Meno fuffa, più realtà la chiave per risolvere il rebus opposizione

Claudio Cerasa

Debole, sfilacciata, disordinata. E in più incapace di rivendicare i successi ottenuti, che non sono pochi. Ecco come finisce un’opposizione che tende a occuparsi di temi di retroguardia, sfuggenti e poco concreti. E che manca ancora di leadership
 

La Russia, diceva Winston Churchill, è un rebus avvolto in un mistero che sta dentro a un enigma. L’opposizione italiana, se ci pensate bene, è una creatura simile. C’è un mistero intrigante nella politica italiana. Un mistero che per una volta non riguarda la coalizione che si trova al governo ma  riguarda più concretamente la non coalizione che si trova all’opposizione. La questione è insieme affascinante e surreale. Mai nella storia recente dell’Italia vi è stata un’opposizione così debole, così sfilacciata, così disordinata come quella attuale. Ma allo stesso tempo mai nella storia recente dell’Italia vi è stata un’opposizione che si è ritrovata a non sapere come rivendicare alcuni successi incredibilmente ottenuti. All’inizio della legislatura, lo ricorderete, il centrosinistra criticò il centrodestra per essere molto ambiguo sull’Europa e per essere troppo schiacciato sulle posizioni dell’Ungheria. Dieci mesi dopo, il centrodestra ha messo da parte le sue ambiguità sull’Europa e ha scelto di allontanarsi dalle posizioni dell’Ungheria. Un successo per l’opposizione. O no?

E ancora. Alla fine dello scorso anno, il centrosinistra criticò il centrodestra per essere troppo ambiguo sui pagamenti digitali, e dunque sulla lotta all’evasione, e alcuni mesi dopo ecco che il centrodestra sceglie di rimangiarsi tutto quello che aveva promesso contro il Pos arrivando persino a estenderlo ai tabaccai. Un successo per l’opposizione. O no? E ancora. A maggio, il centrosinistra criticò fortissimamente il centrodestra per le sue posizioni “disumane” sull’immigrazione. Mesi dopo, il centrodestra ha cominciato a collaborare con le ong per salvare vite in mare (anche con la mitica Open Arms), ha scelto di firmare il Patto europeo sull’immigrazione e sull’asilo (a differenza di Polonia e Ungheria), ha annunciato di voler rendere meno restrittiva la legge Bossi-Fini (emendamento di FdI approvato la scorsa settimana) e ha aumentato il decreto flussi (come chiedevano da mesi i partiti del centrosinistra). Un successo per l’opposizione. O no?

E ancora. Pensate al Pnrr. L’opposizione chiedeva al governo di prendere sul serio il tema, di dedicarvi tutta l’attenzione possibile, di non perdere tempo, e alla fine, seppur con molta fatica, e anche grazie alla pressione esercitata dal centrosinistra, i risultati sul Pnrr sono arrivati: la terza rata è stata erogata, la quarta rata è stata incardinata e i finanziamenti totali del 2023 dovrebbero essere salvi. E’ un successo per l’opposizione. O no? E infine, arriviamo al salario minimo. Il centrosinistra, pur con argomenti criticabili, si è unito, ha trovato un punto di mediazione e ha presentato una proposta sul salario minimo. Inizialmente la proposta è stata fortemente criticata dal centrodestra (soviettisti!, assistenzialisti!). Ma successivamente la presidente del Consiglio, a sorpresa, ha scelto di aprire un confronto e il salario minimo da tema dell’opposizione è diventato un tema del Parlamento. E’ un successo per l’opposizione. O no?

Certo. Molte delle svolte del governo sono state determinate più da un confronto con la realtà che da un confronto con l’opposizione. Ma il dato esiste. L’opposizione, pur passando buona parte del suo tempo a litigare al suo interno, avrebbe buone ragioni per esistere, per far sentire la sua voce, per incalzare il governo, per dettare un’agenda, per rivendicare persino qualche successo. Ma la postura assunta oggi dal centrosinistra, una postura che proietta i due principali partiti dell’opposizione, il Pd e il M5s, a occuparsi prioritariamente di temi di retroguardia, sfuggenti e poco concreti, porta spesso la non coalizione alternativa alla coalizione di governo a trasformare in temi campali battaglie marginali e a trasformare questioni centrali in elementi secondari. Il risultato è quello che è sotto gli occhi di tutti. I successi dell’opposizione diventano spesso successi del governo. E la costanza masochistica con cui l’opposizione tende a combattere la maggioranza giocando solo con i temi dell’antifascismo offre alla maggioranza la possibilità di apparire oggi, nonostante tutto, nonostante i suoi pasticci, nonostante l’inadeguatezza della sua classe dirigente, la forza politica meno interessata alla fuffa e più interessata alla realtà.

L’opposizione è un rebus avvolto in un mistero che sta dentro a un enigma. Ma lo spazio per competere c’è e quando il centrosinistra lo capirà, sarà possibile che nasca un leader capace di interessarsi più alla competizione con le forze di governo che alla competizione con le forze dell’opposizione. Perché il problema è semplice. Non manca l’opposizione. Manca la leadership dell’opposizione. Manca qualcuno (o qualcun*, come direbbe Schlein) in grado di capitalizzare e rivendicare quello che fa. Meno fuffa, più realtà. In bocca al lupo.

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  • Claudio Cerasa Direttore
  • Nasce a Palermo nel 1982, vive a Roma da parecchio tempo, lavora al Foglio dal 2005 e da gennaio 2015 è direttore. Ha scritto qualche libro (“Le catene della destra” e “Le catene della sinistra”, con Rizzoli, “Io non posso tacere”, con Einaudi, “Tra l’asino e il cane. Conversazione sull’Italia”, con Rizzoli, “La Presa di Roma”, con Rizzoli, e "Ho visto l'uomo nero", con Castelvecchi), è su Twitter. E’ interista, ma soprattutto palermitano. Va pazzo per i Green Day, gli Strokes, i Killers, i tortini al cioccolato e le ostriche ghiacciate. Due figli.