problema – ragiona con il Foglio la pm Del Tedesco – non è inasprire le regole punitive, mentre il paese è in infrazione per il sovraffollamento delle carceri, ma semmai valutare delle norme per la presa in carico dei soggetti fragili”. Come racconta il sindaco di Rovereto, Francesco Valduga, in queste ore travolto dalle polemiche sulla sicurezza nella sua città, Chukwuka avrebbe forse dovuto attendere il giudizio a suo carico in una residenza adeguata tipo le Rems, dove vengono ospitati gli autori di reato affetti da disturbi mentali, “che su territorio sono poche e  insufficienti”. Perché nessuno abbia segnalato i possibili disturbi mentali del 37enne nigeriano è la vera domanda che resta ancora senza risposta. Per fare chiarezza e tentare di capire se davvero la morte di Ines Setti si poteva evitare si riunirà oggi a Rovereto il comitato per l’ordine e la sicurezza. A rappresentare il governo, oltre al commissario Filippo Santarelli, dovrebbe esserci anche il sottosegretario all’Interno Nicola Molteni. E speriamo non si parli solo di sicurezza.

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  • Maria Carla Sicilia
  • Nata a Cosenza nel 1988, vive a Roma da più di dieci anni. Ogni anno pensa che andrà via dalla città delle buche e del Colosseo, ma finora ha sempre trovato buoni motivi per restare. Uno di questi è il Foglio, dove ha iniziato a lavorare nel 2017. Oggi si occupa del coordinamento del Foglio.it.