(foto Ansa)

la reazione

“Meglio tardi che mai”. Il Pd insegue Conte pure sugli extraprofitti

Luca Roberto

Imbarazzo dem sulla tassazione alle banche. Schlein rimane silente. E il partito si trincera dietro la posizione del responsabile economico Misiani, che segue quella del leader M5s: "Accolte le nostre proposte. Ma molto resta da fare"

Sarebbe stato bello sapere cosa ne pensa Elly Schlein della tassa sugli extraprofitti delle banche, annunciata dal governo nell’ultimo Consiglio dei ministri prima della pausa estiva. Solo che la segretaria del Pd ci ha abituati a vederla frapporre, sin dalla notte in cui ha vinto le primarie, una certa distanza tra se e i temi più caldi dell’attualità politica, su cui più che avere un’opinione negativa semplicemente, spesso, sembra non sapere cosa dire. Così martedì mattina, se si andava alla ricerca di un suo commento, quel che si riceveva dal suo entourage era un: rivolgetevi ad Antonio Misiani.

 

E che però non sapessero bene quali parole maneggiare, dalle parti democratiche, lo prova il fatto che il responsabile economico del Pd ha scelto sì di commentare i contenuti dell’ultimo decreto omnibus dell’esecutivo. Ma senza eccedere nelle critiche, tutt’altro. Manifestando forse un certo qual imbarazzo per l’accoglimento di proposte che i dem avevano avanzato nel corso di questa legislatura. Così, in una nota mattutina, Misiani ha voluto ricordare come “il Partito democratico da mesi chiedeva al governo di intervenire per aiutare le famiglie e le imprese colpite  dal caro mutui e per sbloccare i crediti fiscali del Superbonus incagliati”. Dilungandosi nell’ulteriore specifica che “le nostre iniziative su questi temi sono agli atti, dalla proposta di legge in Senato a prima firma Boccia e la mozione alla Camera a prima firma Orlando con le nostre proposte contro il caro mutui, da finanziare anche con un prelievo straordinario sulle banche”. Rendendo evidente, tra le righe, che insomma nulla di più definitivo poteva essere detto se non il “meglio tardi che mai, si sono dati una mossa e hanno raccolto almeno parte delle nostre istanze, anche se molto rimane da fare”.

 

Solo che quel “meglio tardi che mai” nel frattempo lo aveva adoperato, a commento della misura, anche il leader del Movimento cinque stelle Giuseppe Conte. Secondo cui “ci criticano, ci snobbano, ci accusano di demagogia. Poi non riescono ad ammetterlo, ma devono darci ragione”. Spendendosi in una spiegazione sul perché tutto sarebbe merito del M5s: “Da marzo chiediamo un intervento sugli extraprofitti accumulati dalle banche per prendere da lì le risorse per sostenere i cittadini alle prese con rincari e il caro mutui. Sono passati 5 mesi e il Consiglio dei Ministri si accorge dell’emergenza, quando le famiglie sono già in ginocchio da troppo tempo”. E così anche nel rivendicare una misura che, come detto, era stata avanzata tra gli altri pure dall’ex ministro del Lavoro Andrea Orlando non più tardi della fine della scorsa estate, i dem sono sembrati andare a traino dei grillini. Un’immagine favorita senz’altro dal silenzio della stessa Schlein, che oggi, nel primo pomeriggio, ha diffuso un video di circa 3 minuti sui propri profili social. In cui si è concessa di parlare soltanto di salario minimo, accettando la proposta di confronto della premier Meloni per venerdì 11 agosto. Ma contemporaneamente saltando appieno tutta la questione banche.

 

E insomma è vero che una certa unità delle opposizioni era uno degli obiettivi che la segretaria s’era prefissata sin dall’inizio del suo mandato. Solo che non sapendo bene cosa suggerire ai suoi, quest’afasia ha prodotto l’effetto straniante per cui anche coloro che erano titolati a prendere una posizione, l’hanno fatto in realtà non prendendola. O quanto meno ritrovandosi un po’ in mezzo al guado. Perché sempre lo stesso Misiani, in un’intervista a Fanpage, ha aggiunto come “la destinazione della tassa decisa dal governo è però un punto chiave: usarla solo per la garanzia sui mutui prima casa dei giovani come vuole fare l’esecutivo non basta, è essenziale aiutare le famiglie e le imprese più fragili con mutui a tasso variabile”. Che suona molto distante dall’essere una critica barricadera.