(foto Ansa)

Il caso

Conte senza famiglia. Cerca l'accordo con i Verdi, ma Bonelli in Europa chiude al M5s. Rischio isolamento

Luca Roberto

L'ex premier vuole entrare nella famiglia dei Greens, ma è ostacolato dal coordinatore dei Verdi a Roma. Così la trattativa resta su un binario morto (e i grillini potrebbero di nuovo restare senza gruppo)

Da Strasburgo raccontano che è a tal punto su un binario morto, la trattativa per far transitare il M5s nel gruppo dei Verdi europei, che nelle prossime settimane non ci sono neppure incontri in programma. Tutto tace, anche se il tempo stringe. E ogni settimana che passa è una settimana in meno per tirare i grillini fuori dall’isolamento internazionale che li contraddistingue sin dalla loro nascita. Così Giuseppe Conte, che tanto c’aveva creduto e sperato nell’accostamento lento ma progressivo al quarto gruppo parlamentare per consistenza numerica, almeno a partire dal 2021, quando da premier di un governo con il Pd cercava di rilanciarsi attraverso  un collocamento progressista, rischia seriamente di rimanere senza famiglia. E per una volta è lì a inseguire la segretaria del Pd Elly Schlein, che almeno il problema del gruppo di appartenenza all’Europarlamento non ce l’ha, sedendo saldamente all’interno dei socialisti europei.

 

L’ex premier a questa partita ci tiene così tanto che a Bruxelles c’è andato due volte nel giro di un mese e mezzo, a fine gennaio e a inizio marzo. “Un dialogo lungo e di sostanza, abbiamo molto da digerire e discutere”, aveva commentato a caldo uno dei due presidenti dei Verdi/Ale Philippe Lamberts, il più possibilista nei confronti dell’apertura ai Cinque stelle. Da lì in poi il tavolo di confronto tra le due diverse delegazioni ufficialmente è andato avanti, in maniera riservata, senza photo opportunity e comunicati congiunti. Una dialettica puntuale sui dossier che però il gruppo degli European Greens, evidentemente, non ha trovato così risolutiva. Se è vero che a proposito delle questioni su cui si è evidenziata la maggiore distanza, di passi in avanti non se ne sono fatti. Anzi, quel che è emerso è una incompatibilità di fondo al dunque difficile da appianare.

 

Uno dei rilievi che la famiglia dei Verdi ha sempre avanzato, lo fece anche in un documento interno al gruppo europeo nel 2019, è la scarsa democrazia interna che caratterizza il Movimento cinque stelle. Così come, almeno dall’inizio della guerra in Ucraina, il timido sostegno alla causa di Kyiv, molto a cuore soprattutto ai Grunen, i Verdi tedeschi. Ragioni che hanno convinto i Greens a un supplemento di indagine. E così si sono rivolti al loro rappresentante in Italia, il coordinatore dei Verdi Angelo Bonelli. Che però per sventura di Conte è anche uno dei più acerrimi nemici dell’abbraccio ai grillini. Vuoi per le divergenti priorità parlamentari annoverate in questi anni, vuoi per ragioni d’urna. Ché il grande spauracchio è vedersi erodere dal M5s anche questo bacino elettorale di nicchia.

 

Fatto sta che Bonelli nelle ultime settimane ha avuto una serie di incontri con i colleghi europei – olandesi, francesi, tedeschi–, ribadendo la distanza dei due gruppi, la diversità di provenienza culturale e l’impraticabilità, a queste condizioni, dell’accordo. In sostanza, chiudendo ogni possibilità di dialogo (“anche se la componente italiana nei Greens conta il giusto”, sibilano nei corridoi di Strasburgo). E dire che al Parlamento europeo i 5s erano a modo loro riusciti ad avvicinarsi a una delle richieste della controparte. Visto che tutte le dichiarazioni dell’ex grillino Dino Giarrusso erano viste come fumo negli occhi da Lamberts e soci. E poi alla fine è stata la stessa ex Iena ad alzare bandiera bianca, a togliere il disturbo.

 

L’ulteriore elemento di confusione, poi, lo ha creato la possibile fuoriuscita dal M5s del capogruppo a Strasburgo Fabio Massimo Castaldo. E cioè l’uomo che Conte ha messo al tavolo delle trattative insieme a Tiziana Beghin. Era dato in transito verso Forza Italia, forse temendo di non essere ricandidato. Lui stesso ha smentito il retroscena. Ma questo non è servito a placare la percezione di un gruppo allo sbando più totale. Dopo l’addio alla famiglia “Europa della libertà e della democrazia diretta” nella scorsa legislatura, dopo aver fallito l’aggancio ai liberali di Alde, il corteggiamento al Partito socialista europeo, avevano riposto nei Verdi le loro ultime chance di non essere più considerati un corpo estraneo, dei pària della politica europea. Eppure anche sotto la leadership di Conte non li vuole nessuno. E rischiano di continuare a non toccare palla anche per i prossimi cinque anni.

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