carroccio b&b

I vecchi "No euro" della Lega hanno un nuovo nemico: l'ecoansia

Valerio Valentini

Il leghista Claudio Borghi, un tempo convinto che la soluzione per l'Italia fosse quella di uscire di soppiatto dalla moneta unica, ha oggi scovato un nuovo antagonista della nostra patria: la percezione del cambiamento climatico

Erano partiti che bisognava uscire dall’Europa. O almeno dall’euro. Subito, lo si poteva fare: “A Capodanno. Lì è proprio perfetto”. Poi, a quelli che li avevano votati convinti che al prossimo veglione si sarebbe brindato al ritorno della lira, Claudio Borghi e Alberto Bagnai iniziarono a spiegare che insomma, non era cosa da fare alla leggera, l’Italexit, che bisognava ponderare,  serviva una strategia: e a quanti li incalzavano (“Ma come? Non si esce più dall’euro?”) dettero perfino dei “tuttosubitisti”, i gonzi che volevano, cioè, tutto e subito. Loro, intanto, erano deputati e senatori, ottenevano incarichi e prebende, ma sempre, s’intende, da eretici.

Venne il Covid, e fu una pacchia. perché finalmente il giogo da rompere non era più quello della moneta unica, ma quello dei vaccini. E’ durata per un po’, poi bisognò votare la fiducia a Draghi. E vabbè.  Ora, finalmente, l’inesausta battaglia di B&B contro il perfido Leviatano del mainstream ha un nuovo feticcio da abbattere: il caldo. O meglio, la percezione del caldo. E così da qualche settimana sui profili social dell’irreprensibile senatore Borghi  si combatte l’estrema lotta. Si è accorto, il Nostro, che i poteri forti hanno piazzato le colonnine per la misurazione della temperatura vicino ai binari delle stazioni, o nei pressi degli aeroporti, o sui tetti dei palazzi, accanto ai motori dei condizionatori: tutta una macchinazione, è evidente, per alimentare il mostro del cambiamento climatico.

E’ terrorismo mediatico. Neppure Mattarella la fa franca: Il nostro beneamato Presidente ha l’ecoansia”, ha twittato  Borghi. “Se desiderasse ridurre le emissioni potrebbe valutare di trasferirsi in un bell’appartamento”: e giù un link a un articolo che descrive gli eccessi del Quirinale, “un palazzo da 244 milioni di euro”. Il paradigma resta insomma lo stesso: scovare la suprema cospirazione degli incappucciati, mostrando alle genti di che lacrime grondi e di che sangue lo scettro del potere che loro tuttavia, da bravi parlamentari, continuano a ossequiare. Solo che ogni volta questo teorema dell’intrigo si applica a battaglie più residuali: si era partiti dall’euro, si è arrivati al termometro.

  • Valerio Valentini
  • Nato a L'Aquila, nel 1991. Cresciuto a Collemare, lassù sull'Appennino. Maturità classica, laurea in Lettere moderne all'Università di Trento. Al Foglio dal 2017. Ho scritto un libro, "Gli 80 di Camporammaglia", edito da Laterza, con cui ho vinto il premio Campiello Opera Prima nel 2018. Mi piacciono i bei libri e il bel cinema. E il ciclismo, tutto, anche quello brutto.